Analisi e statistiche riguardanti le pratiche funerarie in Polonia.
Popolazione, mortalità e religione
La Polonia, con i suoi quasi 40 milioni di abitanti (e se la crescita demografica negativa continua al ritmo odierno saranno 22,5 milioni nel 2100, con una curva in caduta libera dal 2030) costituisce un caso atipico nel concerto degli stati slavi ex socialisti. Si tratta di un Paese ad altissima omogeneità etnica (97% sono “polacchi”) e religiosa (87,2% cattolici) difficilmente riscontrabile in altre nazioni.
La sola minoranza consistente, prima della seconda guerra mondiale, era quella ebrea (allora 3,2 milioni, quasi il 10% della popolazione). La maggior parte dei pochi sopravvissuti alla barbarie nazista (circa 100.000) è successivamente emigrata in Israele o negli USA, tanto che oggi la comunità israelitica rappresenta lo 0,004% della popolazione!
Ciò che più colpisce è l’onnipresenza ed il peso della Chiesa cattolica sulla vita quotidiana dei polacchi. Solo nelle grandi città vi sono segnali di distacco da una tradizione che, qui più che altrove, rimane incollata al dogmatismo di un clero sempre pronto a scagliare anatemi nei confronti di temi come divorzio, aborto, matrimonio omosessuale, eutanasia ecc.
Per aver frequentato la Polonia prima e dopo il “cambiamento” possiamo personalmente testimoniare che i primi edifici rimessi a nuovo dallo sfacelo ereditato dal comunismo sono state proprio le chiese, riportate in brevissimo tempo all’antico splendore. I mezzi economici, quindi, non mancavano. Un aneddoto significativo per esperienza personale diretta: degli amici, negli anni ’90, ci portarono un giorno davanti al cancello di una casa parrocchiale a Sud di Varsavia. Bella, grande e con un giardino fiorito ed impeccabilmente tenuto. La sorpresa giunse quando dalla canonica uscì un sacerdote anzianotto, in sovrappeso con un abito talare un po’ consunto che, entrato nel garage, ne uscì al volante di una Porsche (!) rossa fiammante che dopo una sgommata prese, ruggendo, la direzione del centro città, lasciandoci completamente allibiti.
Cimiteri e Cremazione
Un altro indice della presenza costante della Chiesa è dato dai cimiteri. Sui 12.000 repertoriati, ben 8.000 sono religiosi (essenzialmente cattolici; quelli ebraici esistono ma sono praticamente inattivi, quelli ortodossi sono limitatissimi e quelli protestanti sono stati, con scarsa pietà, devastati dopo la guerra per ritorsione contro l’occupante tedesco). Laddove non vi siano altri cimiteri al di fuori di quello cattolico, la legge impone l’obbligo di accogliere anche defunti di altre religioni. Molti cimiteri hanno grande valore artistico come il Powązki di Wola a Varsavia, monumento nazionale e vero tesoro di scultura e di architettura funeraria, attiguo all’altrettanto grande e suggestivo cimitero ebraico del 1790. A Stettino si trova il Cimitero Centrale, la terza più grande necropoli d’Europa, mentre a Leopoli, la “città del leone”, oltre al cimitero di quella che era stata la terza comunità ebraica di Polonia, vi è quello di Łyczakowski, una delle più antiche necropoli europee, un tempio unico di storia ed arte. Molti triestini sono legati a Leopoli poiché vi venivano inviati i loro ascendenti per il servizio militare quando la città era austriaca e dove il tristemente famoso “imperial-regio 97.mo fanteria” venne decimato dal nemico russo. I rari sopravvissuti, tra cui alcuni parenti per parte materna, finirono per lunghi anni in Siberia. Di grande rilievo anche il cimiteroRakowicki di Cracovia, l’antica capitale fino alla fine del XVI secolo della Polonia cattolica, dove riposano moltissimi personaggi illustri, e a Łódź ricordiamo il più grande cimitero ebraico d’Europa.
I cimiteri privati non sono ammessi (al contrario dei forni crematori che appartengono quasi esclusivamente a privati). Come in altri Paesi dal 2014 sono in vigore nuove norme che, nell’ambito di un partenariato pubblico-privato, prevedono la possibilità che singoli cittadini possano costruire sul suolo pubblico, a loro spese, un cimitero (completo di cappella, uffici, camere fredde etc.) da gestire, in cambio, per lunghi periodi. È il caso di Cracovia, dove l’impresa Centrum Pogrzebowe ha creato, su un terreno municipale di 9 ettari, una necropoli di 9.000 tombe con forno crematorio, parcheggi etc., investendo 6,5 milioni di euro a fronte della sua conduzione per 30 anni. A Gdańsk un altro gruppo ha impegnato fondi per 2 milioni di euro per creare e gestire per la durata di 23 anni 6 colombari per un totale di 2.422 nicchie. Questo è anche un chiaro indice dell’aumento,in Polonia come altrove, della cremazione propiziata anche, ma non solo, dal fatto che il Vaticano l’ha ammessa, seppure con le ben note riserve. Le ceneri non possono venire disperse, ed ancor meno conservate in casa; devono necessariamente essere riposte nei cimiteri. È un caso tipico di come la legge dello Stato si adegui talvolta alla dottrina della Chiesa. Oggi si contano 46 complessi (molti con più unità operative) per la cremazione e la percentuale delle incinerazioni si aggira attorno al 15% come ci ha recentemente confermato un produttore polacco di urne, espositore a Miami Funer.
Funerali e materiali usati
I funerali si svolgono 3-4 giorni dopo il decesso nel rispetto della tradizione (tre giorni), organizzati dalle 2.800 imprese attive in Polonia, il cui numero, dopo la caduta del regime comunista nel 1989, è aumentato in modo esponenziale anche se molte si riducono ad un mero numero di telefono. Solo a Varsavia (3,5 milioni di abitanti) oggi se ne contano 200 mentre allora ce n’erano una dozzina o giù di lì... tutte statali, ovviamente. Il prezzo medio di un funerale si aggira attorno ai 2.000 euro, a cui occorre aggiungere dai 400 ai 700 euro di spese cimiteriali. Riprendendo una disposizione esistente dai tempi del socialismo lo Stato contribuisceoggi con “solo” 1.000 euro per ogni funerale mentre prima del 2011 ne elargiva 1.500 a copertura pressoché totale delle spese, anche perché i prodotti utilizzati erano meno costosi. Tale diminuzione rappresenta uno dei fattori che spiegano l’incremento della cremazione. Da notizie recenti sembrerebbe che, secondo quanto dichiarato lo scorso 15 marzo da Elżbieta Rafalska, Ministro della Famiglia, del Lavoro e della Sicurezza Sociale, la Giustizia intenda riportare l’indennità funeraria a più di 6.000 Zł (1.500 euro), con tutte le conseguenze facilmente immaginabili per il settore.
Oggi il livello, e con esso i prezzi, è notevolmente migliorato costituendo tuttavia per le famiglie un onere finanziario non trascurabile e considerando che lo stipendio medio si aggira attorno agli 800/900 euro, per un funerale occorrono, al netto del contributo statale, circa due mesi di paga, un rapporto non molto distante da quello italiano.
L’incremento qualitativo lo si nota osservando le caratteristiche dei vari prodotti: dalle bare (alcuni produttori locali lavorano piuttosto bene!) alle autofunebri, dagli arredi e alla presenza - caso unico nei Paesi dell’ex blocco sovietico - di bronzi nei cimiteri, simili a quelli che si vedono, o si vedevano, in Italia (purtroppo anche lì imperversa la piaga dei furti cimiteriali!).
Le luci votive sono onnipresenti e sarebbe affascinante sorvolare nottetempo la campagna polacca all’inizio di novembre per vedere i ricami luminosi prodotti dalle candele, vere od elettriche, che ornano le tombe: in quei giorni, infatti, il 90% della popolazione onora i defunti, oggetto di una venerazione illimitata, come succede in pochi Paesi al mondo.
Siamo lontani anni luce da quanto vedevamo alle prime fiere funerarie che, all’inizio degli anni ‘90, si tenevano nella sinistra Hala Ludowa di Wrocław (Breslavia, città della famosa Pace, firmata nel 1742 da Austria e Prussia al termine della prima guerra di Slesia). Materiali scadenti, prodotti che sembravano uscire dal grigiore socialista, forme vetuste, nero imperante: a farla breve, un mondo che stava scomparendo, sempre troppo tardi, per estinzione naturale. In pochi anni tutto è rapidamente cambiato. Gli scambi sempre più frequenti con gli altri Paesi in occasione delle fiere organizzate sia in Polonia che all’estero (e soprattutto Tanexpo tradizionalmente visitata da consistenti delegazioni polacche) hanno affinato il gusto e prodotto quel miglioramento incontestabile a cui le aziende italiane hanno contribuito in maniera determinante.
La profonda religiosità e l’attaccamento alla tradizione del popolo polacco si evidenziano anche nel corso del funerale. Rimangono certo, come dappertutto, delle differenze tra la città e la campagna ma fondamentalmente i valori rituali restano immutati e fortemente vissuti al punto che anche a coloro che in vita sono stati poco o per nulla credenti vengono riservate cerimonie religiose.
Il cofano considerato più elegante, di forma spallata, è di quercia; ma spesso essenze più economiche, come il pino, vengono impiallacciate per dare l’impressione del rovere massiccio. La cassa rimane aperta per qualche tempo nella camera mortuaria dell’ospedale o nella casa funeraria o nel domicilio del defunto affinché i parenti e le persone più vicine possano onorare il defunto. Tutti gli altri renderanno omaggio, un po’ come avviene in Germania, a cofano chiuso conservando così il ricordo dello scomparso da vivo.
Oltre ai necrologi sui giornali, è usanza affiggere manifesti funerari, chiamati klepsydra, nel sito di residenza e di lavoro della defunto, così come nella sua parrocchia di pertinenza. Il funerale, frequentemente accompagnato dalla famosa Marcia Funebre di Chopin, si conclude spesso con un banchetto - la stypa o konsolacja (ovvero pasto di consolazione) la cui ricchezza dipende naturalmente dai mezzi di cui dispone la famiglia. Esso non dovrebbe - usiamo il condizionale! - costituire un pretesto per eccedere nella consumazione di bevande alcoliche, vodka in primis, ed anche la musica sarebbe da bandire salvo l’esecuzione di inni funerari (di cui il più noto è il Witaj Królowo Nieba - Salve Regina del Cielo) o di brani particolarmente apprezzati dal defunto. I tipi di sepoltura sono variabili e difficilmente quantificabili in mancanza di statistiche. Tolto il 15% delle cremazioni possiamo, ad occhio, stimare un 45/50% di inumazioni (soprattutto al di fuori delle grandi città) ed un 35/40% di tumulazioni (principalmente nei cimiteri di città in tombe individuali, familiari o collettive).
Decessi nel 2015: 400.000 (di cui il 70% per patologie cardiovascolari e cancerose)
Tasso mortalità: 10,4‰
Religione: cattolici 87,2%
Inumazione: 45/50%
Tumulazione: 35/40%
Cremazione: 15%
Funerali con funzione religiosa: 90%
Funerali con funzione laica: 10%
Prezzo medio di un funerale: € 2.000 +/- 15% a cui vanno aggiunti 400/700 euro di spese cimiteriali. Lo Stato interviene con un contributo di circa 1.000 euro per funerale
Imprese funebri: 2.800
Tanatoprassi: poco praticata, limitata soprattutto alla tanatoestetica e alla ricostruzione
Cimiteri: 12.000 (9.000 religiosi e 3.000 municipali