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I cimiteri: antichi bastioni del ricordo

Questi luoghi hanno la funzione di conforto per i dolenti e di memoria storica della collettività.

Per capire e soprattutto salvare il ruolo dei cimiteri in Italia, dobbiamo chiederci: perché esistono i cimiteri?

Dal XVIII secolo in poi, cioè qualche tempo prima di Napoleone e soprattutto dopo dell’editto di Saint Cloud, il cimitero servì principalmente per motivi igienico-sanitari: per allontanare cioè, dai luoghi di vita, gli effetti per i viventi dei fenomeni di trasformazione cadaverica. E, anche, per togliere alla Chiesa un asset importante sia economico che di potere. Storicamente, in passato, le funzioni cosiddette di “stato civile” erano appannaggio delle parrocchie, che registravano vivi e morti. Il primo embrione dello Stato moderno italiano nacque così: espropriando la Chiesa dalle funzioni di stato civile e di gestione dei morti (nei camposanti e le sepolture nelle chiese).
Tornando alla localizzazione del cimitero, lontano dall’abitato, le zone di rispetto cimiteriale erano la fisica interpretazione della necessità di allontanare i pericoli per i viventi, connessi con gli effetti della sepoltura dei cadaveri.
Inoltre, il cimitero è stato e continua ad essere luogo di memoria storica di una collettività. Un luogo istituzionale dove le comunità si riuniscono per ricordare i defunti e condividere il dolore della perdita. Spazio dei cittadini, o ancor meglio “bene comune” perché in esso la società conserva il proprio passato e rende omaggio ai suoi antenati. Tanto che in Italia il cimitero, per norma di codice civile, è bene demaniale comunale. Il demanio è “il complesso dei beni appartenenti allo stato e ad altri enti pubblici territoriali, in quanto destinati all’uso diretto o indiretto dei cittadini”. Ogni lapide o pietra tombale, ogni cappella, è testimone di storie personali e collettive.
Il cimitero ha però anche una ulteriore importante funzione, soprattutto nella fase iniziale del lutto: serve per disporre - per ogni persona - di un luogo ben identificato, riconosciuto dalla società, in cui talune fasi del lutto possano evolvere.
Nel cimitero si può anche liberamente piangere, disperarsi per la perdita di un proprio caro, mentre questo si esita a farlo in altri luoghi pubblici o quando si cammina in piazza… È quindi un supporto determinante all’individuo colpito dalla morte di un proprio caro.

Il calo della frequentazione

Negli ultimi tempi, il modo in cui percepiamo e utilizziamo i cimiteri sta cambiando, con riflessioni importanti sul loro significato e sulle loro funzioni all’interno della società contemporanea.
Diversi studi autorevoli, negli ultimi anni, hanno infine segnalato come sia fortemente calata nel tempo la frequentazione del cimitero. Studi che è opportuno ripetere anche oggi per monitorare attentamente l’evolversi del fenomeno.
Si aggiunge che la frequentazione del cimitero è ben diversa tra persone con lutto recente e persone il cui lutto è avvenuto da oltre un anno. E ancora tra persone anziane e persone giovani.
Lo stesso periodo di lutto, un tempo codificato (per il modo di vestire e di comportarsi) nella sua durata pubblica, si è fortemente contratto negli ultimi decenni.
Essendosi allungata di parecchio la durata della vita media in Italia, è cambiata la struttura demografica sia dei defunti (ora hanno una età mediamente di dieci o più anni rispetto a quelli di mezzo secolo fa) sia di chi ha necessità di frequentare, per motivi di ricordo e lutto, il cimitero. Con ciò che comporta questo fenomeno e cioè una dipendenza da figli e parenti auto-muniti per gli spostamenti non effettuati con mezzi pubblici, a causa, in alcuni casi, dell’insorgere di malattie invalidanti.
Nelle grandi città il calo della frequentazione del cimitero è ancor più evidente, probabilmente per l’elevato tempo necessario per recarsi al cimitero, distante, con l’uso di mezzi pubblici o privati.
Si osserva, al contrario, che nei paesi e nelle borgate, nelle piccole città, dove è più semplice recarsi al cimitero, vi è anche una frequentazione percentualmente maggiore. Ma pure perché si hanno relazioni sociali più intense.
Questa osservazione è alla base della tendenza a portare le sepolture nelle grandi città a livello di quartiere, cosa possibile e semplificata se il Comune potesse disporre di luoghi, appartenenti sempre al proprio demanio, destinati a sepoltura di resti mortali ossei e urne cinerarie, senza necessità di aree di rispetto di grandi dimensioni come prima servivano nel caso di sepolture prevalentemente a sistema di inumazione.

La visita al cimitero, specie in occasioni come la Commemorazione dei Defunti, era un rito imprescindibile, un momento di riflessione comune e di connessione profonda sia con i propri cari scomparsi che con la comunità nel suo insieme e, anche, con la geografia dei propri luoghi di origine. Quasi sempre, un tempo, la visita al cimitero permetteva anche gli incontri tra parti di famiglia distanti per luogo di residenza o per età. Oggi, invece, come sopra ricordato, assistiamo ad una marcata riduzione nella frequenza delle visite ai cimiteri.
In un'era dominata da un'esistenza sempre più digitale e da ritmi di vita accelerati, il tempo e lo spazio dedicati al ricordo e al lutto sembrano diminuire. Per diversi studiosi la crisi di frequentazione dei cimiteri trova importanti parallelismi con la crisi della frequentazione delle chiese cattoliche, dovuta ai fenomeni di secolarizzazione in atto nella società italiana.
Molti, specialmente nelle generazioni più giovani, percepiscono il cimitero non più come un luogo di periodica frequentazione, ma piuttosto come un sito di visita occasionale e, semmai, nemmeno per ricordare un defunto, ma per ammirarne certi aspetti architettonici.
Questo crescente distacco pone importanti questioni su come questi luoghi possano continuare a servire le comunità in modi che rispondano alle esigenze del presente.

Nonostante le tendenze attuali di minore frequentazione, per tanti il cimitero rimane un luogo sacro e i riti di addio svolgono una funzione cruciale nel modo in cui un individuo e una comunità elaborano il lutto. Nei momenti di perdita, queste pratiche collettive - le veglie, le messe, le cerimonie - forniscono un senso di conforto e continuità che solo un luogo fisico e simbolicamente carico come il cimitero può offrire. Questa è e resta, ad avviso di chi scrive, la principale funzione dei cimiteri!
Nuove architetture di sepoltura potrebbero aiutare a migliorare l’estetica cimiteriale, spesso seriale, per non dire dozzinale, frenando scelte alternative come l’affido familiare di urne cinerarie. Concerti, mostre d'arte, passeggiate storiche, visioni architettoniche e altre iniziative potrebbero effettivamente attrarre un pubblico più vario e frequentazioni più regolari, portando nuova vita in questi spazi storici.

Il verde interno ed esterno ai cimiteri potrebbe concretamente svolgere nuove funzioni per la città del futuro, quel ruolo cioè di “foreste urbane” che sempre più gli urbanisti moderni invocano per le nostre città. Però, non dimentichiamo mai che i cimiteri sono i bastioni del ricordo delle nostre società e come tali vanno preservati.
 
Daniele Fogli

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