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la scomparsa di Ottavio Missoni

Uomini che di colori è il mondo

In questo momento in cui il nostro bel Paese vive una crisi di identità, di valori e di creatività, piangere nomi e personaggi che, in ogni parte del mondo, hanno decretato la prepotente superiorità e l’insuperabile estro del made in Italy rappresenta un momento di oggettiva tristezza. Ottavio Missoni è uno di questi nomi, uno di quegli uomini a cui guardare con ammirazione e con rispetto, ma anche con patriottica gratitudine. È stato un imprenditore che ha onorato tale qualifica nel suo significato più nobile e più ampio. Essere imprenditori è ben altra cosa rispetto a certi slogan che hanno fatto male al Paese Italia in tempi passati non ancora finiti. Essere imprenditori è intraprendere strade di orgoglio e di coraggio, mettendo in gioco quella parte importante di sé, quella che crede nelle proprie idee e nelle legittime ambizioni che il tempo della vita concede ad ogni essere umano. È fissare un obiettivo e lavorare per raggiungerlo. È un percorso sovente duro, quanto esuberante e soddisfacente.
Missoni è stato un uomo di sport e di lavoro che ha saputo onorare il proprio tempo in ogni sua impresa, condividendo i risultati della fatica e del talento con quelli della nostra bella Italia, Paese onorato dapprima con la caparbietà dell’atleta e con le vittorie sportive e poi con quelle scelte felici che lo hanno portato ad essere un pioniere che ha dettato nuove regole nella moda e nello stile, inventando Milano quale nuova capitale delle sfilate e degli stilisti nostrani. Mancherà moltissimo al tempo che verrà: simbolo di figure che hanno fatto la storia imprenditoriale del nostro Paese e che purtroppo scarseggiano nei ricambi, imponendoci una riflessione sul divenire dei tempi di un Paese che sta giustiziando se stesso nel nome della morte delle idee creative e degli sterili contrasti ideologici.
Missoni è stato un esempio di quello che ho sempre pensato sulle potenziali sinergie di una coppia perfetta: incontrare la donna giusta e vivere con lei l’avventura della vita, condividendo entusiasmi e interessi, già di per sé è la chiave di un successo personale. Ottavio e Rosita, imprenditori del tessile, ma prima di tutto coraggiosi creativi, hanno dato origine a quel marchio industriale che ha prodotto nel settore della maglieria ciò che prima non era mai stato neppure pensato.
È il segno indelebile che le persone vere lasciano in eredità al mondo. Persone intelligenti, che hanno compreso il senso della vita e quello dell’appartenenza. Nel mio vivere breve, ma intenso, mi capitò di condividere un incontro durante il Salone del Mobile dell’84, quando Missoni, acquisito uomo di Brianza, tra le tante altre attività tessili, vestiva con i suoi splendidi tessuti i divani di una nota azienda dell’hinterland milanese. Ne ho un ricordo fugace, il breve tempo di un rinfresco per comprendere cosa significhino signorilità imprenditoriale, ma anche discrezione e spontanea, naturale simpatia, qualità che generano ammirazione e immediato rispetto.
I genitori non dovrebbero mai seppellire i propri figli: al maestro dei tessuti e dei colori, all’inventore del caleidoscopio applicato alle stoffe, purtroppo è toccato questo dramma in un tempo fin troppo recente. L’età non aiuta certe emozioni, probabilmente si muore prima con il cuore ferito dalla sofferenza.
Onore all’uomo che ci ha lasciato, dunque, del quale nei momenti in cui ho cercato di costruire un mio stile, pur sacrificandomi nel prezzo, mi sono concesso alcuni prodotti che portavano il suo marchio. Storie di accessori e della mia vita fine anni ‘80: cravatte, fantastici calzini, una camicia per la quale feci quasi un mutuo e soprattutto un paio di blue-jeans che parevano velluto, mentre quel giaccone spesso che desideravo tanto non riuscì a permettermelo mai. Prodotti costosi soltanto in apparenza; must senza tempo, abiti e accessori bellissimi, di qualità eccelsa, filati da acquistare con religiosa riverenza, da guardare e da amare prima ancora di indossarli e ringraziarli di esistere perché mi facevano stare bene. Oggetti con anima e cuore, figli di quel made in Italy senza cinesi compromessi, quelli che dovremmo riprendere a generare con orgoglio e con dignità, senza permettere alla globalità di inquinare il genio.
Ottavio Missoni ha lasciato un altro vuoto in una Italia con una eredità da onorare: non è il solo purtroppo, ma anziché reagire, oggi il nostro Paese si svende al più immeritevole acquirente, perdendo per strada storia, impareggiabile capacità imprenditoriale, coraggio, genialità. È tempo di uscire dal grigiore, di tornare ad essere quello che siamo quando ci presentiamo come popolo unito, un popolo che sa inventarne di tutti i colori e dettare i canoni del bello. Il resto del mondo lo sa e ci teme: è tempo di rivoluzione, di tornare sui blocchi di partenza, di imparare il sacrificio che porta alla gloria. Missoni, uomo di stile e di sport, di certo lo sapeva. Non si raggiungono obiettivi importanti senza mettere in gioco se stessi e senza fatica: se mi è concessa un po’ di poesia, la creatività è un prodotto dell’anima. Se così è, ovunque sia adesso, è possibile che quel luogo “oltre” si arricchisca di altri, nuovi e suggestivi colori non compresi dallo spettro dell’arcobaleno. E che il personale si lasci sedurre da una nuova eleganza.
 
Carlo Mariano Sartoris


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