Rotastyle

La scomparsa di BB King

Omaggio al re

14 maggio 2015. BB King, giacca e lustrini, magiche dita da solista, voce da big band, morbide note lente e leggenda del blues, ha lasciato il microfono e la sua fiabesca chitarra scendendo dal palcoscenico della vita per trasvolare lo struggente talento della sua musica nera tra le luci di altre stelle. Impossibile sottrarsi al dovere di tributargli un ricordo: tutti gli dobbiamo qualcosa, anche senza saperlo. Riley B. King aveva quasi novant’anni e non è più tra noi, ma solo in apparenza: per quel destino riservato a pochi talenti, la sua storia non lascerà mai la pelle del pianeta. Uomo venuto dalle piantagioni di cotone, si è musicalmente formato a Memphis al tempo di quell’epopea di pionieri che ha prima elettrificato e poi diffuso il blues, consegnandoci una eredità artistica unica per intensità e per mistica atmosfera. Magia di una musica che sorge dall’anima e merito dei suoi grandi maestri. Senza loro non sarebbe mai nata l’epoca del rock.
“Beale Blue” era il più grande e, nonostante il successo, ha sempre privilegiato le tournée e i concerti dal vivo, mescolando la voce nera, potente e granulosa con le note magiche dell’immancabile “Lucillle”, esibendosi insieme ai più grandi talenti che hanno fatto la storia della musica popolare. Il risultato è a portata d’orecchio in tanti epici spettacoli, costruiti sul palco della burlesca, matematica, epidermica improvvisazione che si fabbrica tra le caleidoscopiche miscele delle languide armonie blues. Diavolerie di quella musica urbana che sa far piangere mentre si sorride. Super poteri di note che parlano pigiate lente e di quei canti, mezzi lamenti soltanto in apparenza elementari. In realtà pezzi di gran classe e bravura, capaci di emozionare senza trucchi o altre complicanze; arte e complicità a base di accordi, di sorrisi e di sguardi che trasformano in gioco uomini e strumenti.
Per gli amanti del ciondolante, struggente tempo del blues, l’ultimo assolo e l’addio di BB King, il padre, il re, il più grande tra i grandi, rappresenta un insieme di malinconia, di tristezza e di mistico ringraziamento. Per chi lo sa fare, il miglior modo per accompagnarlo nell’ultimo viaggio è quello di prendere la chitarra, di sedersi sul divano e di intonare un semplice giro di quelle 12 battute che ritornano sempre in “mi”. Per gli altri è una buona occasione per fermarsi un attimo, per staccarsi dalla vita frenetica, per cercare qualche brano di un concerto di King e immergersi per qualche minuto in un mondo parallelo nato tanti anni fa. Un mio consiglio? “Trill is Gone”! La voglia di ascoltarne altri verrà da sola…
 
Carlo Mariano Sartoris


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