Rotastyle

Il lutto e i danni cerebrali

Le lesioni causate dalla perdita di una persona cara sono paragonabili a quelle provocate da mancanza di ossigeno e convulsioni.

È facile comprendere come sia angosciante vivere sulla propria pelle un lutto.

E il motivo per cui è facile entrare in empatia con qualcuno che sta soffrendo per questo motivo specifico è che tutti, prima o poi, ci siamo passati. Tutti abbiamo vissuto la perdita di una o più persone a noi care e tutti sappiamo che l’esperienza si ripeterà più volte nel corso della vita, fino a quando non saremo noi ad andarcene.
Ma cosa succede al cervello umano nel momento in cui deve affrontare la perdita di una figura di riferimento, un amico, un parente? Cosa succede all’interno di noi nel momento in cui ci troviamo davanti alla mancanza di una persona che era fondamentale nella nostra esistenza?
Gli studi che riguardano questa esperienza ineluttabile nella vita di ogni individuo, sono tanti e ci aiutano a capire il meccanismo del cervello umano, come riesce a trovare delle coping strategies (strategie di adattamento) per sopravvivere al dolore ma anche a notare come il trauma della perdita causi delle vere e proprie “ferite” nel nostro cervello.

I danni cerebrali

Il lutto è una perdita, un distacco forzato da una o più persone o luoghi a noi cari e per questo il processo di elaborazione, e certe volte guarigione, è lungo e complicato. Quello che gli studiosi hanno scoperto andando ad analizzare gli effetti che questo evento ha sul cervello umano, è che questo dolore straziante provoca delle vere e proprie ferite paragonabili a quelle causate da una malattia organica. L’impatto del lutto sul nostro cervello è paragonabile a un trauma.
Connecting Directors ha pubblicato un articolo molto interessante sugli studi eseguiti dagli esperti sul cervello di chi ha recentemente perduto una persona cara. Gli studiosi hanno comparato i danni riscontrati nei dolenti con quelli riscontrati nel cervello di chi ha subito convulsioni, mancanza di ossigeno e shock elettrico e i risultati sono tristemente impattanti sul lettore: emerge che il lutto provoca, in chi lo subisce, danni reali e certe volte permanenti.

Che tipi di danni può subire il cervello che attraversa un lutto?

I danni al cervello si distinguono in due macrocategorie, a seconda del trauma che li ha provocati. Le due categorie comprendono i danni provocati dalle lesioni traumatiche, come gli incidenti stradali e le ferite da arma da fuoco, e quelli provocati dalle lesioni cerebrali acquisite come quelle provocate dalla mancanza di ossigeno, shock elettrico e convulsioni. È proprio a questa seconda categoria che potremmo aggiungere una voce, quella dei danni provocati dal lutto. L’effetto che la perdita di una persona cara ha sul cervello del dolente è lo stesso delle lesioni acquisite: l’interruzione della normale funzionalità dei neuroni.
Secondo The Brain Injury Association of America, come citato in Connecting Directors, “i neuroni si connettono e disconnettono in risposta alla durata e all’intensità di eventi emotivamente estremi. La neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di generare nuove cellule e alterare la connessione tra quelle già esistenti, è come il cervello si adatta agli eventi impattanti che ci cambiano la vita come il trauma, la perdita, le lesioni e la malattia”. In sostanza, è il modo che abbiamo di adattarci e far fronte alle circostanze che riteniamo insopportabili o ingiuste.
Perdere qualcuno a noi caro è uno dei traumi più grossi che siamo costretti a subire e in questo caso, lo stress causato dal dolore del distacco può superare i livelli “di guardia” e provocare danni duraturi e alterare il funzionamento della nostra psiche.

Come cambia il funzionamento cerebrale durante il lutto

Il nostro modo di pensare, agire e sentire cambia durante il periodo del lutto e questo accade perché all’interno del nostro corpo, a causa dello stress subito, cambiano i modelli di attivazione cerebrale. Secondo un articolo pubblicato su Stateofmind.it - sito che si occupa di psicologia, psicoterapia e scienza della mente - i gangli alla base del nostro cervello, che definiscono il nostro modo di agire e determinano ricompensa e piacere nelle relazioni, vengono sovrastimolati dall’impatto del lutto. L’iperattività dei gangli ci porterebbe a ricercare un ravvicinamento e una vicinanza con la persona a noi cara per ripristinare il modello di azione-ricompensa-piacere radicato nel nostro subconscio.

Un altro motivo per cui è difficile accettare o anche solo ammettere che qualcuno a cui vogliamo bene non c’è più è perché si verifica una “disconnessione tra le aree della memoria episodica o autobiografica (che registrano eventi e fatti e ci informano che la persona non c’è più) e le aree della memoria semantica o concettuale (che ci dicono che la persona è stata, e dovrebbe continuare ad essere, una parte prevedibile della nostra esistenza)” (Stateofmind.it).

Gli effetti del lutto possono anche portare a difficoltà nel gestire le incombenze quotidiane e trasformare il nostro cervello in una modalità di lutto costante. Mentre si attraversano le fasi del lutto si perdono concentrazione, memoria, attenzione, lucidità e velocità nella risposta agli stimoli. Inoltre, per superarlo, si deve volerne uscire. È un processo lungo e complicato che richiede pazienza e auto compassione oltre alla volontà di vivere il proprio dolore. Se tutto questo ci sembra troppo gravoso o se rifiutiamo di accettare gli eventi drammatici che ci coinvolgono, si rischia di entrare in depressione, aumentano ansia e senso di vuoto e il cervello produce una sorta di nebbia mentale che provoca difficoltà ad affrontare la realtà.

Come guarire dal lutto

Molti sostengono che il tempo guarisce ogni ferita ma purtroppo sappiamo che non è così. Non basta il passare del tempo per cancellare le ferite e il trauma di un lutto. Il dolore e la sofferenza per la mancanza della persona cara e, soprattutto, per la mancanza della nostra vecchia vita dove la persona cara era parte integrante, vanno vissuti. Accettando il distacco e vivendo ogni fase del processo di elaborazione possiamo superare la fase acuta. È importante cercare di mantenere una vita sociale, vivere il dolore, sfogarsi nel momento in cui si sente il bisogno di piangere o parlarne, non chiudersi nei ricordi e sapere che il senso di perdita si può acuire nel periodo dell’anniversario della scomparsa e durante le festività che si passavano insieme ai nostri cari. L’elaborazione del lutto richiede in ogni caso molto tempo e la chiave è essere pazienti con se stessi: è preferibile impiegare il tempo necessario per accettare le nuove circostanze che evitare di confrontarsi con la realtà e rischiare che i danni cerebrali diventino cronici.
 
Tanja Pinzauti

Biemme Special Cars

Abbattitore Salme - Coccato e Mezzetti

GIESSE

GEM MATTHEUS - Creamazinoe animale

Rotastyle - L'arte del prezioso ricordo

STUDIO 3A - Risarcimento Assicurato SRL

Infortunistica Tossani

Alfero Merletti - Studio Legale

Scrigno del Cuore

FIAT_IFTA

Oltre Facebook