- n. 7 - Novembre/Dicembre 2024
- Parliamo di...
“Far addormentare” il proprio pet
Eutanasia: una scelta a senso unico che spesso i proprietari di animali domestici devono fare. Per il loro bene.
È scientificamente comprovato che gli animali sono esseri senzienti, ovvero dotati di sensi.
Se fino ad una cinquantina di anni fa si credeva agissero unicamente mossi dall’istinto, ora è stato ampiamente dimostrato che hanno una vita emotiva complessa: non solo sono in grado di percepire sia il piacere che il dolore, ma possono provare anche curiosità, interesse e gioia come pure sentimenti quali la paura, l’ansia o lo stress. Ma soprattutto sono capaci di
empatia che possono esprimere verso i loro simili o verso altri animali, ma che si manifesta in modo palese nei confronti degli umani che li accudiscono e che li amano.
Quella che si stabilisce
tra l’essere umano e il proprio pet è nella maggior parte dei casi una relazione profonda, un legame singolare basato sulla fiducia e sul reciproco affetto e chi ne ha o ne ha avuto anche solo uno lo sa bene! Purtroppo il ciclo di vita di un cane o di un gatto, come pure di altri animali che popolano le nostre case (e tra tutti sono milioni!), è decisamente più breve rispetto al nostro e pertanto la loro dipartita è un evento che i possessori di animali domestici devono mettere in conto.
La morte di questi compagni speciali può rappresentare un vero e proprio trauma, specialmente se avviene in modo violento come ad esempio quando sono vittime di incidenti.
A rendere le cose ancora più difficili,
nel momento in cui si evidenzia che l’animale è alla fine dei suoi giorni, il proprietario si trova spesso nella delicata situazione di dover prendere la decisione di “farlo addormentare” per liberarlo dalle sue sofferenze. È un’espressione mutuata dalla lingua inglese, ormai molto diffusa anche da noi:
to put to sleep, alla lettera “mettere a dormire”.
Si tratta di un eufemismo, di un modo più gentile ed edulcorato per definire la soppressione volontaria di un animale da compagnia, tramite il metodo dell’eutanasia.
Se il distacco dal proprio pet, considerato il più delle volte parte integrante del contesto familiare, è di per sé un'esperienza dolorosa, stabilire in prima persona di porre fine alla sua vita diventa per alcuni davvero terribile.
È una scelta complessa che, anche se messa in atto a fin di bene, può sollevare problemi di natura etica e generare profondi sensi di colpa. Sono di solito i veterinari a supportare i proprietari in tali frangenti, ma in questi ultimi anni si sta affermando anche la figura del
Pet Loss, un professionista che fornisce un aiuto concreto per venire a patti sia con la decisione di procedere con l’eutanasia che, più in generale, con il lutto per la perdita del piccolo amico.
Anche quando è evidente che l’animale sta soffrendo e anche quando il medico veterinario ha confermato la diagnosi infausta,
essere colui o colei che decide il giorno e l’ora del suo trapasso è davvero difficile. Oltre al dispiacere di sapere che dopo quel dato momento il nostro amato compagno non ci sarà più, può essere che ci si senta fortemente colpevoli di tradire la sua illimitata fiducia perché ora, anziché proteggerlo, stiamo decretando la sua morte.
Allora è bene prepararsi.
Come lo possiamo fare?
Innanzitutto prendendo atto e accettando il fatto che la vita del nostro beniamino sta volgendo al termine e lo possiamo fare semplicemente osservando i suoi comportamenti. Un cane che non si alza più dalla cuccia, un gatto che tende a stare sempre nascosto, la mancanza di reazione alle coccole, la difficoltà ad alimentarsi o la totale inappetenza, il non riuscire a spostarsi per i propri bisogni… sono tutti segnali inequivocabili di una profonda sofferenza. Essere consapevoli che non potrà guarire, che non tornerà più ad essere quel cucciolo allegro che era, può essere di conforto nella decisione che si deve prendere.
È bene concentrarsi sugli anni felici trascorsi insieme, essere grati per i tanti attimi di gioia che ci ha regalato e che non verranno mai dimenticati.
Stargli accanto negli ultimi giorni coinvolgendo anche gli altri membri della famiglia, nel caso ci fossero,
è terapeutico per tutti: mentre l’animale si sente rassicurato, il proprietario sa che avrà fatto tutto il possibile, fino all’ultimo, per confortarlo, farlo sentire al sicuro e amato.
Evitare l’accanimento terapeutico a favore dell’eutanasia è un coraggioso atto di pietà, nel totale interesse dell’animale. Una scelta drammatica, certamente, ma è una scelta d’amore.
Tecnicamente parlando, la procedura solitamente avviene dapprima con l’iniezione di un potente sedativo che farà addormentare profondamente l’animale. Solo quando è in stato di totale incoscienza il veterinario somministrerà il farmaco letale. Il tutto avviene in modo rapido e assolutamente indolore. È importante che questa penosa operazione si svolga in un ambiente tranquillo, meglio se a casa, in modo da evitare all’animale una ulteriore situazione di stress.
Se il proprietario se la sente, i veterinari consigliano di rimanergli vicino in questi ultimi istanti per rassicurarlo ancora una volta e far sì che il passaggio sia il più dolce possibile.
Analogamente a quanto avviene per la perdita di una persona cara,
per elaborare il lutto in modo efficace e raggiungere uno stato di serenità interiore in tempi congrui,
è necessario affrontare direttamente ogni fase che accompagna la scomparsa del nostro pet, perché delegare questo compito ad altri equivale a lasciare qualcosa in sospeso.
Ora che Fido o Micio hanno raggiunto il “Ponte dell’Arcobaleno” occorrerà dunque occuparsi delle loro spoglie. Quasi sempre vengono avviate alla cremazione, ma si può anche scegliere l’inumazione in un cimitero per animali o anche nel giardino di casa. Se può aiutare ad accettare il distacco, questi momenti possono essere accompagnati da piccole
cerimonie di addio durante le quali tutte le emozioni possono fluire liberamente. Si chiuderà così il cerchio e potremo finalmente lasciare andare il nostro compagno speciale senza rimpianti, certi di aver agito per il meglio e di avere fatto ogni cosa, fino alla fine, per garantire il suo benessere.
Raffaella Segantin