Rotastyle

Un singolare cimitero verticale

Nascoste tra le montagne dell’isola filippina di Luzon, in un luogo pressoché inaccessibile, si trovano inconsuete tombe sospese con bare incastonate nella roccia.

Si dice che la civiltà di un popolo si misuri da come rispetta i propri morti.

Per questo quando si vogliono esplorare terre e civiltà lontane è estremamente interessante conoscere come viene trattato il tema della morte e scoprire quali sono le consuetudini e le ritualità che accompagnano un evento luttuoso.

Sono tantissime le usanze che troviamo in giro per il mondo riguardo alle cerimonie di addio, alcune davvero bizzarre o quantomeno insolite. Una di queste, la cui origine si perde nella notte dei tempi, si pratica in un’area delle Filippine.

La maggior parte di noi pensa alle Filippine come ad una lontana destinazione esotica in cui trascorrere una vacanza indimenticabile. Nulla di sbagliato, perché le oltre 7.500 isole che compongono l’arcipelago offrono infiniti litorali di sabbie bianche lambite da acque cristalline, mentre l’interno, per lo più montuoso, è caratterizzato da vaste zone coperte da fitte foreste tropicali.
Siamo nel sud est asiatico tra Taiwan e il Borneo, in una regione di origine vulcanica in cui fenomeni eruttivi e tellurici sono ancora molto attivi e proprio per questo le Filippine sono ricche di risorse naturali tanto da essere state un polo di attrazione fin dall’antichità. Ai primi insediamenti umani che datano probabilmente 30.000 anni fa, si sono susseguite nei secoli varie ondate migratorie di popoli provenienti da diverse parti dell’Asia, ognuno dei quali ha portato in dote le proprie peculiarità e le proprie credenze culturali e religiose. A metà del 1500 le Filippine divennero parte dell’Impero spagnolo che attuò l'unificazione politica dell'arcipelago, precedentemente costituito da isole indipendenti, e introdusse elementi di civiltà occidentale e la religione cattolica praticata tutt’oggi da larga parte della popolazione. La Rivoluzione contro la Spagna al termine del 1800 mise fine al dominio iberico e sancì l’indipendenza e la costituzione della Repubblica delle Filippine, ma di fatto passò sotto il controllo degli Stati Uniti.

I numerosi afflussi di gruppi umani di diverse origini e le successive occupazioni da parte di potenze occidentali, unite al carattere insulare di quelle terre, hanno fatto sì che l’arcipelago filippino sia un crogiolo di etnie, di lingue, di religioni e di usanze, dove stili di vita moderni coesistono con tradizioni ancestrali che coinvolgono i vari aspetti dell’esistenza, compreso quello della morte.

Nell’isola di Luzon, la più grande e la più importante dell’arcipelago dove si trova anche la capitale Manila, a nord vi è la catena montuosa della Cordigliera Centrale. Qui vivono gli Igorot, letteralmente i “popoli delle montagne", concentrati soprattutto nell’aerea della località di Sagada. Il termine generico di Igorot definisce circa una decina di sottogruppi etnici, che sono di fatto gli aborigeni delle Filippine sopravvissuti a fatica ai secoli di dominazioni e sopraffazioni. Da cacciatori di teste sono oggi dediti all’agricoltura, in particolare alla coltivazione del riso introducendo la pratica di ricavare spettacolari e affascinanti terrazzamenti sui fianchi delle montagne. Gli Igorot sono riusciti a mantenere intatte alcune delle loro più antiche tradizioni, come quella assai singolare che riguarda i defunti. Vediamo di che si tratta.

Quando avviene un decesso queste comunità sono solite collocare il defunto davanti all’ingresso della propria abitazione, dopo averlo posizionato su una speciale sedia detta sangadil (la sedia del morto), legato con corde di bambù e coperto da un telo. È come se il deceduto stesso volesse dare personalmente il benvenuto a tutti coloro che verranno ad onorarlo e a porgere le condoglianze alla famiglia. Poiché l’esposizione dura più giorni, per prevenire la decomposizione il corpo viene preventivamente trattato con un procedimento di affumicatura.

Trascorso il periodo di veglia il defunto viene collocato nella bara e portato in processione verso la destinazione finale. Attraverso un sentiero molto scosceso si raggiunge il fianco di una montagna dove il cofano viene lasciato in bella vista, appeso alla parete rocciosa che scende a picco. Tale pratica si è probabilmente consolidata per proteggere le spoglie dei propri cari dalle inondazioni e dagli animali selvatici, ma anche per rendere più agevole il passaggio verso l'aldilà e più in alto si troverà il feretro, più facilmente la sua anima ascenderà al cielo per raggiungere quella degli antenati.

È consuetudine che gli abitanti anziani si preparino sia spiritualmente che materialmente alla morte costruendo personalmente la propria bara. Qualora non fossero in grado di farlo perché malati o troppo deboli, saranno i familiari a provvedere a tale compito. Si tratta di manufatti di dimensioni piuttosto contenute, in quanto i corpi vengono sistemati in posizione fetale, perché secondo il loro credo le persone devono lasciare questo mondo allo stesso modo in cui sono venute.

I feretri che si possono ammirare oggi nella Echo Valley hanno più di un secolo ma è una tradizione ancora in uso, anche se si pratica sempre più raramente. È un cimitero verticale unico al mondo che attira l’attenzione degli antropologi e la curiosità di molti turisti, che però si devono accontentare di osservarlo da lontano perché solo la famiglia si può avvicinare e toccare le bare dei propri cari.

Ci troviamo in un mondo lontanissimo dai paradisi costieri costellati da moderni resort, ma per coloro che sono dotati di spirito di avventura e di una sana curiosità verso tutto ciò che ci circonda vale sicuramente la pena addentrarsi in queste zone per comprendere al meglio l’identità e i costumi di un popolo le cui radici sono assai profonde.
 
Raffaella Segantin

GIESSE

RIELLO FRATELLI

Biemme Special Cars

Abbattitore Salme - Coccato e Mezzetti

Rotastyle - L'arte del prezioso ricordo

Infortunistica Tossani

Alfero Merletti - Studio Legale

FIAT_IFTA

Oltre Facebook