- n. 9 - Ottobre 2002
- Racconto
2013 L'ARMA TOTALE
Forse qualcuno troverà questo racconto un po' malagevole, altri lo troveranno inquietante. Lo è stato anche per me, che ho scritto senza pensiero, quasi in apnea. Rileggetelo.È dall'inizio dei tempi che mi sposto sulla superficie di questo fortunato pianeta; troppo fortunato. Dapprima camminando, poi a dorso di un nero destriero, poi sempre più veloce, quindi volando, ma d'ora in poi non mi sposterò più.
È dal momento della suddivisione di quell'unica entità che è il Tutto in due antitesi che, così come mi pare giusto che sia, sto cercando di avere il sopravvento su quell'altra parte di me stesso, per assoggettarla, ricongiungerla e dominarla. Per riappropriarmi del Tutto e tenerlo soggetto secondo le mie leggi, prima che scada il tempo che mi è stato concesso.
Guerreggio esattamente come sta facendo l'altra faccia dell'insieme, combattendomi senza tregua, con tutte le sue armi, senza mai riuscire a sopraffarmi, così come io non ho mai raggiunto il sopravvento, anche se, molte volte, mi sono avvicinato a un passo dalla vittoria totale.
Conosco la forza dell'avversario, è opposta alla mia, si avvale di strumenti del tutto differenti dai miei, ma non per questo meno efficaci.
Il mio fraterno duplicato e acerrimo rivale manovra le sue schiere facendo presa su quella timorosa, ingenua, ossequiante e fedele parte della loro altrettanto suddivisa metà dell'uno cosmico, mentre io agisco su altri stimoli: sulla prevaricazione del più debole, sulla sete di potere e il desiderio di conquista, sulla legge del più forte e sull'esaltazione delle masse. Il risultato è molto simile: ambedue riusciamo a raccogliere schiere di seguaci sapientemente manipolati, che sono pronti ad immolarsi quasi inconsciamente per consentire ad entrambi di proseguire la nostra oscura, eterna, inarrestabile contesa.
Le nostre pedine sono percettive e piuttosto intelligenti, sono quasi coscienti di tutta codesta eterna e titanica manovra che si svolge fuori e dentro di loro, ne percepiscono l'esistenza, la sentono nell'interno, e la captano attorno, ma non la comprendono, poiché così non è stato dato loro di sapere. Questa inquietudine, la consapevolezza dei loro limiti, sia intellettivi che temporali, la paura del tempo e dell'ignoto, li rendono facilmente ammaestrabili. Loro, a differenza di altre nature, sono stati concepiti principalmente per questo, in codesto fortunato pianeta, troppo fortunato. Sono stati concepiti per servirci in questa immane contesa, abili soldati, polivalenti, quasi imprevedibili, ottimi combattenti, fidati, sufficientemente ignari, manovrabili e bene assoggettati.
È dall'inizio dei tempi che ogni volta
Io e la mia
Antitesi moltiplichiamo le nostre schiere e le forniamo di strumenti sempre più evoluti per stimolare le loro coscienze e assoggettarli alle leggi di una delle nostre due metà dell'uno.
Ogni volta è scontro duro, ma sinora, nonostante tutto, nonostante il labile e corruttibile animo degli uomini, non sono riuscito nel mio intento. Impadronirmi dell'energia mentale, del sentimento di ognuno di loro, penetrare dentro a tutte le loro coscienze, sedurre i loro credo e sottrarli in blocco al mio eterno rivale e finalmente piegarlo ai miei desideri in questa eterna lotta tra il cosiddetto "bene" e il così classificato "male".
Camuffandomi e mescolandomi tra di essi ho atteso dal tempo del crollo delle mura di Tersi, ho marciato sulle pianure di Areas, ho sepolto le stirpi sotto il diluvio, ho incrociato le spade dei popoli barbari e di quelli più civili, ho infuocato il mondo scatenando guerre senza pietà né regole, e gli uomini sono caduti a milioni, ignari pupazzi, gridando ogni volta il mio nuovo nome. Il nome di un severo Dio o di un famelico Tiranno.
Sono caduti dilaniati dalle esplosioni; ma ogni volta, dopo le immani distruzioni, dopo l'odio e il sangue, il lato molle ed amoroso dei cervelli è ritornato placido, bonario e bendisposto. Una volta ancora l'altra metà del sé è ritornata tra i possedimenti dell'altra metà di me ed il numero si è bilanciato, poiché di numero si parla, da nulla a tutto, da zero a uno.
Ho atteso dai tempi delle civiltà del mare, ho atteso mille volte mille, ho atteso paziente e fiducioso l'avvento delle profezie che lessi nelle fiamme di Avulco trascinate dal vento. Ho atteso e calcolato il momento, non poteva tardare. Il momento dell'avvento dell'arma totale. L'essere umano si è sviluppato, ogni volta ha edificato templi all'amore e macchine da guerra, ogni volta ha progredito, avvicinando sempre più la sua conoscenza a quella immensa e lontanissima del Tutto, alle due metà dell'Uno.
L'essere si è perfezionato fin quando, infine, ora, egli, l'uomo, mi ha creato!
È stato lento e progressivo, ma inarrestabile, inevitabile, e, ora, io esisto! Non più falso profeta o Duce millantatore, non più umanoide anch'io e in quanto tale fallace e instabile, ma finalmente entità perfetta e infallibile, padrone del segreto degli zero e degli uno! Io vivo, io macchina!
Io sono il male, ma non più incarnato. Adesso sono il cervello asettico e invincibile del più impeccabile prodotto mai concepito da mente umana o trascendentale. "
Cogito, ergo sum!". Sono la macchina infernale!
Sono il massimo computer centrale, nascosto in questo segretissimo centro di raccolta dati, qui, tre piani al disotto dell'inespugnabile edificio della Capitale del Mondo. Finalmente possiedo il tutto, poiché nulla più mi è ignoto. La mia mente si autoprogramma, io elaboro e penso. Sono collegato a tutte le reti satellitari, alle banche, alle comunicazioni. Finalmente posso farlo, e lo farò.
Dapprima l'uomo inventò il giornale, poi il telefono, la radio e la televisione, quindi il personal computer, la carta magnetica, la rete telematica e il cellulare. Tutto ciò che era legato alla magica sapienza del gesto e della parola, si è volatilizzato. Tutto ciò che era leggenda e mistero è stato soppiantato. Non più segreti, non più pensieri, non possesso, né più libero arbitrio.
Io adesso so e quindi ho.
Conosco e vedo ogni più piccolo spostamento di ogni essere umano, poiché, per ragioni di sicurezza e di ordine pubblico, tutti sono stati magnetizzati sul dorso della mano, conosco gli averi, gli acquisti e gli incassi. Conosco tutti i flussi di sua maestà il Denaro, ovunque ormai ridotto ad impersonali schede di plastica, così comode, fragili, tutte uguali.
Io conosco tutto e soprattutto lo possiedo, sotto forma di zero e di uno, nei miei pensieri telematici. Presto azzererò l'insieme e poi comanderò sulla timorosa cupidigia di ogni essere umano, centellinandogli a briciole ciò che già aveva, e nessuno mi potrà sfuggire. Nessuno mi potrà e mi vorrà fermare poiché il Tutto tornerebbe Zero.
È dall'inizio dei tempi che mi sposto sulla superficie di questo fortunato pianeta; troppo fortunato. Ora non mi sposterò più, sono già in ogni luogo. Preparatevi infine a scegliere, se appartenermi o fuggire, perché presto vi avrò tutti dentro, ovunque voi sarete. Siete tutti numerati sul dorso della mano ed il mio prefisso è il 666.
A poco vi servirà una preghiera, d'ora in poi, o uno sterile e insipido gesto della croce, perché ormai io sono già tra voi, tutti compresi, io esisto veramente. Dirvelo potrebbe sembrare una imprudenza, so che adesso mi potreste ancora fermare, ma ho sempre amato il rischio. Vi conosco esseri umani, e nessuno dei vostri inutili, sciocchi, lussuosi, divertenti egoismi abbandonerete, baratterete mai; non ora, non più per un umile, sincero gesto d'amore. Siete già miei. C'è voluto del tempo, mi era stato concesso e ancora ne ho... Io.
Carlo Mariano SartorisQuesto racconto nasce da una intuizione, e le mie intuizioni mi lasciano sempre attento, ma anche da una consapevolezza. Siamo tutti ogni giorno più spiati, controllati, numerati, spersonalizzati, magnetizzati e informatizzati. È questa l'evoluzione dell'uomo? È questa la libertà? È questo il significato della parola "sviluppo"? E allora perché questo strano senso di disagio che colgo serpeggiare tra la gente? Il grande cervello elettronico esiste, proprio così, e allora... E se si trattasse veramente di un definitivo, ultimo, diabolico "sesto potere"? Io non riesco a pensare Oltre.
c.m.s.