- n. 1 - Gennaio 2003
- Monumenti funerari
Il sacrario militare del Montello
ALTRE VOCI DALLA TRINCEA
Un percorso che non si esaurisce: il viaggio nella storia e nelle strutture dei cimiteri più significativi che raccolgono le spoglie dei caduti della Grande Guerra. Dopo aver analizzato, lo scorso mese, i sacrari monumentali di Redipuglia e della Cima Grappa nel loro contesto storico, andiamo alla scoperta della linea del Piave con l'Ossario del Montello, luogo della battaglia del giugno 1918. La zona del Piave è stata infatti teatro delle sanguinose battaglie (dal novembre 1917 al novembre 1918) che hanno riscattato la sconfitta di Caporetto conducendo gli italiani alla vittoria e alla fine del conflitto, il 4 novembre 1918, con la cacciata degli austro-ungarici. Il Piave acquista per l'esercito italiano importanza strategica fondamentale. Questo è, quindi, uno dei luoghi principali in un reale percorso storico sulle tracce dei sacrari e dei musei di guerra nei pressi del Fiume Piave: dal significativo cimitero tedesco di Quero a quello francese di Pederobba, dal sacrario del Montello a quelli di Nervesa e Fagaré.
UN PO' DI STORIA. Il sacrario del Montello, del 1935, è stato progettato dall'architetto Felice Nori, che realizza una opera monumentale in linea con le esigenze commemorative del tempo, che vedono l'affiorare negli anni trenta di molti grandi sacrari e cimiteri di guerra per esaltare il culto dei caduti. Il 1935 è anche l'anno in cui viene realizzato il sacrario di Cima Grappa in Veneto, esempio dell'architettura "gigantista" del periodo che si esprime nelle opere dell'architetto Giovanni Greppi, autore anche del sacrario di Redipuglia in Friuli Venezia Giulia, fulcro di tutto il circuito dei monumenti commemorativi della guerra del 1915-18.
LA STRUTTURA. Il sacrario militare del Montello sorge a quota 176, a due chilometri dal centro abitato di Nervesa della Battaglia, nel trevigiano. La posizione del monumento è strategica: l'opera di 32 metri emerge dal colle ed è vista da tutta la vallata sottostante. Si tratta di una torre a pianta quadrata simmetrica sui quattro lati, con una ampia scalinata di accesso e pochi ornamenti che ne fanno un monumento ispirato all'architettura romana.
I CADUTI. L'edificio è formato da quattro ripiani e nei primi due riposano i resti di 9.325 soldati italiani provenienti dai 120 cimiteri di guerra sparsi lungo il medio Piave. Infatti, all'indomani delle battaglie, i corpi venivano sepolti nei pressi delle zone di guerra. La realizzazione dei sacrari della "memoria" mette ordine, con progetti già degli anni 20', tra i primi improvvisati luoghi di sepoltura e risponde anche alle esigenze di consenso del regime fascista, che esalta ancor di più l'eroismo dei caduti negli anni '30. Sono 6.099 i morti identificati, mentre 3.226 sono quelli ignoti. I resti dei soldati noti sono ordinati nel primo e nel secondo ripiano dell'edificio lungo corridoi illuminati in parte dall'alto: alle pareti sono disposti i loculi con le spoglie dei caduti, sigillate da lastre di marmo con inciso nome e grado. I soldati ignoti sono riuniti, invece, in grandi tombe collettive e sul marmo di chiusura sono scolpite frasi come questa: "Sosti ogni madre che invano ha cercato il figlio caduto. Egli è qui. […] Il loro volto è la patria, la loro anima è l'Italia". E se nel sacrario vi sono lapidi che ricordano cinque medaglie d'oro al valor militare che riposano altrove, vi sono anche scolpite le motivazioni di tre eroici caduti con medaglia d'oro al valore che riposano nel sacrario. E dal 1992 il terzo ripiano dell'edificio ospita un museo.
LA CROCE. Una storia avventurosa ha coinvolto la Croce della nota canzone La Tradotta ("A Nervesa c'è una croce, mio fratello è sepolto là…") ora conservata al sacrario del Montello: si tratta di un simbolo religioso significativo entrato nella storia, proprio perché prima di andare al fronte si raccoglievano davanti alla Croce migliaia di soldati. Il reperto, andato perduto, è stato poi recuperato qualche anno fa dopo varie peripezie. Questo aiuta a capire il sentimento religioso su cui si è formato all'epoca il culto dei caduti, dei nuovi "martiri", questa volta della patria. Infatti sulla Croce sono riportati gli oggetti che caratterizzano la passione di Cristo. Ora resta nel tempo un momento di commemorazione civile e di forte ricordo.
MONUMENTO A FRANCESCO BARACCA. Dall'ultimo piano della torre si accede ai quattro finestroni delle loggette pensili: si abbraccia quindi con uno sguardo l'intera zona della battaglia del Montello, delimitata dall'ansa del Piave. Si può vedere il sacrario immerso in un parco recintato circondato da alberi e prati, con qualche cannone d'epoca. E ad 1 Km dal sacrario si raggiunge agevolmente il monumento dedicato al Maggiore Francesco Baracca, famosissimo asso dell'aviazione caduto sul Montello durante l'offensiva del giugno 1918.
IL CIMITERO MILITARE GERMANICO DI QUERO: FUORI LA FORTEZZA, DENTRO I MOSAICI.
Un cimitero tutto d'un pezzo, ma con una anima colorata. A Quero il monumento ai caduti austro-ungarici e tedeschi della zona è infatti costruito in blocchi di porfido provenienti dal Passo Rolle. Il mausoleo, realizzato dall'architetto R.Tischler e costruito fra il 1936 ed il 1939, sorge sul Col Maor. È situato quindi fuori dal paese e proteso verso il Piave, nel punto dove il fiume si apre dalle montagne bellunesi verso la pianura trevigiana. Dalla valle l'opera appare come una compatta fortezza immersa nel verde. All'interno invece un lungo vestibolo porta alla Sala d'Onore con al centro un blocco di granito, su cui sono collocati i libri con i nomi degli 865 caduti noti. E le pareti della Sala d'Onore sono decorate con mosaici colorati alle pareti, raffiguranti 12 soldati, di cui uno afflitto presso la tomba di un'altro. Qui, tra la volta a crociera e un pavimento di marmo rosso, le parole incise sotto i mosaici ricordano come i soldati fossero insieme nei "ranghi schierati", nella vita e nella tomba. Proseguendo si esce all'aperto nel luogo dove sono sepolti, senza distinzione, i 3461 caduti, sono infatti 3232 le spoglie dei soldati austro-ungarici che hanno combattuto in questi luoghi, mentre 229 sono del Corpo Alpino Germanico.
Nota: Fonte iconografica
http://www.grandeguerra.com/html/framepiave.htmdi
Nadia Grillo