- n. 9 - Settembre 2011
- In ricordo di...
la scomparsa di amy winehouse
La voce che ha fatto rinascere il soul
Il 23 luglio 2011 Amy Winehouse è stata trovata morta nella sua casa di Londra. Non sono ancora chiare le circostanze del decesso e tali rimarranno almeno finché non saranno resi noti gli esisti dell’autopsia e dei test tossicologici. Una giovane donna dal carattere difficile e dalla vita sregolata, una ottima interprete e soprattutto una grande voce, capace di fondere rhythm and blues, soul, jazz e rock. Il suo ultimo grande successo è stato Back to Black del 2006: da allora Amy ha attraversato fasi alterne, alti e bassi dovuti agli abusi di alcool e di droghe, che l’hanno portata a sospendere più volte il suo lavoro fino all’ultima disastrosa esibizione di Belgrado, il 18 giugno 2011, in cui si è presentata davanti ai fans visibilmente ubriaca ed è stata fischiata dalla folla.
Amy Jade Winehouse nasce a Enfield, in Inghilterra, il 14 settembre 1983, da una famiglia ebraica. Dimostra fin da piccola uno spiccato talento per la musica e un carattere determinato: a dieci anni ha già fondato la prima band rap, la Sweet ‘n’ Sour, as Sour, che la cantante descrive come la versione bianca ed ebraica delle Salt-n-Pepa. A tredici anni inizia a suonare la chitarra e a sedici è già una professionista che lavora per la Island/Universal. Il primo album, Frank, riceve buone critiche e ottiene due dischi di platino arrivando a vendere circa un milione e mezzo di copie.
Nel 2006 arriva il grande successo di Back to Black, il terzo album più venduto dal 2000 in Gran Bretagna, la consacrazione per la quale riceve ben cinque Grammy Awards. Un record. È la prima donna britannica a ottenere così tanti premi in una notte, alcuni di quali estremamente prestigiosi: tre per la canzone Rehab nelle categorie “Record of the Year”, “Song of the Year” e “Best Female Pop Vocal Performance”, uno nella categoria “Best New Artist” e uno per l’album Back to Black nella categoria “Best Pop Vocal Album”. Ogni singolo tratto dall’album è un successo: Rehab, You Know I’m No Good, Back to Black, Tears Dry on Their Own, Love Is a Loosing Game. Tutti i testi, in un modo o nell’altro, raccontano di una Amy con problemi di solitudine, di depressione e di abuso di alcool e droghe.
Se sul piano lavorativo le cose le vanno a gonfie vele, è nella vita privata che si consuma il suo dramma. Tra il primo e il secondo album Amy perde molti chili e ammette di aver avuto problemi alimentari, oltre che alcoolici: bere molto le fa dimenticare di mangiare. Numerosi sono gli episodi in cui viene sorpresa in pubblico ubriaca: celebre l’interruzione del discorso di Bono ai Q Awards. Come se non bastasse, ad aumentare il disagio della Winehouse concorre anche il fallimento del matrimonio con Blake Fielder-Civil. I due si sono sposati a Miami Beach nel maggio 2007, ma la loro è una relazione tempestosa: Amy viene accusata di picchiare il marito, il quale allo stesso tempo si vanta di averla introdotta al crack, alla cocaina e all’eroina. Nel luglio 2008 Fielder-Civil viene arrestato per essersi dichiarato colpevole del tentativo di deviare il corso della giustizia e di lesioni gravi volontarie, reati dovuti sempre a stati alterati da droga e alcool.
Mentre il marito è in carcere, nel gennaio 2009 la Winehouse si concede una vacanza nell’isola di Santa Lucia, dove viene sorpresa con l’aspirante attore Josh Bowman. In quel frangente la cantante si dichiara di nuovo innamorata e sostiene di aver completamente dimenticato il proprio matrimonio, basato solo sul consumo di droghe: a Santa Lucia sembra aver trovato la serenità necessaria per smettere di drogarsi. Fielder-Civil, dopo queste dichiarazioni, chiede il divorzio e afferma di voler iniziare una nuova vita finalmente libero dalle droghe. Dopo qualche tempo, tuttavia, la Winehouse dichiara di voler tornare a vivere a Londra con il marito, di cui si dice ancora innamorata. Ma il divorzio diventa comunque ufficiale il 28 agosto 2009. Con tali premesse, è facile pensare che la causa della morte di Amy Winehouse sia stata una overdose. Queste infatti sono state le prime voci dopo il ritrovamento del cadavere, voci che non hanno ancora trovato conferma nell’autopsia. Nei giorni successivi alla scomparsa della cantante i genitori hanno dichiarato che Amy stava cercando di disintossicarsi: il suo errore, secondo la loro versione, sarebbe stato quello di averlo fatto troppo in fretta, non gradualmente come le consigliavano i medici, ma tutto di un colpo come era nel suo stile.
Difficile quindi sapere oggi quale sia la vera causa della morte di Amy Winehouse, ma una cosa è certa: il suo nome andrà ad aggiungersi a pieno titolo a quelli del “Club dei 27”. Molte star del rock, infatti, hanno perso la vita a 27 anni: la maledizione ha colpito Brian Jones, fondatore dei Rolling Stones, nel 1969 e Jim Morrison nel 1972, entrambi morti in circostanze poco chiare. Fanno parte del Club anche Jimi Hendrix, Janis Joplin e più recentemente Kurt Cobain, leader dei Nirvana, che si uccise con un colpo di fucile nel 1994.
Come è accaduto per la scomparsa di questi grandi musicisti o più recentemente di Michael Jackson, le vendite degli album della Winehouse aumenteranno verticalmente. È arrivata puntualmente la dichiarazione della Universal che ha già annunciato l’uscita del suo primo album postumo: secondo quanto annunciato dalla casa discografica, la cantante stava lavorando da tempo ad un terzo album, anche se le canzoni non erano ancora state ultimate: “Abbiamo ascoltato le bozze e suonava come la Amy di una volta”. Amaro è anche il suono di queste parole.
Una curiosità: il video del maggior successo della cantante, Back to Black, è ambientato in un cimitero monumentale. La protagonista, la stessa Winehouse, assiste al funerale del suo cuore alla conclusione di una relazione, ne segue il feretro e partecipa alla sepoltura dell’urna. Ironia della sorte o macabro destino? A voi la scelta.
Sara Sacco