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Gustav Mahler e Giuseppe Sinopoli

uniti dal fil rouge della morte

Il tema della morte è costante nell’opera di Gustav Mahler, ma è nella Nona Sinfonia che esso diventa propotentemente protagonista. La Nona è l’ultimo lavoro dell’artista, composto tra l’estate del 1908 e la primavera del 1910. L’autore non ebbe mai il piacere di vederla eseguita essendo scomparso il 18 maggio 1911, a sei mesi dalla prima esecuzione dell’opera avvenuta il 21 novembre dello stesso anno con la direzione di Bruno Walter.
Mahler, dunque, concepì e realizzò la Nona poco prima di morire, sapendo che non sarebbe stato molto il tempo che gli restava da vivere: è del 1907 la scoperta del suo male, una endocardite maligna e incurabile. Uno dei più grandi interpreti dell’opera di Mahler e in particolare della Nona Sinfonia è stato Giuseppe Sinopoli, direttore d’orchestra tra i più acclamati nei teatri d’Europa, morto prematuramente nell’aprile del 2001. Quest’anno, quindi, ricorre contemporaneamente il decimo anniversario della morte di Giuseppe Sinopoli e il centenario di quella di Mahler. Un caso, certamente; una curiosità che accomuna i due musicisti, forse. Certo è che le similitudini tra i due non finiscono qui.
Entrambi sono stati direttori d’orchestra e compositori, anche se in vita solo la prima delle due attività ha garantito loro celebrità e prestigio. Uniti dalla passione per Wagner e dalla capacità di reinterpretarne lo stile: Mahler si batté a lungo perché le rappresentazioni delle opere del compositore tedesco fossero sottratte all’istrionismo decorativo prevalente allora tra i registi; la fama di Sinopoli è dovuta all’interpretazione di Parsifal e della Tetralogia, con una rilettura che si rifà alla tradizione bayreuthiana degli anni cinquanta. Entrambi sono morti prematuramente intorno ai cinquant’anni per problemi di cuore, mentre stavano lavorando: Mahler alla Decima Sinfonia, rimasta incompiuta, e Sinopoli, stroncato da un infarto, mentre dirigeva l’Aida di Giuseppe Verdi alla Deutsche Oper di Berlino. La Nona di Mahler fu l’opera con cui Sinopoli esordì nella direzione dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Lucia, che si protrasse dal 1983 al 1987. Ancora con la Nona l’Accademia ha celebrato nello scorso aprile il decennale della morte del direttore.
Una lunga serie di coincidenze come abbiamo visto, unite dal fil rouge della morte che nella Nona Sinfonia si presenta sotto diverse forme: nel primo dei quattro movimenti che la compongono si trova la citazione del tema della morte dell’Ottava Sinfonia di Bruckner che culmina con la rappresentazione della sconfitta e della rassegnazione di fronte alla fine. Il secondo e il terzo movimento sono in netto contrasto con il primo e il quarto, l’andamento diventa più vivace e si compone di una danza popolare e di un Rondò-Burleske. La Sinfonia si conclude con un Adagio in cui torna prepotente il tema della morte che si presenta, però, in maniera più dolce e lieve rispetto al primo movimento; Mahler sembra aver finalmente trovato nella religione la salvezza e adesso il respiro si fa più leggero. Non si tratta solo della celebrazione della morte, ma di un inno alla vita, a quella stessa vita che l’autore sentiva ogni giorno venire meno e alla quale, è ovvio, non voleva dire addio. L’attaccamento del grande compositore alla vita è testimoniato anche da alcuni avvenimenti dei suoi ultimi anni: preoccupato per la tenuta del suo matrimonio, Mahler incontrò Sigmund Freud per un consulto e più volte si recò dai migliori cardiologi dell’epoca per cercare una soluzione al male. Sinopoli, invece, fu stroncato improvvisamente quando avrebbe dovuto ricevere la laurea in Archeologia, dopo aver conseguito in gioventù quella in Medicina e la specializzazione in Psichiatria.
Molte coincidenze, dunque, fra i due artisti, ma nessuna doppia interpretazione: i casi rimangono tali e lasciano solo spazio alla passione, alla musica e al lavoro di due grandissimi personaggi.
 
Sara Sacco

Hanno detto di Mahler e della sua musica:
 
“La musica di Mahler è come una carezza materna sui capelli di coloro ai quali si rivolge”.
Theodor Adorno
 
“La musica di Mahler è un compendio di sentimenti e di ricerca psicologica. Il pubblico vi si identifica: molte sinfonie rappresentano una lotta, ma ciò che è interessante è il suo superamento. Mahler non voleva morire, amava la vita”.
Antonio Pappano
 
“Ho suonato di nuovo la Nona di Mahler. Il Primo Movimento è la cosa più splendida che Mahler abbia scritto. É l’espressione di un amore inaudito per questa terra, del desiderio di vivere in pace con la natura e di poterla godere fino in fondo, in tutta la sua profondtà, prima che giunga la morte. Perché essa arriva senza scampo. L’intero movimento è permeato dal presentimento della morte che si presenta in continuazione”.
Alban Berg
 
“Tutte le bande, marce militari, fanfare, campane che affiorano nella sua musica non sono momenti di semplice vagheggiamento, ma esprimono la fuga da una situazione di disagio verso il ritrovamento di un tempo in cui le tragedie dell’oggi non esistevano. Mahler riflette sul passato: è un punto di chiusura e non di arrivo, un pessimismo esistenziale se non materico. In lui ci sono violenza e forza assoluta”.
Giuseppe Sinopoli

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