Rotastyle

La Tanatoprassi

I TRATTAMENTI COSMETICI: TECNICHE DI APPLICAZIONE

L’applicazione di cosmetici per correggere gli ultimi effetti visivi della tanatomorfosi è oggi, in Francia, abbastanza generalizzato nella pratica dei trattamenti conservativi. Lo dimostrano i cataloghi dei prodotti per la tanatoprassi: pennelli, fondotinta e ciprie sono venduti da tutti i grandi fornitori francesi. Alcuni produttori hanno anche pubblicato depliant riservati unicamente ai cosmetici e propongono ai professionisti stage per principianti o di perfezionamento incentrati sul trattamento estetico. Il trucco è infatti un’arte complessa che necessita da parte dell’operatore non solo di una certa competenza, ma anche di un senso armonico ed estetico nella scelta dei colori del fondotinta e del rossetto da applicare. Un errore tecnico nell’utilizzo dei cosmetici può far fallire rapidamente il tentativo di rendere il defunto maggiormente presentabile e di mostrarlo nel suo aspetto migliore, dando l’illusione che non sia accaduto nulla. Ed uno sbaglio nella scelta del trucco può peggiorare la situazione, rendendolo addirittura irriconoscibile agli occhi dei familiari. Un trattamento cosmetico si può quindi dire riuscito quando i congiunti riconoscono nel viso del defunto i tratti che gli erano familiari in vita; tratti che fanno per un attimo dimenticare che il proprio caro è definitivamente morto e che è ben presto destinato alla decomposizione o all’incinerazione. Questo richiede che l’operatore sia esperto, che abbia gusto e tatto, e soprattutto eccellenti basi teoriche nello scegliere e nell’applicare creme, fondotinta e rossetti.
Il tanatoprattore inizia sempre il trattamento estetico massaggiando il viso e le mani con una crema idratante. Le creme da massaggio sul mercato sono tutte concepite per essere una base per il trucco: le loro qualità penetrative reidratano la pelle e le ridonano una morbidezza e una elasticità utili alla buona tenuta e all’applicazione omogenea dei fard. Con una composizione complessa, alcune di queste creme hanno anche effetti che possono correggere gli itteri, gli arrossamenti e le macchie emostatiche o illuminare il viso in caso di coloriti giallognoli o spenti. A volte sono già disponibili in tonalità differenti: bianca, bionda, bruna, abbronzata. Le qualità idratanti delle creme da massaggio permettono anche di preparare la pelle del defunto ad un’eventuale rasatura quando sia necessario eliminare i peli antiestetici di una barba di qualche giorno (salvo indicazioni diverse da parte dai familiari). Questa operazione è molto delicata perché il più piccolo taglio forma in qualche ora una macchia brunastra o nerastra. I tanatoprattori la chiamano “fuoco del rasoio”. Occorre quindi essere molto attenti ed evitare una rasatura troppo profonda per non correre il rischio di rovinare la pelle.
Una volta che la pelle è stata ammorbidita, o rasata nel caso di un uomo, il tanatoprattore utilizza le creme colorate o i fondotinta per migliorare l’effetto della colorazione naturale del viso, del collo e delle mani. Se le parti visibili hanno infatti ritrovato un incarnato diverso dal pallore cadaverico, questo non è comunque mai come quello di una persona vivente. Resta sempre più bianco (alcune soluzioni arteriose hanno persino tendenza a sbiancare la pelle) e più spento, poiché i rossori caratteristici del viso scompaiono in mancanza di circolazione sanguigna. L’applicazione di creme colorate o di fondotinta potrà correggere questi difetti ridando alle guance il loro colore rosa naturale. Per far questo esistono due tipi di prodotti cosmetici: i translucidi e gli opachi. In funzione dell’effetto visivo ricercato, del colorito da ricreare e della presenza o meno di piccole imperfezioni cutanee da camuffare il tanatoprattore utilizzerà l’una o l’altra. “Dopo aver preparato il viso con una crema idratante è necessario mascherare i segni di morte e di altre imperfezioni cutanee. Si utilizzano in questo caso fondotinta in pasta molto coprenti prima di uniformare il colorito con i fondotinta fluidi e di creare le ombre con i fard” (Karine Pesquera, tanatoprattrice).
Una difficoltà nell’applicazione di una crema colorata o di un fondotinta consiste nel trovare una buona sfumatura, che si accordi con la carnagione del defunto. È infatti indispensabile che i toni si combinino armoniosamente, senza passaggi bruschi di gradazione. Scorrendo i cataloghi di prodotti per la tanatoprassi, all’operatore non mancano le possibilità di scelta per quanto riguarda le tonalità delle creme colorate e dei fondotinta disponibili sul mercato: una gamma di dieci rossi per i correttori di tinta e ventisette sfumature di creme colorate sono presenti sul catalogo di Hygeco, toni quali “rosa, beige, biscotto, abbronzato, caffè e oro” sono proposti per la crema cosmetica teatrale commercializzata da Anubis e una scala di beige e di marroni (per pelli scure) sono disponibili per il fondotinta fluido e waterproof di Make up for ever professional. Gli operatori hanno quindi l’imbarazzo della scelta, ma per trovare il colore adeguato, che permetta di avere un ritorno visivo ed estetico il più naturale possibile, occorrono buone basi tecniche e un po’ di esperienza. Bisogna naturalmente anche tenere conto del colore dei capelli, dell’età e del sesso del defunto. “È importante, per applicare i cosmetici adatti, conoscere bene la gamma cromatica. Per esempio, sapere che il violetto attenua il giallo e permette di correggere una tinta itterica. Allo stesso tempo il verde annulla il rosso; possiamo così mascherare le colorazioni (ematomi, eruzioni cutanee, ….) decisamente antiestetiche. Bisogna anche conoscere bene la cronologia da seguire nell’applicazione dei diversi tipi di cosmetici, cosa che richiede a mio parere una formazione specifica” (Karine Pesquera, tanatoprattrice).
Il tanatoprattore applica il fondotinta o la crema colorata con l’aiuto di una spugnetta o di un pennello. Anche gli accessori per l’applicazione si differenziano tra loro. I pennelli sono declinati in diverse dimensioni e per funzioni specifiche. Ne possiamo trovare per applicazioni su bocca, occhi e guance; per attenuare i contorni e spalmare le creme più dense tra le radici dei capelli, attorno agli occhi e sulle tempie; per le applicazioni nei punti di difficile accesso; per ricreare i pori e nascondere le imperfezioni. Il solo utilizzo del fondotinta non è sufficiente per ridare al volto il suo aspetto familiare. Coprendo la pelle, l’opacità del trucco appiattisce il viso e gli fa perdere il suo aspetto tridimensionale. Inoltre la scomparsa di circolazione sanguigna fa svanire i rossori che normalmente coprono il mento, le guance e le orecchie. Occorre quindi restituire volume al viso, ripristinando le zone d’ombra e di luce naturali e dando una illusione di vitalità ricreando i rossori.
Le ombre del viso sono ricreate attraverso un sottile gioco di contrasti tra fondotinta chiari e scuri, come spiega Karine Pesquera: “La cosa più difficile per raggiungere un buon risultato consiste nel trovare il giusto equilibrio nell’applicazione di fard chiari, che hanno la funzione di mettere in luce certe parti del viso, e di fard più scuri, che permettono di diminuire il volume di altre zone, consentendo anche di creare i volumi tridimensionali del volto. A questo si aggiunge la difficoltà di lavorare su un corpo disteso, esposto ad una illuminazione artificiale che varia in base al luogo in cui ci si trova. Il professionista deve quindi, oltre ad avere conoscenze teoriche in materia di cosmesi, essere capace di adattare la propria tecnica a seconda del caso da trattare”.
Per quanto riguarda la colorazione del viso è sufficiente passare un po’ di fard su zigomi, mento e orecchie, senza dimenticare le giunture delle mani, per ridare loro un aspetto più naturale possibile. È essenziale truccare in maniera omogenea tutte le parti visibili; se così non fosse il contrasto tra le parti trattate e quelle lasciate tali e quali sarebbe veramente compromettente per il successo estetico del trattamento cosmetico. Il tanatoprattore termina il trucco con qualche piccola finitura: generalmente del rossetto ed eventualmente un ombretto sulle palpebre. Questi ultimi ritocchi devono essere fatti con grande parsimonia. Il fatto di dare colore alle labbra di una persona deceduta può anche scioccare le famiglie, specie se si tratta di una donna che in vita non aveva l’abitudine di truccarsi, o, caso ancora più delicato, quando si tratta di un uomo, in cui il risultato finale dell’applicazione di rossetti deve essere unicamente quello di conferire alle labbra un aspetto naturale. Come sottolinea il produttore Hygeco a proposito dei balsami per le labbra “ogni professionista sa che il risultato finale si gioca a questo livello”. Occorre dunque che l’operatore si mostri attento nella scelta finale dei cosmetici, soprattutto di quelli che riguardano le donne perché per alcune di esse il trucco è stato in vita una vera abitudine, vissuta come un tratto identificativo molto forte da parte dei familiari. Il compito finale del tanatoprattore è quello di avvicinarsi il più possibile alla fisionomia che la persona aveva in vita, una fisionomia che poteva contemplare o meno la femminilità del trucco.
Nei casi migliori le famiglie potranno aver dato delle istruzioni precise (”un po’ di rossetto”; “accentuare il trucco”) al fine di guidare il tanatoprattore nel suo lavoro, o a volte aver fornito anche una fotografia. Questo documento può però non rivelarsi sempre un aiuto prezioso, quando per esempio ritragga la persona deceduta con dieci anni di meno o in piena salute (magari con qualche chilo in più e in grande forma). Qualora, invece, l’operatore non disponga di questi elementi di aiuto non potrà contare che sul proprio spirito d’osservazione, sulla propria esperienza e sulla propria sensibilità per decidere gli ultimi trattamenti estetici da attuare.
Come per il fondotinta, il rossetto deve essere scelto tenendo conto del colore della pelle e dei capelli (e anche dei vestiti). Il produttore francese Hygeco propone cinque nuance “Donna”, molto amate, e l’americano Dodge tre gradazioni di rosso: chiaro, medio e scuro. Il tanatoprattore applica il rossetto con l’aiuto di un apposito pennello in quanto questo tipo di prodotto viene venduto in vasetti e non in stick. Concepito per ridare un aspetto naturale e non una impressione di trucco delle labbra, il rossetto per l’utilizzo funerario non si crepa, non si spella e non copre la trama della pelle. La bocca viene quindi valorizzata, tanto più quando il professionista è stato abile nel giocare con lo spessore delle linee del rosso, create con il pennello o con la matita da labbra, per farla apparire più o meno fine. Come ultimo tocco, se lo giudica necessario, il tanatoprattore può anche far risaltare le ciglia e le sopracciglia della defunta con una matita (nera o marrone) e ombreggiare le palpebre. Il lavoro di finitura è più delicato sugli uomini perché normalmente non utilizzano il rossetto. “Per gli uomini l’obiettivo è quello di donare un’apparente vitalità, di dare un colore in maniera estremamente naturale al viso del defunto. Io bandisco completamente l’utilizzo del rossetto. È meglio usare un fluido rosato trasparente, che applicato sulle labbra permette di ridare loro un colore molto simile a quello di un vivente” (Karine Pesquera, tanatoprattrice).
 Il trattamento estetico è quasi concluso. All’operatore non manca che l’applicazione di una cipria di finitura per perfezionare il lavoro. Grazie alla silice, essa permette di “seccare l’umidità residua associata al trucco” e di diminuire gli effetti lucidi o satinati dei cosmetici donando alla pelle un aspetto naturale. Neutra, chiara o scura, la cipria è proposta in differenti tonalità perché la sua applicazione si armonizzi con il precedente lavoro di trucco. L’applicazione si fa tamponando il viso con un piumino da cipria oppure con l’aiuto di un soffietto e l’eccedenza viene alla fine eliminata con una spazzola.
 Il trucco del viso è quindi concluso. Ma bisogna ancora pettinare il defunto perché ritrovi definitivamente tutta la sua personalità. Per questo motivo il tanatoprattore deve replicare al meglio la pettinatura abituale della persona quando era in vita. È un compito delicato e richiede un certo spirito d’osservazione. L’operatore può essere aiutato dalle raccomandazioni della famiglia (“pettinatura all’indietro”; “mettere il fermaglio rosso”) o da una fotografia lasciata come modello. Con l’aiuto di una spazzola o di un pettine, pettina i capelli nel senso delle radici e cerca di posizionarli in maniera armoniosa col volto. Un po’ di lacca permette di fissare bene l’acconciatura e di evitare che una ciocca ribelle non la rovini.
Così giocando con le ombre, con le nuance delle creme colorate e con gli spessori delle linee dei pennelli e delle matite da trucco, il tanatoprattore ha potuto cancellare dal viso i segni della morte, ricoprendoli, correggendoli e neutralizzandoli per dare al defunto un aspetto gradevole, una fisionomia naturale, riposata e animata. Ma qualche volta il solo ricorso agli artifizi cosmetici non è sufficiente a ripristinare un aspetto familiare. I decessi causati da arma da fuoco, da ustione, legati ad incidenti stradali o provocati da malattie sfiguranti (come tumori della bocca o della gola) fanno parte della lista – difficile da precisare tanto vari possono essere i diversi casi – delle morti snaturanti e mutilanti che rendono l’individuo difficilmente riconoscibile, quando non completamente irriconoscibile, e che impongono all’operatore una competenza diversa da quella del trucco per cercare di ridare al corpo la sua umanità e la sua identità. Bisogna in questi casi ricorrere alla ricostruzione, una tecnica a sé stante, grazie alla quale si vanno a ricostruire le perdite di materia o a correggere le deformazioni esterne subite dal corpo al fine di restituirgli, per quanto possibile, un aspetto naturale. Si tratta di un lavoro chirurgico complesso, una vera e propria operazione di chirurgia estetica per defunti, la tanatoplasia, che scopriremo il prossimo mese!
 
Mélanie Lemonnier
traduzione a cura di Nara Stefanelli

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