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Tombeau

Vogliamo provare a fare una esperienza musicale un po’ sofisticata, qualcuno direbbe “elitaria”, fuori comunque dai consueti circuiti della comunicazione? Sarebbe bene farlo di frequente, un po’ da parte di tutti: la musica cosiddetta “classica”, cui quei circuiti mediatici riservano un posto di nicchia, sostanzialmente marginale, offre una grande quantità di tesori semisconosciuti, noti in limitate cerchie specialistiche o di appassionati, che in realtà potrebbero invece risultare sostanzialmente comprensibili, interessanti e seducenti quasi per chiunque, se solo venisse messo in contatto con essi.
Fra i molti esempi che si potrebbero fare, uno può essere quello della raffinatissima letteratura musicale europea scritta fra il Cinque e il Settecento per quell’affascinante strumento a corde pizzicate che è, anzi che fu, il liuto (cadde in disuso nella seconda metà del secolo XVIII): spesso lo vediamo ritratto, nella sua forma elegantemente panciuta, nei dipinti dei maestri dell’epoca. La musica scritta per questo strumento, uno dei più bei tesori della musica antica europea, costituisce un corpus piuttosto vasto; ma restringiamo l’obiettivo: andiamo a scoprire un particolare tipo di composizione, ricorrente a quell’epoca, il tombeau.
Fu probabilmente un liutista francese, Ennemond Gaultier, il primo a proporre l’uso di questo termine per contrassegnare una composizione, di solito di non grande durata, a carattere funebre, che fosse tale da esprimere, in termini musicali, un ricordo commosso del defunto, quasi come una breve, intensa e sommessa orazione da recitarsi nel momento del congedo. Si scoprì che il liuto, usato prevalentemente fino allora per espressioni musicali giocose, per lo più a carattere di danza, aveva una segreta vena malinconica, che lo rendeva adattissimo a questo scopo. La prima composizione con questo titolo nasce per ricordare un collega musicista, il liutista René Mezangeau, scomparso nel 1632; ed è una caratteristica che si ripeterà sovente, anche in tempi moderni, quando il genere del Tombeau verrà ripreso, ad esempio, da Maurice Ravel.
Una eccellente occasione per accostarci a questo tipo di musica, e a questo particolare genere di composizione, ci è offerta da Eduardo Eguez, liutista e chitarrista argentino (ma da qualche tempo residente in Italia) che si è affermato negli anni come uno dei più autorevoli protagonisti, a livello internazionale, della prassi esecutiva e della didattica della musica antica scritta per questi strumenti. Tombeau si intitola appunto un cd pubblicato di recente da E lucevan le stelle records (EL 982310), in cui Eguez ci presenta alcuni aspetti dell’opera di Silvius Leopold Weiss - nato a Breslau (ora Wrocław) nel 1686 - un musicista che si può considerare il più grande liutista della sua epoca e forse di tutti i tempi. Tombeau sur la mort de M. Cajetan Baron d’Hartig arrivée le 25 de mars 1719 è il titolo del brano di Weiss che qui particolarmente ci interessa, dedicata ad un nobile praghese che fu anche un eccellente cembalista. L’arte di Eguez rende mirabilmente il clima profondamente assorto, quasi irreale, che la musica genera, e in particolare nella seconda sezione, per usare le parole del musicologo Francesco Pavan, “l’ossessiva ribattuta di note gravi, quasi campane funebri in lontananza, cui rispondono successioni di arpeggi nella tessitura acuta e media dello strumento, quasi segno di volontà di non rassegnazione al dolore, e di coscienza di vita”.
Il liuto non fu l’unico strumento utilizzato per questo tipo di composizione a carattere funebre. Anche la viola da gamba, un altro strumento antico dimenticato e di recente riscoperto, vi si prestò perfettamente. E con questo usciamo da quella ristretta cerchia di intenditori a cui ci eravamo accostati. Molti infatti ricorderanno il bel film di Alain Corneau, Tutte le mattine del mondo (Tous les matins du monde), con Gérard Depardieu, che ebbe notevole successo internazionale anni or sono e che raccontava le vicende di un maestro violista, M. de Sainte Colombe, e del suo allievo Marin Marais. Altrettanto successo ebbe la colonna sonora, eseguita dal grande Jordi Savall: in quante case di persone comuni, da allora, hanno risuonato le bellissime, melanconiche note del Tombeau pour Monsieur de Sainte Colombe di Marin Marais… È proprio vero che un certo tipo di musica basta che qualcuno provi davvero a farcela ascoltare, e noi potremo spesso capirla, anche senza essere raffinati musicologi!
 
Franco Bergamasco

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