- n. 3 - Marzo 2011
- Cinema
Shutter Island
Nelle tenebre della psiche umana
"Cosa sarebbe meglio, vivere da mostro o morire da uomo per bene?"
Teddy Daniels (Leonardo DiCaprio)
“La morte è l’annullamento di ogni possibilità”. Così scrive il filosofo Jean Paul Sartre quando nel 1943 pubblica il saggio L’essere e il nulla. La morte, quella fisica, annulla l’individuo e di conseguenza demolisce ogni possibilità che allo stesso viene offerta dall’esistere. Eppure, la morte fisica non è la sola possibile. Negli anni ’60 del ‘900 ne è stato accertato un altro tipo, dagli effetti simili, ma più distruttivi: la morte cerebrale.
Il pensiero raggelante di continuare a respirare, ma di non avere più il cervello recettivo. Ora, usciamo dal concreto e prendiamo la morte celebrale in senso lato: chi può essere definito “morto nel cervello”? Chi sono le persone affette da una simile, irreversibile, “patologia”? Sono i pazzi. I malati mentali. Qualcosa è accaduto nella loro testa: la mente si è spenta e tutto il meccanismo si è incrinato. Sono diventati reietti, sono stati allontanati dalla società e confinati in strutture adeguate a contenerli. I pazzi non possono mescolarsi con la gente “normale”. Il loro posto è avulso dalla realtà perché loro stessi se ne sono volontariamente astratti. E la gente li teme. Pirandello scrisse: “Trovarsi davanti a un pazzo sapete che significa? Trovarsi davanti a uno che vi scrolla dalle fondamenta tutto quanto avete costruito in voi, attorno a voi, la logica di tutte le vostre costruzioni”. Probabilmente è vero. Il mondo li isola perché viene messo di fronte al diverso, a qualcosa che è esattamente il contrario di come dovrebbe essere.
Shutter Island conferma il genio di Martin Scorsese e indaga senza mezzi termini nel campo della follia e della malattia mentale. Una malattia mentale che per Scorsese non significa solo “morte celebrale”, ma implica anche una morte fisica: sì, perché Shutter Island è un isolotto al largo della costa est che ospita uno dei più famosi manicomi criminali del dopoguerra. I due agenti federali Teddy Daniels (Leonardo Di Caprio) e Chuck Aule (Mark Ruffalo) sono stati inviati sul posto per investigare sull’improvvisa scomparsa di una pericolosa infanticida. Stando alle testimonianze, la donna avrebbe ucciso tre bambini senza rendersene conto e poco tempo dopo si sarebbe dileguata dal manicomio senza lasciar traccia. È brutta la pazzia. È un virus che entra nel cervello e che deforma la visione del mondo. Le indagini di Teddy Daniels si rivelano fin dall’inizio molto difficili da portare avanti. Lo staff medico è reticente a collaborare e sembra non voler dare informazioni. Un segreto aleggia in quel manicomio, tutti sanno ma nessuno può o vuole parlare. Emergono particolari inquietanti e misteriosi avvenimenti gettano l’agente Daniels in un vortice di incertezza, costantemente in bilico tra sogno e realtà. L’uomo lotta brutalmente per rimanere ancorato al proprio mondo, quel mondo razionale e apparentemente sano in cui finora ha da sempre vissuto. Ma come fare a rimanere lucidi quando si è circondati da folli? Come poter continuare a distinguere cos’è normale da cosa non lo è? Come poter essere certi di non aver varcato quella sottile, impalpabile linea che divide la sanità mentale dalla pazzia?
Tratto dall’omonimo romanzo di Denise Lehan, il capolavoro di Scorsese ha raccolto fin da subito critiche e giudizi entusiastici. La perfomance di Leonardo Di Caprio è, senza mezzi termini, eccellente e Mark Ruffalo è una validissima spalla. L’attenta cura dei particolari e l’impegno profuso nella scenografia e nelle tecniche di ripresa rendono questa pellicola uno dei migliori lavori del 2010.
Laura SavarinoShutter Island
(USA, 2010)
di Martin Scorsese
Durata: 138 minuti
Cast: Leonardo Di Caprio,
Mark Ruffalo, Ben Kingsley,
Michelle Williams,
Patricia Clarkson