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Tempio della memoria

Il progetto di Fausto Ferrara (Arckeo Architetti & Associati di Viterbo) è stato inserito nella sezione dedicata alle nuove architetture cimiteriali (Contemporary Cemeteries in Europe) sul sito della Association of Significant Cemeteries in Europe
(www.significantcemeteries.net). Le immagini del progetto rappresentano i diversi aspetti simbolici e spirituali che possono essere interpretati dalle architetture delle nascenti Case Funerarie.
La speciale destinazione d'uso di questo edificio ci ha portato a considerare che la sua finalità è quella di cambiare lo stato d'animo dei visitatori e di offrire un ambiente adatto all'incontro e al ricordo delle persone care venute a mancare.
Il progetto è quindi nato da molteplici riflessioni di natura spirituale e sulla architettura religiosa e sacra.
Ispirato a un giardino Zen, in particolar modo al giardino del monastero Ryoanji a Kyoto, abbiamo pensato ad un luogo dove la spiritualità, qui ricordata dalla presenza dell'acqua, fosse in contrasto con la materialità data dai forti e possenti muri in cemento armato. La materia che si specchia sullo spirito: l'acqua che rappresenta una fonte di vita, l'acqua primordiale e tranquilla come quella del grembo materno, rende lo spazio sacro e denso di significati.
La corte, un giardino sacro, tramite la presenza dell'acqua cerca di unire la materia alla spiritualità. I muri, con i loro forti sbalzi, vogliono simboleggiare uno stato di sospensione tra la materia e lo spirito. La materia che si specchia sull'acqua rappresenta la voglia di voler nascere da esso.
Un luogo tranquillo, dove il bianco del cemento armato vince su tutti gli altri colori.
Abbiamo usato solo tre materiali: il cemento armato, con gli sbalzi dei possenti muri, il vetro, con la sua leggerezza e la sua trasparenza, e l'acciaio.
Il visitatore entra nel Tempio della Memoria attraversando due luoghi insoliti, la corte o il giardino d'acqua, e la stanza dei ricordi. Questa è un luogo sacro, coinvolgente, dove alte colonne di vetro, nascenti dal pavimento e circondate dall'acqua, retroproiettano immagini in bianco e nero della persona cara come ricordi sospesi che si animano appena un visitatore vi si avvicina e che si colorano quando vengono sfiorati da una mano.
 
Fausto Ferrara

"Il moderno tende anzitutto a negarsi,
a distruggersi".
Jacques Le Goff

Parto da questo concetto per parlarvi del progetto di Fausto Ferrara poiché ritengo importante ragionare sulla "sparizione" in quanto processo di negazione e di affermazione di un vuoto. Nella tradizione letteraria il luogo della sepoltura, il cimitero, è descritto come zona memoriale; nel XIX secolo come luogo monumentale in cui "fine" ed "assenza" vengono rimpiazzati da "ricordo" e "celebrazione". Sebbene complessi, questo sentimento e questa azione riguardano la rievocazione di una vita e l'esaltazione della sua relazione con la nostra, riguardano la mediazione costante tra l'attesa della morte in quanto inevitabile traguardo e la possibilità di travalicarla nell'ipotesi che qualcuno, a sua volta, ricordi noi così come noi stiamo ricordando. La memoria è la misura dell'antico quanto il superamento costante lo è per il moderno. Nelle architetture proposte da Ferrara il Tempio rappresenta una sorta di manifesto poiché in esso è rappresentata quella componente fondamentale di distacco dal mondo e di misurazione di una condizione interiore privata. Ogni architettura di Ferrara propone uno spazio per la meditazione e un isolamento che non è rivolto solamente alla ricognizione degli affetti, ma piuttosto al dialogo con se stessi. Molto spesso sentiamo la persona estinta nella interruzione di una conoscenza, nelle parole non dette, nei pensieri non formulati o formulati male: perciò ci addoloriamo dell'impossibilità di colmare questa mancanza. Ferrara ha cercato di creare gli ambiti in cui si possa ricercare la dimensione profonda della comunicazione, a cominciare dalla richiesta di una interiorità sconosciuta. Ecco perché il progetto propone un luogo per la vita più che per la morte. La vita captata nella sua essenza più profonda, una essenza che schiva le banalità del quotidiano intendendo la persona umana, la "persona" appunto, secondo il concetto latino di "maschera". Questa ricerca della essenzialità si basa sul distacco da ogni rappresentatività ostentata nel progressivo avvicinamento ad una condizione di silente domanda sulle condizioni che facilitano o che impediscono le relazioni tra "io" e "l'altro". Dopo aver abolito la dittatura di un vitalismo assoluto siamo noi a sentirci morti e il morto a farci "ri-vivere", vivere nuovamente nella memoria che sostituisce l'arroganza del necrologio e della rievocazione con l'umile ascolto del non detto. Ecco perché l'architettura si fa ambito relativo e spazio libero da connotati informativi, da monumenti che narrano e che dichiarano una struttura risolutiva. L'architettura di Ferrara è fatta di linee aperte che separano e che inquadrano al tempo stesso un luogo, ma che mai impongono un luogo. Solamente il silente visitatore del Tempio della Memoria può diventare l'abitatore di questo luogo, non nel semplice transito commemorativo, ma nella permanenza meditativa in cui i suoni e le sensazioni tattili dei venti possono dare alla voce dei morti la caratteristica di una musica interiore.Marcello Carriero

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