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Taylor Hawkins e la maledizione del rock

Il 25 marzo scorso è morto improvvisamente, in una stanza d’albergo di Bogotà dove si trovava in tour con la band, Taylor Hawkins il batterista dei Foo Fighters.
Il corpo del musicista texano, stroncato da un infarto a soli 50 anni, è stato ritrovato senza vita nella sua camera, poche ore prima del concerto che la band avrebbe dovuto tenere quella sera durante il Festival Esteréo Picnic. In pochissime ore i giornali di tutto il mondo hanno trasmesso la notizia della sua scomparsa tramite tutti i supporti possibili: radio, tv, social media. Immediate le reazioni di fan, amici e conoscenti, tra lo stupito e l’addolorato. E, come accade quasi sempre quando a morire è un personaggio noto dello spettacolo, immediate sono arrivate anche le illazioni sulle possibili cause di quell’infarto imprevisto.

Non sono ancora chiare le reali cause che hanno portato alla morte del musicista ma la polizia di Bogotà ha reso noto che dalle analisi sul cadavere risulta che Hawkins avesse assunto numerose sostanze chimiche, tra cui psicofarmaci, benzodiazepine e oppiacei.

Taylor Hawkins, che durante gli anni di permanenza all’interno dei Foo Fighters era diventando grandissimo amico e “spalla” del leader e fondatore della band Dave Grohl, era spesso citato dai colleghi musicisti per la sua gentilezza e per il suo sorriso coinvolgente. Eppure, nonostante la fama e quell’apparente allegria mostrata sul palco e dietro le scene, Taylor aveva una storia di abuso di sostanze stupefacenti che lo aveva portato, ad agosto del 2001, a un ricovero per overdose. In quella occasione il batterista era rimasto in coma per alcuni giorni.

Hawkins è solo uno dei tanti artisti, nella storia della musica, rimasti vittime dei propri demoni: da Elvis Presley, il re del rock n’ roll schiavo di barbiturici e medicinali, a Prince, scomparso a causa di un’overdose di Fentanyl; da Jim Morrison, morto in circostanze misteriose nel suo bagno a Parigi, a Chris Cornell, trovato impiccato a causa di un’eccessiva assunzione di psicofarmaci; da Janis Joplin, vittima di un’overdose di eroina, a numerose altre stelle della musica.

Impossibile inoltre, nel caso di Hawkins, che la mente non torni all’aprile del 1994 quando il corpo di Kurt Cobain, leader dei Nirvana e antieroe che cambiò la musica rock e la sua generazione, venne trovato nella sua casa di Seattle, suicida con un colpo di fucile. Una morte che colpì in modo profondo i fan, il mondo del rock e soprattutto Dave Grohl, all’epoca batterista della band, che si allontanò dalla musica per alcuni anni per elaborare lo shock della perdita. Tornò poi a suonare proprio con i Foo Fighters.

Esiste quindi una “maledizione del rock” che si porta via i musicisti più amati e famosi della scena mondiale? La realtà è molto più semplice: le rockstar sono esseri umani, hanno demoni, problemi e debolezze e capita che non tutti riescano a sopportare la pressione della vita nell’olimpo del rock.
 
Tanja Pinzauti

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