- n. 1 - Febbraio 2002
- Legale, fiscale
Conflitto tra congiunti
Suoceri e nuora, prevalgono i primi
Il marito è tumulato nel comune d'origine, dove vivono i genitori. La giovane vedova vuole traslare la salma, ma padre e madre del defunto si oppongono. Per il magistrato prevalgono le ragioni di chi ha perso il figlio.Sono stati i genitori del defunto ad avere la meglio. Arrivati in tribunale per contrastare la pretesa della nuora, vedova del loro figlio, hanno vinto la battaglia giudiziaria relativa al luogo di sepoltura del loro unico erede.
IL CASO. Accade nelle Marche: la nuora in questione rimane presto vedova, dopo poco più di un anno di matrimonio. Il marito, morto per malattia, viene tumulato nel comune di residenza della famiglia di origine, che non è quello in cui ha stabilito la dimora coniugale. La donna non è d'accordo: vuole la salma del marito nel territorio comunale in cui hanno vissuto insieme, come marito e moglie, anche se per poco tempo. Presenta una apposita istanza al sindaco del paese, che autorizza il trasferimento del defunto nel cimitero della cittadina. A questo punto, suocera e suocero insorgono e portano la nuora davanti al magistrato. Che non esita a dare loro ragione. La salma di loro figlio non si deve traslare.
I MOTIVI. Per arrivare a questa decisione, il giudice analizza la posizione di entrambe le parti: una valutazione che viene effettuata tenendo conto della solidità e della durata del legame col defunto.
Il magistrato non nega che la convivenza coniugale in esame sia stata maggiormente cementata dalla solidarietà: verosimilmente, in caso di malattia, le unioni si rafforzano grazie ad un più intenso spirito di disponibilità e collaborazione. Ma ciò non basta a dare ragione alla donna.
Il suo matrimonio, infatti, è finito, anche se tragicamente, dopo nemmeno due anni: un periodo assolutamente non paragonabile a quello passato dal defunto con la sua famiglia d'origine. Inoltre, sostiene il magistrato, per la donna, appena ventottenne, si possono prospettare nuove possibilità di unioni affettive e di sostegno.
Invece per i genitori, soprattutto se in età già avanzata, la perdita di un figlio genera un dolore che difficilmente si attenua con il passare degli anni. Anzi, padre e madre ripiegano spesso nei tristi ricordi: così, un parziale conforto può venire proprio continuando a frequentare il luogo di sepoltura del congiunto perduto.
Nella sentenza si afferma anche che è una nozione di comune esperienza che la sensibilità al culto dei defunti è maggiore nelle persone meno giovani. Una sensibilità che diviene ancora più elevata se si tratta della morte di un figlio: da queste considerazioni, non si può che privilegiare la richiesta dei genitori.
C'è ancora una ulteriore ragione a sostegno della decisione: la traslazione della salma comporterebbe agli anziani genitori anche maggiori difficoltà nel raggiungere il più lontano cimitero. Per fare visita alla tomba del figlio dovrebbero inevitabilmente farsi accompagnare.
Una condizione piuttosto triste e disagevole: rimarrebbero solo e sempre in attesa della saltuaria disponibilità di parenti ed amici. Una giovane donna, invece, che oltretutto si muove in macchina per lavoro, non ha certo problemi di spostamento. Pertanto, il caso è chiuso.
LA SCELTA DEL LUOGO DI SEPOLTURA. Spetta innanzitutto alla persona in vita stabilire dove essere sepolta: una decisione che non ha bisogno di manifestarsi in forme particolari, purché sia precisa.
Se non c'è una volontà determinata, la scelta tocca ai parenti: in particolare, a quelli che sono legati più strettamente al defunto e che, di solito, sono anche coinvolti da più intensi sentimenti di pietà.
Se sono i congiunti ad effettuare la scelta, questi si basano, il più delle volte, sulle loro ragioni personali: cercano dei luoghi in cui possono trovare maggiore conforto per la perdita subita o in cui possono recarsi più frequentemente per curare la tomba. Può essere la vicinanza del posto di sepoltura alla loro dimora abituale, come una località ricca di ricordi.
Ma a chi assegnare la priorità quando scoppia un dissidio tra parenti?
Non esiste una regola precisa. Si deve valutare caso per caso.
Gianna Boetti