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Profumo

Storia di un assassino

Francia, metà del XVIII secolo: Jean Baptiste Grenouille, “una tra le figure più geniali e scellerate di quell’epoca”, nasce nella Parigi degradata, rifiutato dalla madre, costretto a vivere in condizioni di estrema miseria e povertà. A sostenerlo, un dono unico: Jean Baptiste possiede un olfatto finissimo e una memoria fuori dal comune che gli permettono di catalogare con precisione qualsiasi odore lui senta. Così decide di mettere a frutto le proprie qualità: dopo un primo apprendistato a Parigi, da assistente di un creatore di profumi, si trasferisce a Grasse per perfezionare la sua arte. E qui prende una importante decisione: il suo ambizioso progetto è quello di creare il profumo perfetto, in grado di dominare gli uomini e le donne e di indurli a fare quello che lui desidera. Ma un proponimento simile per essere realizzato comporta gesti estremi. E Jean Baptiste scopre che l’unico modo per metterlo in atto è quello di uccidere. E non un qualsiasi essere umano: solo donne, bellissime, giovani, innocenti, per poter estrarre la loro essenza odorosa.
Un’altra volta il tema della morte è centrale nella pellicola. La morte per raggiungere uno scopo. La morte considerata come l’unico espediente per realizzare il proprio obiettivo. Non si uccide per vendetta, per rancore o per passione. Si uccide per mettere in atto il proprio piano, si uccidono persone sconosciute, la cui unica colpa è quella di essere belle. In ogni caso, si uccide. E Jean Baptiste è dunque un assassino. Ma paradossalmente il suo operare non può essere considerato malvagio: Jean Baptiste non prova alcun sentimento umano. Non prova amore, dolore, gioia, non ha bisogno di comunicare con il prossimo. E non ha nemmeno un proprio odore. Proprio la sua assenza di odore, in un contesto univocamente definito dal profumo, lo porta come fuori dalla realtà e dal mondo in cui agisce. In virtù della sua straordinaria e incredibile abilità, si pone al di sopra degli altri come un dio cinico e sprezzante (senza però rendersene conto).
E inconsciamente la morte gli appare come l’unica soluzione alla contraddizione che caratterizza il suo essere: il dominatore assoluto di qualcosa, l’odore che non potrà mai avere. La pellicola diventa quasi un’affascinante fiaba moderna, a tratti demoniaca, dove la vita di Jean Baptiste spesso si confonde con la morte: quella che lascia dietro di sé, che compie per necessità, per istinto di sopravvivenza. L’odore femminile diventa la sua ossessione. È il corpo della donna che nasconde l’odore segreto, l’essenza divina per cui Jean Baptiste è disposto veramente a tutto. Uccide con leggerezza, senza sensi di colpa, come se l’omicidio fosse una naturale conseguenza al suo piano.
Profumo è l’ambizioso adattamento cinematografico di un romanzo che fin dall’inizio ha avuto enorme notorietà. Il regista Tom Tykwer ha trasportato sullo schermo il romanzo di Patrick Süskind del 1985. Ricavare un film da un qualcosa di così totalmente astratto come la storia di una ossessione per gli odori era una vera e propria impresa: tuttavia, Tykwer se la cava degnamente. Usa frequentemente la voce fuori campo, soprattutto nella prima parte della pellicola, che descrive agli spettatori i “sentimenti” e gli odori che il protagonista avverte. La seconda parte è dedicata agli omicidi. Il climax della narrazione è sottolineato da un utilizzo sempre più insistente della musica, fino ad arrivare all’apice nella scena finale: uomini e donne che hanno assaporato il profumo perfetto di Jean Baptiste e che si uniscono tra loro.
Altri registi erano in lizza con Tykwer per la realizzazione del film: Martin Scorsese o Stanely Kubrick, a cui Süskind però non concesse i diritti d’autore. Ci si chiede come un genio del calibro di Kubrick avrebbe saputo portare sullo schermo una vicenda tanto complessa e difficile.
 
Laura Savarino


PROFUMO: STORIA DI UN ASSASSINO
(Francia - Spagna - Germania - Usa, 2005)
 
di Tom Tykwer
Durata: 147 minuti
Cast: Ben Whishaw, Alan Rickman, Rachel Hurd-Wood, Dustin Hoffman, Corinna Harfouch

 
CURIOSITA'
Curioso è come tutti i padroni di Jean Baptiste siano morti subito dopo averlo lasciato: la madre viene impiccata poco dopo averlo partorito; la direttrice dell’orfanotrofio, rapinata e sgozzata, non fa in tempo a godersi i 7 franchi per cui lo ha venduto; il proprietario della conceria, che per scansare una carrozza cade battendo la testa e poi in un fiume, dopo averlo venduto per 50 franchi; la casa di Monsieur Baldini crolla uccidendo lo stesso Baldini e la moglie con ancora fra le mani il libretto con le cento formule lasciategli da Jean Baptiste e un sorriso sulle labbra; il proprietario dell’ultima azienda profumiera viene ucciso per il ritrovamento dei capelli delle vittime nel suo cortile, nascoste da Jean Baptiste.
 
Nella versione italiana la voce narrante è di Omero Antonutti.

 
CITAZIONI
“Perché avete ucciso mia figlia?
Perché mi serviva”.
 
“L’anima degli esseri è racchiusa nel loro odore”.
Giuseppe Baldini (Dustin Hoffman)
 
“Il profumo ha una forza di persuasione più convincente delle parole, dell’apparenza, del sentimento e della volontà ... penetra in noi come l’aria che respiriamo penetra nei nostri polmoni, ci riempie, ci domina totalmente, non c’è modo di opporvisi”.
Patrick Süskind
 
“Gli antichi egizi credevano che si potesse creare un profumo assolutamente al di fuori del comune aggiungendo solo una nota in più, una sorta di essenza decisiva che sarebbe risaltata e che avrebbe dominato su tutte le altre. Una antica leggenda narra che fu rinvenuta un’anfora dentro l’antica tomba di un faraone; dicono che quando venne aperta si sprigionò una fragranza che dopo tutti quegli anni era rimasta intatta, un profumo di una soave bellezza, ma così potente che anche solo per un fugace momento qualunque persona lo annusasse pensava di trovarsi in paradiso... Dodici essenze furono identificate, ma la tredicesima, quella fondamentale, non la individuarono mai”.

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