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L'armonia degli elementi

Shintoismo: la via della purificazione per raggiungere l’equilibrio con gli spiriti della natura e quelli degli antenati.

Lo shintoismo nasce in Giappone da un intreccio profondo tra religioni, miti e riti. È un credo complesso, di natura politeista e animista, sviluppatasi dapprima nei villaggi contadini, fino a diventare successivamente la religione nazionale. Alla base della sua affermazione c’era il bisogno di trovare un punto d’incontro tra le tradizioni del passato di un popolo variegato e l’innovazione di un nuovo modello di società.
Lo shintoismo non prevede dogmi precisi ma una serie di rituali intesi a mediare le relazioni tra gli esseri umani e i kami. Per semplificare il termine Kami viene tradotto con “dei”, che tuttavia non hanno molto in comune con le divinità a cui comunemente siamo portati a pensare: si tratta piuttosto di entità soprannaturali presenti nell’intero universo, una sorta di spiriti che si esprimono particolarmente nelle forze della natura. Ogni elemento naturale è considerato manifestazione dei kami e, come tale, è in grado di stabilire un contatto con la sfera divina.
I testi che racchiudono i miti e le origini del popolo giapponese sono due: il Kojiki del 712 d.C e il Nihonshoki del 720 d.C. In essi viene narrata la storia dell’origine dell’universo e vengono fissati i punti cardine su cui ruota l’intera cultura giapponese. Non c’è un’unica figura di creatore; infatti secondo la leggenda sono due, un uomo ed una donna, che hanno dato vita a tutti gli elementi naturali del mondo senza seguire un ordine preciso nella creazione, incombenza riservata agli Okuninushi, gli “dei ordinatori” a cui spetta il compito di dare un equilibrio a tutte le cose. Il tema dell’equilibrio è molto sentito e si riflette sia sulla sfera religiosa che su quella sociale.

Alla fine del IX secolo lo shintoismo si consolida in un sistema preciso di miti, luoghi di culto ed organizzazione sacerdotale. In precedenza aveva una valenza politica al fine di rafforzare l’autorità dell’imperatore considerato un discendente diretto degli dei. Uno degli aspetti più interessanti della dottrina giapponese risiede nel fatto che non esistono severe regole e prescrizioni. Anche il concetto di peccato originale è totalmente assente. Di conseguenza non vi è un elemento primordiale che ha rotto l’armonia tra uomini e divinità. Tra i temi della religione shinto, infatti, due sono i più importanti: quello dell’armonia, intesa proprio come equilibrio tra gli uomini, le divinità e gli spiriti degli antenati morti, e il tema della purezza.

Essere impuro però non significa violare un comandamento divino, ma indica il compimento di azioni che portano ad allontanarsi dagli altri uomini e da Dio. La purificazione ha la funzione di riportare l’armonia e non avviene tramite la confessione dei peccati. Per questo, simbolicamente, all’ingresso di ogni luogo sacro, dopo aver vacato l’altrettanto simbolico portale rosso (torii), si trova una vasca o una fontanella per il lavaggio rituale delle mani da effettuare prima di accedere all’interno del tempio. Il concetto di purezza è qualcosa che va ricercato nella propria interiorità, nella valorizzazione del tempo presente e nell’agire in modo etico nei confronti di se stessi e degli altri. La purezza dell’anima contribuisce a renderla immortale anche se il fulcro della religione è basato sulla possibilità di raggiungere la felicità terrena.
La natura è considerata sacra, in quanto racchiude in ogni singolo elemento la forza dei Kami. Non a caso i santuari shinto si trovano spesso alle falde della montagna oppure immersi in una foresta o comunque in zone di pace e silenzio, rendendoli siti quasi magici. Sono il perfetto punto di confine tra il mondo degli dei e quello degli uomini. Spesso sono circondati da giardini progettati per la contemplazione  che seguono schemi ben precisi per ricreare la perfetta armonia degli elementi. È comune, oltre a piante e fiori, trovare anche rocce e sassi appoggiati su un tappeto di ghiaia bianca, simbolo di purezza, divenuto una caratteristica dei templi, oltre che dei palazzi imperiali.
La montagna è un luogo misterioso in cui si intrecciano le leggende legate al culto delle divinità e quelle dell’oltretomba. È il regno delle anime dei morti, degli spiriti degli antenati che alla fine del trentatreesimo anno dopo la morte, e dopo essere stati purificati, si evolvono diventando Numi. Il loro compito diventa ora quello di vegliare sui villaggi proteggendoli. Ogni anno alla fine dell’estate le anime dei defunti scendono dalle montagne a valle per prendere parte alla festa dei morti. In ogni casa viene preparato un altare rituale sul quale viene offerto del cibo alle anime in segno di rispetto e ringraziamento. La festa dei morti (Obon) è molto sentita ed è radicata sia nei piccoli villaggi che nelle gradi città. Quello con i Numi è un rapporto quotidiano, un legame tra il mondo terreno e l’aldilà è profondo.

Il monte Osoresan nell’estremo nord del Giappone, è il monte in cui, secondo una tradizione mutuata dal buddismo, si trova l’inferno. All’interno del cratere di questo vulcano spento, durante la festa del Bodhisattva Jizo, alcune donne cieche hanno il compito di celebrare il rituale attraverso il quale parlano con i morti e predicono il futuro ai vivi.

Il funerale shinto avviene con la preparazione della salma a dopo i riti di purificazione che consistono nel lavaggio e nella vestizione con abiti tradizionali. Il corpo è così pronto per il viaggio nell’oltretomba, accompagnato simbolicamente dai vivi che vegliandolo leggono dei sutra e preparano l’altare con le offerte che comprendono sempre una ciotola di riso e una di acqua per il viaggio. L’urna con le ceneri, dopo la cremazione, è collocata per alcuni giorni sull’altarino di famiglia e poi portata al cimitero. Le preghiere per i defunti si svolgono a scadenza fissa: dopo 7 e 49 giorni dalla morte. Ma il giorno più atteso resta sempre il 13 di agosto, quando le anime tornano per pochi giorni delle case dei loro parenti per proteggerli, per poi rientrare, tre giorni dopo, sui monti tra la quiete e la pace eterna.
 
Miranda Nera


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