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Energia solare prodotta nel cimitero

Sfida rivoluzionaria o scelta razionale?

Siamo abituati a considerare la Spagna un paese progredito e originale in molti settori; se è lecito chiudere un occhio (meglio, forse, tutti e due) sull’orribile spettacolo delle corride, certamente dalla penisola Iberica arrivano spesso lezioni di modernità e di emancipazione. Una notizia diramata nelle ultime settimane, tuttavia, ha stupito un po’ tutti e fatto storcere il naso a qualcuno.
In una cittadina catalana poco distante da Barcellona si è deciso di compiere il grande passo verso lo sfruttamento di energie alternative scegliendo di riscaldare e di illuminare 60 case con 462 pannelli fotovoltaici. Fin qui niente di strano; il problema, però, era quello di trovare uno spazio idoneo alla collocazione di tutti quei pannelli. I cittadini di Santa Coloma de Gramenet, dopo numerosi dibattiti e discussioni, hanno scelto di collocarli nell’area cimiteriale, esattamente sopra cinque file di loculi. Dopo non poche polemiche iniziali, in cui si è gridato alla mancanza di rispetto nei confronti delle persone scomparse, alla fine è prevalso il buon senso: oggi, a partire dagli stessi familiari dei defunti, tutti considerano l’opera una iniziativa intelligente che non danneggia né offende nessuno.
Vale la pena soffermarsi a riflettere su questo caso di “sfruttamento intensivo” di un’area comunale che non è un semplice terreno edificato, ma che, data la sua destinazione principale, coinvolge soprattutto i sentimenti e la sensibilità dei cittadini stessi. Il cimitero è certamente un luogo dove è giusto che regnino il silenzio ed il rispetto per coloro che vi riposano e, forse ancora di più, per coloro che vi si recano portando nel cuore il dolore incolmabile della perdita di una persona cara. È altrettanto vero, tuttavia, che installare con criterio pannelli fotovoltaici sulle coperture degli edifici funebri non toglie al luogo né il dovuto silenzio, né quell’atmosfera che induce al raccoglimento e alla preghiera.
Al contrario, si potrebbe addirittura arrivare a sostenere che utilizzare i cimiteri in modo pulito e non invasivo possa essere un modo per nobilitarli ulteriormente attraverso il conferimento di un ruolo attivo nella vita della comunità; a Santa Coloma de Gramenet il cimitero continua ad essere un luogo della memoria, ma ora è diventato anche il luogo dove si produce energia pulita, realtà che si configura come una delle conquiste più importanti del ventunesimo secolo.
Inoltre, perché non provare ad attribuire anche un significato simbolico all’unione tra area cimiteriale e area di installazione di pannelli per la creazione di energia pulita? Si potrebbe affermare che laddove riposano coloro che furono cittadini di una comunità il silenzio della morte non regna incontrastato, ma divide il proprio spazio con quello dal quale nasce nuova energia, energia che si trasforma in luce e in calore al servizio della popolazione che vive e che lavora su quel territorio, che è figlia, nipote, sorella e madre di chi ha camminato per le stesse vie, sudandosi il pane giorno dopo giorno, gioendo e piangendo, e che ora riposa nella quiete del proprio cimitero.
Solo negli ultimi due secoli siamo stati abituati a dividere nettamente i vivi dai morti. Prima le sepolture avvenivano nelle chiese, cioè all’interno delle città e dei paesi; nell’antica Grecia le tombe erano erette ai bordi delle strade, in modo che tutti potessero vederle e ricordare i defunti: si credeva, infatti, che le anime avessero vita finché tra i vivi ci si ricordava di loro. Oggi, la carenza di spazio può, con buona pace di tutti, trovare una parziale soluzione anche con il reintegro dei cimiteri nella vita quotidiana, naturalmente con le dovute cautele e con un attento controllo delle modalità e delle funzioni che si vogliono conferire a tali aree. L’esempio della cittadina catalana si è rivelata una soluzione intelligente che può fare scuola.
 
Daniela Argiropulos


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