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Il Bonaventure Cemetery di Savannah

Tombe disseminate tra una vegetazione lussureggiante di coloratissime azalee e maestose querce da cui pendono affascinanti “frange” di muschio spagnolo che ondeggiano al minimo refolo di vento.

Abbiamo approfittato dell'intervallo tra la chiusura di Miami Funer, il 15 marzo, e l'apertura il 3 aprile a Charlotte dell'ICCFA - l’evento promosso dall’associazione statunitense dei cimiteri, della cremazione e del funerario - per esplorare una parte del Sud Est degli Stati Uniti che mai avevamo avuto in precedenza l'occasione di conoscere nonostante i sessanta e più viaggi effettuati, un po' dappertutto, in quel Paese.

Risalendo lungo la costa orientale della Florida per raggiungere Charleston, nella Carolina del Sud, per poi dirigerci a Charlotte, in quella del Nord, prima di arrivare nella deliziosa Beaufort ci siamo ritrovati a Savannah, città della Georgia che ci era stata descritta come una delle  più belle degli States e che da molto tempo desideravamo intensamente conoscere. Ne valeva certamente la pena! In un periodo dell'anno ancora clemente, prima dell'estate terribile per temperatura ed umidità, ci si è presentata nella sua veste più bella con le azalee in fiore e tutta la splendida e lussureggiante vegetazione in pieno risveglio dopo la pausa invernale.

Oltre alle magnifiche piazze, inserite in un tessuto urbano originalissimo e funzionale, ed alle dimore storiche, alcune visitabili, dei ricchi commercianti e proprietari delle piantagioni di cotone (da Savannah partivano i battelli per il trasporto del cotone, frutto del duro lavoro degli schiavi, verso le filande di Liverpool e Manchester per cui ancora oggi il porto è uno dei più importanti degli USA) uno dei punti di maggior interesse è il cimitero Bonaventure, a qualche chilometro dal centro, situato su di un magnifico promontorio del fiume Wilmington sul sito di una antica piantagione appartenuta in origine a John Mullryne.

La sua storia inizia nel 1846 quando il commodoro Josiah Tattnall jr. vende 600 acri della piantagione a Peter Wilteberger il cui figlio, il comandante William, nel 1868 trasforma la proprietà nell'Evergreen Cemetery, un cimitero privato. Nel 1907 la città di Savannah l'acquista ribattezzandolo con il nome di Bonaventure. Nome che può sembrare strano visto che molti ritengono che non sia esattamente una buona sorte quella che conduce i defunti a riposarvi per l'eternità, tuttavia in una certa visione religiosa si tratta di un periodo passaggio in attesa del momento di massimo gaudio e cioè della resurrezione universale e della pace sempiterna.

Aggiungeremmo che dopotutto forse l’idea di finire lì non è poi così male, visto che quantomeno, una volta sepolti, non si vedranno le brutture e gli orrori che quotidianamente ci vengono sbattuti in faccia e che sono tanto più evidenti in questi tempi di comunicazione globale in tempo reale. Gli stessi Stati Uniti che pure per certi aspetti ci entusiasmano (paesaggi naturali grandiosi, musei magnifici, rispetto del cliente, comportamento civile degli automobilisti, funzionalità della rete stradale etc.) ci riservano allo stesso tempo amare sorprese nell'osservare che molti sono ancora coloro che soffrono e che vivono, esclusi, ai margini di una società opulenta dove, in una visione manicheistica, o sei un winner o un loser: vincitore o perdente, di là non si scappa.

E la tristezza che ci pervade nell'attraversare, fuori dai centri urbani, dei veri e propri ghetti popolati soprattutto (ma non unicamente) da gente di colore o da latinos trova sollievo, ma solo momentaneo, nel vedere i bei bambini di quelle popolazioni giocare e ridere (il gioco è, oltre alla scuola, il principale "lavoro" dei bambini) ancora lontani dai problemi che dovranno affrontare fra qualche anno per emergere da una segregazione razziale che continua ad esistere seppure in forme meno esasperate ma più subdole di quelle che si ostentavano, spesso con risvolti tragici, ancora fino pochi decenni orsono in certi stati del Sud. Tant'è che ancor oggi non sono pochi quelli che espongono davanti alle loro case la bandiera dei Confederati sudisti, coloro che si erano battuti, nel corso della vera e propria guerra civile che fu la Guerra di Secessione, contro gli Unionisti che lottavano per l'abolizione della schiavitù. Guerra che finì il 9 Aprile 1865 (era iniziata il 12 Aprile 1861 con l'attacco dei Confederati al Fort Sumter di Charleston dove i soldati nordisti si erano rifugiati dopo la secessione della Carolina del Sud) con la resa del generale Robert Lee, ancor oggi idolatrato da alcuni, al generale Ulysses Grant ad  Appomattox in Virginia. Solo cinque giorni dopo la resa del generale confederato il Presidente Abraham Lincoln, paladino indiscusso della lotta contro la schiavitù, verrà assassinato da un fanatico "sudista", John Wilkes Booth. L'attentato ebbe luogo il 14 Aprile 1865, la sera del Venerdì Santo, ed il decesso seguì all'alba del giorno successivo. Questa fu la triste ed immeritata fine del 16° Presidente degli Stati Uniti d'America, uno dei più importanti della storia di quel Paese, la cui effigie è immortalata sulla banconota da cinque dollari.  

Ma torniamo al “nostro” cimitero. Il Bonaventure è diventato celebre dopo la sua evocazione in un libro di John Berendt, Mezzanotte nel giardino del bene e del male pubblicato nel 1994 e l'uscita, nel 1997, del film tratto dal romanzo e realizzato da Clint Eastwood. Il libro, opera prima dell'autore, ha figurato nell'imprescindibile lista dei best-sellers del New York Times per 216 settimane consecutive ed è stato finalista del Premio Pulitzer, uno dei più prestigiosi premi letterari mondiali. Il racconto si basa sulla tradizione voodoo secondo la quale mezzanotte è l'ora che separa la magia buona da quella demoniaca ed il giardino fa riferimento per l'appunto al cimitero Bonaventure.
É il più grande dei cinque cimiteri comunali ed è frequentato dai cittadini non solo in occasione dei funerali o delle visite alle tombe ma anche come un luogo di "vita" per passeggiare o fare dei picnic. I viali ombreggiati, veri e propri tunnel di verde formati dall’intrecciarsi dei rami delle quercie (in particolare della Quercus Virginiana dalle considerevoli dimensioni) invitano al lento deambulare ed all'osservazione di tutto un mondo vegetale ed animale che fanno del luogo, disegnato secondo i canoni di un giardino vittoriano, un centro di vita in tutte le sue forme talché la morte, possiamo ben dirlo, passa in secondo piano.
Tra le centinaia di varietà di piante, alberi, arbusti, fiori (le azalee la fanno da padrone) quella che più colpisce i nostri occhi di "europei" è senz'altro il "muschio spagnolo" (Tillandsia Usneoides). Si tratta di una pianta epifita (che cresce sopra ad un’altra) della famiglia delle Bromeliacee di cui fa parte, tra l'altro, anche l'ananas. Si sviluppa, come tutte le epifite, ancorandosi agli alberi o ad altri supporti (pali telegrafici etc.) ma non è parassita in quanto non "ruba" nulla all'ospite vista la sua capacità di captare l'umidità dell'aria e di trovare i sali minerali nelle particelle di gas assorbite dall'aria stessa o solubilizzate nell'acqua piovana o nelle rugiade. Richiede un clima caldo ed umido e la si trova dall' Argentina e dal Cile fino al Sud Est degli Stati Uniti. A dispetto del nome o dell’apparenza non si tratta, precisiamolo, né di un muschio né di un lichene. Chiamata anche "barba di Mosé", si presenta come un insieme di filamenti intrecciati, di colore grigio/caffelatte che pendono come festoni dagli alberi, di una lunghezza di uno, due metri che in certi casi può arrivare anche ai cinque. L'effetto visivo è stupefacente ancor di più quando un filo di vento fa ondeggiare detti festoni dando origine ad uno spettacolo "magico" di rara suggestione.

Le tombe sono di vario tipo. Si va da quelle monumentali alle cappelle gentilizie per ritrovare zone organizzate sobriamente (una stele e null'altro in un campo erboso ben curato) secondo un modello estremamente frequente negli USA.

Un portale di viaggi ha inserito il Bonaventure nelle ristretta classifica degli otto cimiteri più belli del pianeta, una meta imprescindibile per chi si trovasse da quelle parti, altamente raccomandato da tutte guide e da tutti i siti turistici. Tant’è che tra i diversi cimiteri che abbiamo avuto l'occasione di visitare in giro per il mondo il Bonaventure è certamente uno dei più belli ed interessanti, in perfetta armonia con la città che lo ospita: la sublime Savannah.
 
Il Viaggiatore


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