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Alla Certosa di Bologna

"Sala d'Attesa", un progetto per il Pantheon

Iniziano entro la fine dell'anno i lavori di realizzazione di "Sala d'Attesa", lo spazio laico e multireligioso ideato da Flavio Favelli per la qualificazione del Pantheon alla Certosa di Bologna. Sarà così reinventata la grande sala ellittica, opera ottocentesca famosa per la galleria di busti dei cittadini bolognesi illustri rimossi alcuni decenni fa, che svolgerà con accresciuta suggestione il proprio compito di luogo aperto a tutti coloro che vogliono dare ai loro cari l'ultimo saluto, indipendentemente dal culto di appartenenza.
"Sala d'Attesa - scrive Favelli - è una sala per attendere. E per ritrovarsi. Un luogo di accoglienza per parenti ed amici per commemorare i propri cari. L'opera che propongo vuole offrire un ambiente vicino ad un concetto di casa, di abitazione, una zona prossima al privato, all'intimità [...]".
Il progetto è promosso dall'Ufficio Nuove Istituzioni Museali del Settore Cultura e Rapporti con l'Università del Comune di Bologna in collaborazione con Hera. La realizzazione dell'opera è interamente finanziata da mecenati che si sono raccolti per iniziativa di Francesco Amante. Il Pantheon era stato restaurato alla fine degli anni '80 nelle strutture murarie e dedicato ai riti laici alla metà degli anni '90.

Il 2 aprile del 1821 il Consiglio Comunale di Bologna deliberò di riadattare la cella priorale dell'ex monastero della Certosa, fondata nel 1334, a Sala degli Uomini Illustri. L'architetto a cui venne affidata la realizzazione fu Giuseppe Tubertini il quale svuotò interamente l'edificio e realizzò una vasta sala ellittica con quattro coppie di grandi colonne di stile corinzio. La volta venne decorata nel 1828 dal pittore Filippo Pedrini il quale vi raffigurò una complessa scena allegorica con Felsina che presenta le proprie arti liberali, sacre e profane, alla Religione trionfante. Da quel momento la sala venne comunemente chiamata Pantheon e nel tempo vi vennero collocati i busti-ritratto di quei cittadini che il Comune riconosceva come illustri. Alla realizzazione di queste immagini vennero chiamati i maggiori scultori attivi a Bologna tra ‘800 e ‘900 quali Giacomo De Maria, Enrico Barberi e Pasquale Rizzoli.
I ritratti, circa 70, furono trasferiti negli anni venti del XX secolo nella Sala d'Ercole in Palazzo Comunale, poi nel giardino della Montagnola e infine a Villa delle Rose. In coincidenza di ogni passaggio le sculture hanno subito sempre più gravi perdite, mutilazioni e dispersioni, fino all'attuale ricovero nei depositi della Galleria d'Arte Moderna. Dopo il restauro della fine degli anni '80 la sala è stata riconsegnata ad uso pubblico a metà degli anni Novanta, generalmente per riti funebri di carattere laico.

I brani seguenti, tratti da due delle più importanti guide bolognesi dell'800, testimoniano l'importanza che questo ambiente andava sempre più rivestendo per la memoria cittadina.
Da Giovanni Zecchi, Descrizione del Cimitero di Bologna, Bologna, 1829.
"È stata recentemente innalzata con architettura di Giuseppe Tubertini. La soffitta è dipinta a guisa di sfondato: opera elaboratissima di Filippo Pedrini, la quale, quando che sia esposta alla vista del pubblico intelligente, sarà tenuta in quella estimazione che merita. In essa dipintura viene rappresentata la Religione trionfante nel tempio dell'Eternità, dove Felsina presenta le Scienze sacre e profane, e le Arti liberali. Abbelliranno le pareti di questa Sala alcuni busti di marmo, di grandezza al naturale soprapposti a mensole uniformi, e con le loro iscrizioni dimostreranno le effigie e gli encomi de' benemeriti della patria, che sono stati degni di tramandarsi agli avvenire".
Da Giarolamo Bianconi, Guida per la città di Bologna e i suoi sobborghi, Bologna, 1845.
"Non molto lungi da questa si ammira una rotonda, altre volte destinata a contenere le ceneri degli Uomini Illustri bolognesi colorita dal pittore Prof. Filippo Pedrini che rappresentò nella volta la Religione trionfante e seduta vicino al Tempio della Immortalità, in atto di accordare a Felsina, condotta a lei davanti al Genio, l'implorata immortalità a compimento della patria gloria di molti suoi figli, il valore e la virtù dei quali vengono simboleggiati in varie figure, che le fanno corona. In alto la Fama sparge i nomi loro immortali per le più remote contrade: nel fondo scorre il fiume Reno, il quale si mostra sotto la figura di un vecchio barbato".


L'INTERVENTO ARTISTICO

Sala d'Attesa è una sala per attendere. E per ritrovarsi. Un luogo di accoglienza per commemorare i propri cari con parenti e amici. L'opera che propongo vuole offrire un ambiente vicino al concetto di casa, di abitazione, una zona prossima al privato, all'intimità, un interno, un luogo mentale praticabile. La sala chiamata Pantheon, o Rotonda degli Uomini Illustri, è sicuramente il luogo più interessante per questa realizzazione, all'interno della vasta zona monumentale della Certosa, anche perché già utilizzato per la celebrazione di funerali laici.
Chi non si è chiesto in modo laico: "Dove vorrei il mio funerale?". Ho pensato a questa semplice domanda rispondendo alla sollecitazione ricevuta su un possibile rinnovamento del Pantheon. In questa sala l'arte entra per confrontarsi con il quotidiano, quel mondo reale spesso estraneo ai musei, alle gallerie e agli spazi deputati all'arte, specie in momenti così delicati di sofferenza e di dolore. Allo stato attuale lo spazio si presenta disadorno, privo di attrezzature adeguate ad accogliere persone che si ritrovano ad affrontare momenti di particolare dolore. L'idea non è quella di trasformare, bensì di rinnovare il luogo mediante l'arte.
Credo che uno dei tanti punti interessanti di questo progetto sia quello di intervenire nel luogo come su una tela. Non sono un architetto, né un progettista e credo sia decisivo confrontarsi con questo ambiente per farne un'opera "intima" e "vissuta". Esattamente come creare un quadro o una scultura. Il progetto prevede un pavimento di marmo bianco e nero in mattonelle quadrate, quasi a definire un interno domestico. Questo sarà un pavimento rialzato con pannelli di legno appoggiati su quello preesistente, che non verrà danneggiato. Le pareti saranno addobbate con tendaggi calati dal soffitto fino a terra lasciando le colonne nel loro originale colore avorio. Sulla parete di fronte all'entrata sarà realizzata una grande specchiera a mosaico di vetri alta tre metri. La sala sarà illuminata da 25 lampadari di cristallo appesi a una struttura portante in ferro battuto. Le panche a gradoni, quasi un anfiteatro, accoglieranno il pubblico; correranno parallelamente lungo le pareti dell'edificio, a rafforzare l'idea di raccoglimento per i congiunti verso il palco per il feretro, che sarà costituito da un piano in legno e marmo. È prevista l'utilizzazione di alcuni busti degli Uomini Illustri che originariamente abitavano il Pantheon.
 
Flavio Favelli


Flavio Favelli (Firenze, 1967) vive e lavora a Savigno (Bologna). Dopo la Laurea in Storia Orientale all'Università di Bologna, prende parte al Link Project (1995-2001). Ha esposto in importanti spazi pubblici e privati in Italia e all'estero (tra le principali mostre personali e collettive: Rosé Royal Projectspace176, Londra 2005; Vestibolo D'Aspetto, Museo Pecci, Prato, Interior; IIC, Los Angeles 2004; Clandestini, 50^ Biennale di Venezia, 2003; La mia casa è la mia mente, Galleria Maze, Torino, 2003; Where is my home?, IIC, Londra, 2003; Moltitudini-Solitudini, Museion, Bolzano, 2003; Exit, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, 2002; My home is my mind, Artinprogress, Berlino, 2002). Favelli realizza anche interventi "site specific" (Vestibolo, Sede Anas, Venezia, opera permanente; Dialogo nello Spazio: César/Favelli, Museo della Permanente, Milano, 2002; Crocicchio, Palazzo delle Papesse, Siena, 2000), spesso anche in luoghi non tradizionalmente deputati all'arte (La Vetrina dell'Ostensione, Via De' Musei, Bologna, 2003; Catetere, Ex Dormitorio FS, Bologna, 2000). Nel 2007 ha esposto alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino e alla Fondazione Maison Rouge di Parigi ed ha elaborato il progetto Itavia Aereolinee dedicato alla tragedia di Ustica.


Alcuni anni fa, in Francia, ebbi l'occasione di leggere un articolo che mi fece riflettere. Parlava dell'impegno di un medico di un ospedale della banlieue parigina che era riuscito (coinvolgendo un ente filantropico e lo stesso Ministero della Cultura) a trasformare, grazie all'arte contemporanea, la camera mortuaria del nosocomio da luogo di tenebra e di gelo a spazio di umanità e di poesia che aiutasse i vivi ad affrontare la sofferta separazione dai morti.
Poi lessi episodicamente sui nostri quotidiani lettere di cittadini che esprimevano molto civilmente profonde ragioni di disagio riguardo i nostri tristi luoghi dell'addio. Sapevo che già alcune città italiane avevano affrontato il problema di riservare aree di sepoltura per le religioni non cattoliche, ma ero e sono convinto che fosse prima di tutto il momento del commiato a dovere essere affrontato nella nostra città. Per il luogo ho pensato subito al Pantheon della Certosa, in origine dedicato ad ospitare i busti dei bolognesi illustri, e già utilizzato per le cerimonie laiche nella sua spoglia suggestività.
Ho inserito l'idea negli obiettivi prioritari dell'associazione Amici della Gam, che ho l'onore di presiedere da alcuni anni, e la ho esposta a un artista che stimo particolarmente, Flavio Favelli, che l'ha subito presa a cuore condividendola con grande sensibilità, coinvolgendo anche Maria Katia Tufano, esperta d'arte contemporanea, che da anni cura la mia collezione e quelle di alcuni imprenditori bolognesi. A quel punto ne ho parlato con l'amico Mauro Felicori, sicuro che avrebbe potuto essere di grande aiuto, anche per l'importantissima opera di salvaguardia, divulgazione e promozione culturale da lui svolta a favore della Certosa di Bologna, pure attraverso la fondazione nel 2001 dell'Asce, Association of Significant Cemeteries in Europe (Associazione dei Cimiteri Storico-Monumentali in Europa) di cui è stato presidente per sei anni.
Un ringraziamento va al Comune di Bologna che, con l'impegno dell'Assessore Giuseppe Paruolo, ha recepito e fatto proprio il progetto dando il via alla sua concretizzazione. Voglio anche esprimere particolare gratitudine al Prof. Angelo Varni, consigliere delegato per le attività culturali della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, per avere da subito creduto nell'importanza del progetto. Risolti gli aspetti legati alle necessarie autorizzazioni mi sono attivato per reperire le risorse necessarie e devo ringraziare istituzioni, associazioni e aziende, non solo bolognesi, ma anche alcuni amici intervenuti a titolo personale, che ringrazio di cuore.
Sappiamo tutti che la Certosa è uno straordinario museo a cielo aperto, un prezioso bene fortemente legato alla storia culturale e sociale degli ultimi due secoli della nostra città, con i suoi grandi, da Carducci a Morandi, i suoi accademici, i suoi artisti, i suoi patrioti, e i suoi semplici cittadini. Passeggiando lungo le strade e i portici, piazze e cortili arricchiti da sculture e da monumenti si ha la sensazione di percorrere una parte rispecchiata della nostra città. E il Pantheon ne è in un certo senso il cuore. A costo di ripetere cose note a tutti mi preme ricordare che l'istituzione del pubblico Cimitero alla Certosa risale al 1801, data che pone anche in quest'ambito Bologna all'avanguardia fra le città italiane ed europee, recependo in anticipo le regole sulle inumazioni espresse dalla cultura illuminista e codificate tre anni dopo da Napoleone con l'editto di Saint Cloud. Non solo cimiteri italiani ben più grandi e celebri vengono fondati decenni dopo (Staglieno a Genova nel 1851, il Monumentale di Milano nel 1863), ma lo stesso famosissimo Père Lachaise di Parigi nacque nel 1804.
Questa capacità di Bologna di precorrere i tempi, specie su tematiche di forte impegno civile, si riflette in un progetto che abbiamo voluto battezzare in modo molto semplice "Sala d'Attesa", con la sola ambizione di trasformare questo nostro prestigioso Pantheon, grazie all'arte contemporanea impegnata su un tema civile molto delicato e sensibile, in un luogo di raccoglimento e di riflessione per quanto possibile sereno, dove tutti coloro che lo desiderino per sé e per i propri congiunti possano celebrare laicamente, in assoluta e rispettosa semplicità, la cerimonia dell'addio.
L'inaugurazione della "Sala d'Attesa" è prevista per aprile-maggio 2008. Il catalogo sarà edito da Fine Art Unternehmen. Questo volume illustrerà le fasi dell'intervento. Da quella progettuale alla realizzazione finale, raccogliendo storie attorno alla Certosa, racconti, aneddoti, misteri sulle sepolture, illustri e non, e sugli artisti che hanno realizzato i piccoli e grandi monumenti che ne fanno un luogo unico.Francesco Amante - Presidente Amici Gam

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