Il nostro viaggio immaginario ci conduce questa volta in un continente nel quale convivono religioni diverse. Ogni stato, infatti, pratica un proprio credo e di conseguenza officia cerimonie specifiche. La morte è considerata dagli africani un evento normale poiché chi muore continua a vivere e ad intervenire nella vita dei propri cari; il decesso, infatti, è il passaggio necessario per raggiungere il divino e il mondo degli antenati che ne sono i diretti intermediari. In Africa il trapasso di una persona non è mai casuale: vi si vede sempre la mano occulta di uno stregone. Esistono, infatti, "morti buone" e "morti cattive"; solitamente l'anima dei defunti abbandona la terra per andare nell'oltretomba, ma in alcuni casi gli antenati vietano allo spirito di raggiungere l'aldilà. I "morti cattivi" sono molto dannosi per la comunità poiché essi restano erranti e compaiono nei sogni dei viventi, tormentandoli con malattie e possessioni.
I Dogon, abitanti del sud est del continente, sono celebri per l'esecuzione, durante i funerali, dei "canti della morte" che durano due giorni; essi devono essere eseguiti integralmente e senza omissioni poiché, in caso di errore, occorre ricominciare. Questi canti rituali hanno una struttura molto arcaica e quindi di difficile comprensione; gli esecutori hanno pertanto l'obbligo di non rivelarne il significato. Se i riti non vengono celebrati secondo la tradizione, lo spirito del defunto è errante e si teme che possa ritornare nel villaggio con lo scopo di fare del male. Quando qualcuno va a porgere le condoglianze alla famiglia del defunto, prima di entrare nel villaggio, prende delle foglie d'albero e le depone a terra con un sasso sopra per indicare al morto che non deve entrare. La salma, presso questa popolazione, non viene sepolta, ma avvolta in una coperta prima di essere posta in grandi grotte comuni; all'interno di un villaggio esistono numerose grotte in cui i defunti vengono raggruppati.
Nel Ghana, sulla costa meridionale dell'Africa occidentale, quando una persona muore il suo spirito inizia un lungo viaggio e, in alcuni casi, entra nel mondo degli antenati. La figura dell'antenato riveste un ruolo di notevole rilevanza; ogni anziano autorevole e saggio diventa, dopo il decesso, un antenato, ovvero una suprema autorità che funge da intermediario tra i vivi e i morti, tra i mortali e il divino. Gli antenati sono i depositari della tradizione, delle leggi e degli usi tribali; essi possono essere consultati mediante divinazioni oppure manifestarsi autonomamente in sogno. Il viaggio nell'aldilà può durare molti giorni, ma la vita ultraterrena non differisce da quella condotta dal defunto in vita: il morto conserverà le stesse abitudini che aveva da vivo. Gli spiriti dei morti che non entrano nel mondo degli antenati diventano fantasmi che iniziano a vagare per il mondo spaventando i viventi. Esiste anche la possibilità della reincarnazione, sia nelle spoglie di umani che di animali, che si verifica nel caso in cui lo spirito ritenga di non aver completato il proprio lavoro in vita.Il culto degli antenati si associa alla venerazione delle loro stools, ovvero uno sgabello di legno dalla forma caratteristica, molto diverso dalle sedie occidentali. La stool è un esempio emblematico di quanto la civiltà africana sia ricca di significati simbolici e spirituali; ogni individuo ne possiede uno, ovvero un oggetto di uso quotidiano che gli viene regalato da bambino. Essa è costruita con il legno di determinati alberi, dimore degli spiriti molto potenti. La stool degli antenati è sottoposta alla cerimonia di annerimento che continua a offrire riposo e conforto al defunto. I funerali hanno una straordinaria importanza nella vita sociale; essi, per la gente facoltosa, possono durare anche molti giorni e attirare migliaia di persone da ogni parte del Paese. I riti funebri servono anche a rafforzare il legame tra i viventi; è possibile, infatti, partecipare ai tambureggiamenti e alle danze che si trasformano in momenti di esaltazione collettiva con lo scopo di allontanare il dolore della morte. La danza occupa un ruolo significativo all'interno dei riti di commiato nel Ghana; se a morire è una donna, sono mimate azioni che rimandano ai suoi lavori domestici.
Le danze funebri, eseguite in tutta l'Africa, costituiscono un tributo al defunto e alla sua abilità nell'espletare i compiti ascrittigli dal ruolo sociale; il ballo rappresenta, inoltre, uno strumento privilegiato nella comunicazione con l'aldilà e ha anche lo scopo di divertire e far socializzare i partecipanti alle varie funzioni. Esistono, poi, alcune danze estatiche che portano alla totale perdita del controllo di sé, come se l'esecutore fosse posseduto.
Presso i Temba, popolazione del Sudafrica, la salma viene colpita con un pulcino fino alla morte dell'animale; in questo modo il defunto viene accolto nel regno degli antenati. In seguito si legano ai piedi e alle braccia le zampe del pulcino e vengono recitate le parole di commiato. La fossa per l'inumazione è di solito a due strati: un primo piano, poi al centro un loculo profondo e ristretto. Nell'abitacolo si pone una coperta sulla quale si adagia la salma avvolta in un lenzuolo bianco; essa è deposta su un fianco e rivolta verso occidente se donna, verso oriente se uomo. Successivamente il loculo viene coperto con bastoni o con piccole assi che hanno la funzione di isolare la salma, creando una bara naturale. Sopra la testa è posta una stuoia e il tutto è rivestito con foglie di tek sulle quali si spalma l'argilla che chiude, sigillandolo, l'abitacolo. Infine, si ricopre con la terra. Dopo tre giorni per l'uomo e quattro per la donna, vengono officiati riti complementari che consistono nel sacrificare un pollo o una faraona.
La tribù Luba della Repubblica Democratica del Congo considera i defunti come spiriti che devono essere rispettati attraverso l'esecuzione di danze sacre; le donne compiono movimenti specifici in onore dei morti, amasinduka, mentre gli uomini praticano una sorta di combattimento rituale con la lancia e lo scudo, omukovo.
I malgasci guardano alla morte con grande rispetto, conferendo all'aldilà la stessa importanza che si dà al presente. Chi piange un defunto pratica elaborati riti funebri e, se si ritiene che il morto sia scontento, vengono celebrate ulteriori cerimonie per soddisfarlo. La più famosa di queste funzioni è il famadihana, o rovesciamento delle ossa, durante il quale la salma viene riesumata, quindi la si intrattiene, le si parla e infine la si seppellisce in un nuovo sudario insieme a vari doni.
Il fiume nella cultura africana è il simbolo del viaggio verso una meta vicina o lontana e costituisce anche il confine spirituale tra i viventi e i defunti.
La morte, dunque, è considerata dagli africani in stretta comunione con la vita; il culto collettivo dei defunti diventa un momento fondamentale in cui i parenti, i familiari e gli amici si riuniscono per riflettere e per prendere delle decisioni. La perdita di una persona cara non è associata soltanto al dolore, ma anche alla gioia di poter partecipare a funzioni che mettono in comunicazione con l'oltretomba.