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Il sipario si è chiuso per sempre

La scomparsa di Gigi Proietti, una grande perdita per il mondo dello spettacolo e della cultura italiani.


Non è stato il covid a portarselo via, ma un subdolo attacco di cuore. Ha lasciato questo mondo con un ultimo colpo di teatro, andandosene proprio il giorno del suo ottantesimo compleanno, a poche ore dall’inizio dei festeggiamenti, quasi fosse uno scherzo, una beffa ben orchestrata per celebrare quella data un po’ scomoda in cui era nato e sulla quale aveva sempre ironizzato  "Che dobbiamo fa'? La data è quella che è, il 2 novembre".

Non era figlio d’arte il grande Gigi Proietti, ma il talento quando c’è (e lui ne aveva da vendere!) non esita a manifestarsi. Una carriera lunghissima, iniziata ai tempi dell’università quando con un gruppo di amici si esibiva ogni sera nei locali della capitale. Sempre negli anni Sessanta risale anche il suo debutto in teatro, quello impegnato, d’avanguardia, dove riscuote i primi successi interpretando testi di Brecht, Gombrowicz e Moravia. La svolta vera e propria, quella che l’ha fatto conoscere al grande pubblico, arriva con una “botta di fortuna” come ebbe ad ammettere lo stesso Proietti,  quando fu chiamato da Garinei e Giovannini, a sostituire Domenico Modugno, a causa di contrasti con Renato Rascel, nel musical Alleluja brava gente con Mariangela Melato e il citato Rascel. “Lì mi resi conto che si poteva coniugare il teatro ludico, divertente, con la qualità artistica: il cosiddetto teatro popolare”.

Da quel momento è un incessante susseguirsi di successi, molti dei quali scritti, oltre che interpretati, da lui stesso. L’elenco è veramente corposo e spazia dal teatro al cinema fino alla televisione, dove è stato protagonista di numerose serie TV, tra cui l’indimenticabile Maresciallo Rocca che battuto ogni record d’ascolto.

Attore geniale abile nel passare con naturalezza dai registri più alti a quelli più popolari, showman istrionico capace da solo sul palco di catalizzare il pubblico per ore, cantante, autore, regista  e doppiatore (da Richard Burton, Richard Harris, Marlon Brando, Robert de Niro, Dustin Hoffman fino a Gatto Silvestro!): tutto questo è stato Gigi Proietti, un autentico mattatore, che si muoveva agilmente nel varietà con le macchiette di Petrolini oppure facendo il verso agli chansonnier francesi con la divertentissima Nun me rompe er ca', tanto quanto nel teatro drammatico interpretando con altrettanta spontaneità e maestria le opere di Shakespeare. Un artista a tutto tondo che ha intrattenuto, fatto divertire e commosso più generazioni. Ha inoltre ricoperto il ruolo di direttore artistico del teatro Brancaccio di Roma e del Globe Theatre, il teatro elisabettiano da lui creato e guidato per 17 anni che ora porterà il suo nome. Famosa anche la sua accademia di recitazione in cui si sono formati personaggi del calibro di Flavio Insinna, Enrico Brignano, Giorgio Tirabassi, Francesca Reggiani e tanti altri.

A detta di tutti coloro che l’hanno conosciuto o con cui ha lavorato, la sua bravura era accompagnata da un carattere amabile, sempre gentile e pacato, come ha ricordato anche don Walter Insero nell’omelia durante la cerimonia delle esequie: "Non è mai stato divo, anzi era un antidivo… Era una persona dolce, con un forte senso del pudore. Nelle relazioni metteva amore e tenerezza” e ancora: "Gigi aveva un rapporto speciale con il suo pubblico, era un uomo mite, paziente e per nulla litigioso né vendicativo, colto e raffinato con una bella intelligenza che ha messo a servizio e a frutto. Dopo l'esperienza del teatro d'avanguardia e sperimentale Gigi ha preferito la semplicità".

Giornata di lutto cittadino a Roma il 5 novembre, quando si è svolta una doppia cerimonia funebre: dapprima un saluto pubblico al Globe Theatre, dove Proietti ha ricevuto il suo ultimo lunghissimo applauso, seguito poi dalla funzione religiosa, svoltasi in forma privata, nella chiesa degli Artisti. Un commosso corteo spontaneo ha accompagnato il feretro per la città con cui l’artista aveva un legame speciale, orgoglioso di farne parte e grande tifoso della Roma. "Me viè da piagne... ma che sarà... ciao Gigi, esempio di romanità" è lo striscione che la società ASR, in perfetto stile calcistico, gli ha dedicato per dimostrare l’affetto di un’intera comunità.
 
Alessandra Natalini


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