- n. 5 - Luglio/Agosto 2018
- Cultura
Resurrezione ed eterna salvezza
La morte nella religione cristiana: la resurrezione di Cristo e le diverse visioni dell'oltretomba tra purgatorio e paradiso.
Da questo numero di Oltre Magazine ha inizio un tentativo di esplorazione del concetto morte nelle religioni più diffuse in Europa: il significato che ne viene attribuito, come deve essere affrontata e soprattutto che cosa succede dopo. Cominceremo con uno sguardo al Credo maggiormente esteso: il Cristianesimo.
La storia della cristianità è molto vasta. Nel corso dei secoli questa religione è stata caratterizzata da scismi, alleanze e cambiamenti che forse di motivazioni spirituali ne avevano ben poche, ma che hanno definito un concetto di aldilà variegato e denso di colpi di scena.
Il testo di riferimento da cui la religione stessa trae spunto
è la Bibbia, che si divide in Antico Testamento,
di derivazione ebraica e Nuovo Testamento scritto in un periodo che va dal I al II secolo d.C. La tradizione che nel libro biblico ebraico ci racconta della morte non coincide in ogni punto con il Nuovo Testamento; inoltre nel medioevo sono stati scritti molti testi che hanno dato vita ad una terza visione dell'aldilà che è andata man mano affiancandosi alle prime due.
In questa stratificazione di concetti e di interpretazioni differenti, l'unica verità affermata da tutti risiedeva e risiede tutt'ora nella Resurrezione. Il Cristianesimo definisce un punto di svolta nelle religioni monoteiste, introducendo la figura di un personaggio nuovo: Cristo. Egli non solo risorge, ma dà delle chiare indicazioni ai fedeli su come raggiungere il Paradiso ed assicurarsi la salvezza eterna. Per poter risorgere i cristiani devono innanzitutto essere battezzati, ricevere l'Eucarestia e aver condotto una vita onesta. Anche i Greci con i Misteri Eleusini e gli ebrei avevano ampiamente esplicitato il concetto di salvezza tramite la resurrezione dell'anima, ma il Cristo, secondo la tradizione religiosa morendo e risorgendo, ne dà una prova tangibile.
Egli racconta ai discepoli del viaggio verso l'aldilà definendo una scissione tra anima e corpo.
L'anima risorge dopo la morte, il corpo risorgerà successivamente nel giorno del Giudizio universale in cui i giusti avranno la grazia del paradiso ed i peccatori verranno gettati in un lago di fuoco. Molto
interessante è la visione dell'Inferno, che diventa sempre più articolata fino al Medioevo.La religione cristiana racconta con dettagli minuziosi le sorti dei peccatori parlando di pene atroci. Se in molte credenze precedenti le anime degli ingiusti venivano annientate definitivamente dopo il trapasso, negli inferi cristiani si soffre parecchio e si soffre in eterno. Questo carattere di eternità diventa qualcosa di ancora più spaventoso che spinge il credente devoto ad essere molto attento al proprio comportamento in vita.
Il regno dei vivi e quello dei morti rimangono comunque molto legati tra loro, tanto che uno può influenzare l'altro. Le anime dei peccatori che hanno una speranza di redenzione, ascendono infatti al Paradiso dopo aver scontato delle pene ma anche, e soprattutto, grazie alle preghiere dei vivi e alle messe di suffragio. Allo stesso tempo le anime dei defunti possono vegliare sui propri cari in vita.
La visione dell'Apocalisse di Paolo
Nella storia della cristianità non è solo Gesù Cristo a dare una chiara definizione dei luoghi
post mortem. Molto interessante è la visione raccontata nell'Apocalisse di Paolo. La sua storia è custodita in
un testo apocrifo, non riconosciuto dalla chiesa ufficiale, scritto in lingua greca e tradotto successivamente in latino. Egli afferma che nell'altro mondo non esistono solo il Paradiso e l'Inferno, ma
rivela una rappresentazione più ricca in cui prima di arrivare al Paradiso bisogna salire oltre tre Cieli. Il tre è un numero simbolico e ricorda la triplice essenza di Dio, la Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Secondo questa concezione il primo Cielo è quello degli uccelli, dei venti e delle piogge, il secondo è rappresentato dal firmamento ed infine il terzo è il regno di Dio.
Il giorno del giudizio universale tutte le anime dei giusti resusciteranno secondo la tradizione e si ricongiungeranno ai loro corpi nel regno di Dio. Per accedere ad ogni Cielo si devono oltrepassare alcune porte, proprio come nella tradizione egizia era solito fare il faraone dopo la morte nel viaggio verso la sua resurrezione; ma se le porte del faraone contengono iscrizioni di formule magiche, le porte dei Cieli di Paolo recano iscritti i nomi dei giusti che vivono ancora sulla terra. Oltre il terzo Cielo si può finalmente raggiungere la terra promessa, che si trova ad est della terra abitata dagli uomini. Non a caso anche l'orientamento dell'altare nelle chiese viene rivolto ad est che è il punto in cui sorge il sole ed il punto in cui si credeva risorgesse il faraone dopo la sua morte.
Il Purgatorio
Il Purgatorio, quale terra di mezzo
dove purificare l’anima dalle proprie colpe prima della completa redenzione, nasce fisicamente nel Medioevo ed è stato nel tempo motivo di grandi discussioni. Qui vi dimorano temporaneamente le anime di coloro che non sono stati né tanto cattivi da meritarsi la dannazione eterna dell’inferno ma neppure tanto buoni da poter accedere direttamente al paradiso, un luogo di espiazione in attesa del perdono finale.
La prima volta in cui il Purgatorio viene citato risale al XII secolo. Non tutte le tradizioni cattoliche ne riconoscono l'esistenza anche perché non viene esplicitamente menzionato nella Bibbia. Nel 1240 l'università di Parigi lo ingloba in una visione eretica dell'aldilà e Papa Innocenzo IV afferma la sua inesistenza. Gesù Cristo morendo sulla croce ha espiato completamente i peccati degli uomini quindi, secondo tale idea, non ha senso l'esistenza di un luogo in cui doversi purificare nuovamente. Nell'immaginario popolare però il Purgatorio è sempre esistito e con esso sono nate le indulgenze, le preghiere e le messe rivolte ai defunti.
Tra il 1307 ed il 1321 Dante scrive la sua opera più grande -
la Divina Commedia - una delle più importanti testimonianze della civiltà medievale, il poema didascalico-allegorico
che meglio riassume il concetto religioso del tempo e che ha influenzato in modo trasversale l’immaginario collettivo dell’aldilà. Nella cantica dedicata al Purgatorio, lo descrive in modo meticoloso costruendo un'immagine, a tratti folkloristica, che nei secoli è arrivata fino a noi.
Il Purgatorio per i cristiani è una speranza in più, un’ulteriore occasione concessa dall’Onnipotente per poter raggiungere la salvezza e risorgere a vita eterna.
La resurrezione è una certezza, uno degli elementi fondanti della religione stessa e Cristo è il suo tramite, come affermato nel vangelo secondo Giovanni:
“Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se è morto vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno”.
Miranda Nera