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NELLA CHIESA DI SAN GIROLAMO ALLA CERTOSA DI BOLOGNA

IL RESTAURO DELLE TELE DI FRANCESCO GESSI

Dal 27 novembre al 12 dicembre 2004 il Comune di Bologna, in collaborazione con la locale Soprintendenza ai Beni Storico-Artistici, ha presentato il restauro di due importanti dipinti di Francesco Gessi. Si tratta di due opere di grandi proporzioni (cm. 450x350 circa), La Pesca miracolosa e la Cacciata dei mercanti dal Tempio, datate entrambe 1648. Il restauro di queste due tele completa il recupero delle otto opere facenti parte del ciclo cristologico conservato nella Chiesa di San Girolamo alla Certosa di Bologna. Un complesso pittorico che coinvolse i più importanti pittori bolognesi dell'epoca, tanto da costituire un unicum nel panorama artistico bolognese di metà '600. Proprio per questo motivo sono stati realizzati all'interno della chiesa cinque incontri inerenti il ciclo pittorico e il patrimonio storico-artistico conservato al suo interno, coinvolgendo i più importanti storici dell'arte locali e riscuotendo un grande interesse di pubblico. Tradizionalmente a Bologna non si dipingevano grandi cicli di storie a più mani e, quando questo succedeva, era di solito risolto con la tecnica dell'affresco. Il formato orizzontale e le grandi dimensioni delle tele furono una novità mai più ripetuta in ambito bolognese. Gli artisti coinvolti si trovarono quindi a dover risolvere la struttura compositiva con un formato e una dimensione a loro estranea. La commissione del ciclo da parte di uno degli ordini monastici più ricchi della città e la conseguente visibilità che ne sarebbe conseguita per l'artista fu tale che proprio pittori come il Gessi chiesero un compenso irrisorio per il loro lavoro.

Il nostro artista, ormai anziano (morì a 61 anni un anno dopo aver completato le tele), chiese un compenso di 1500 lire includendovi anche le quattro tele laterali con i santi martiri certosini; a fronte delle 3125 lire che il Guercino chiese per una sola pala d'altare da collocare nella stessa chiesa e oltretutto di dimensioni più piccole.

Francesco Gessi era uno dei primi scolari cresciuti nella bottega di Guido Reni e rappresenterà, insieme a Giovan Andrea Sirani (autore di una delle tele dello stesso ciclo), la continuità della tradizione classicista del suo maestro in ambito locale. Tale era la sua bravura nel dipingere che il Malvasia - storico e biografo contemporaneo al pittore - ne indicava la "tenerezza così grande e fresco impasto che più desiderar non si poteva" tanto da essergli invidiata dallo stesso Reni. Le tele della Certosa rappresentano un estremo tentativo di aggiornamento artistico. La Cacciata risulta influenzata dallo stile classicista francese, allora in voga a Roma a causa della presenza di Poussin; mentre la Pesca presenta caratteri più semplificati, un timbro di colore più cupo e un uso marcato del chiaroscuro, facendo pensare che i suoi due soggiorni a Napoli abbiano lasciato il segno sulla sua memoria.

Al momento del distacco dalle loro cornici le tele presentavano gravi e complessi problemi conservativi che hanno richiesto per il recupero un differente approccio per ognuna di esse. La Pesca miracolosa era ormai da anni protetta da ritagli di carta giapponese per evitare il progressivo allargamento delle cadute di colore. La Cacciata dei mercanti dal Tempio mostrava numerose zone in cui i colori presentavano ampie ossidazioni biancastre, oltre a diffuse cadute dei colori superficiali che ne lasciavano intravedere altri e di timbro diverso.

Durante il processo di consolidamento e restauro, realizzato dal Laboratorio degli Angeli di Bologna grazie al contributo di Unicredit Banca, si è potuto constatare che i dipinti presentavano tali e tanti pentimenti da far pensare inizialmente ad una ridipintura da parte del Gessi su un'opera sottostante di mano diversa. La Cacciata risultava completamente ridipinta e variata con aggiunte e modifiche in ogni particolare. Le correzioni interessavano oltretutto anche il colore, più volte cambiato sullo stesso particolare. Ad esempio, il rosso della veste del cristo inizialmente era più scuro e solo successivamente venne stesa una campitura di colore più brillante.

La Pesca presentava meno modifiche, ma di certo non meno vistose. Basti pensare all'albero collocato sulla sinistra che inizialmente era una palma, o alla posizione dei due apostoli immediatamente alla destra di Cristo che oltre ad essere spostati decisamente verso sinistra presentavano una posizione delle mani e una inclinazione delle teste completamente diversa. Fortunatamente, le fonti storiche hanno confermato questo complesso processo creativo di Francesco Gessi che era solito ritoccare, aggiustare e modificare continuamente le sue opere prima di consegnarle, fugando l'ipotesi di un dipinto di altra mano completamente ritoccato dal nostro artista. A maggior confutazione di questa tesi, l'analisi stratigrafica del colore ha confermato l'assoluta omogeneità degli strati preparatori stesi dal pittore per preparare ambedue le tele.

Il restauro ha dovuto porre rimedio anche ai precedenti restauri eseguiti negli anni '40 del secolo scorso. La Cacciata presentava ampie ridipinture ormai ossidate, mentre la Pesca aveva subito l'applicazione sul retro di una tela di rinforzo che causava gravi tensioni alla tela originale, provocandone le cadute di colore. Ambedue le tele esibivano inoltre un vistoso ingiallimento non omogeneo della vernice protettiva che disturbava la corretta lettura dei rapporti cromatici. Gli interventi di conservazione e restauro sono stati molto complessi non solo per la quantità di problemi conservativi che presentavano, ma anche per le loro dimensioni fuori dall'ordinario, che hanno richiesto allo staff di restauratori attenzioni particolari e notevole dimestichezza nel gestire le fasi di lavorazione.

Dopo essere state visibili al pubblico da una distanza ravvicinata (la Cacciata era stata lasciata a terra per poterne valutare appieno la qualità e la complessità del processo creativo), le due opere sono state ora ricollocate nelle loro cornici e finalmente la chiesa ha riacquistato appieno il suo aspetto severo ma sontuoso, dovuto alla presenza di numerose e importanti opere d'arte che vanno dal periodo della sua fondazione nel XIV secolo fino al XIX secolo inoltrato, epoca in cui la chiesa faceva già parte del cimitero cittadino.

 
Roberto Martorelli


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