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L'ULTIMO REQUIEM
VIENE DALLA POLONIA

La Messa da requiem è un genere musicale che ha avuto la sua massima fioritura a partire dalla fine del secolo XVIII e lungo il corso dell'Ottocento; piuttosto rare sono le sue riapparizioni degne di nota nel XX secolo, accomunate per lo più dal fatto di essere collegate in qualche modo a grandi eventi o svolte storiche: così fu ad esempio per il War requiem di Benjamin Britten (di cui già si è parlato su questa rivista), e così è, in una certa misura, anche per l'ultimo grande lavoro di questo tipo, il Polnisches requiem (Requiem polacco) per soli coro e orchestra di Pendereckj (1984).
Krzysztof Pendereckj, nato nel 1933, è il più importante compositore polacco contemporaneo; nel suo Paese era stato il primo, alla fine degli anni Cinquanta, ad adottare i canoni della Nuova Musica (Boulez, Stockhausen), nella quale peraltro ben presto trovò una via del tutto personale: ciò che la caratterizza, fra l'altro, è un particolare impegno nella vocalità corale, e un interesse spiccato per tematiche di tipo religioso e filosofico, in cui si rispecchia anche la sua fede cattolica, assai intensamente vissuta.
A partire dagli anni Settanta, poi, Pendereckj ha man mano lasciato dietro di sé lo sperimentalismo avanguardistico, per recuperare forme e stili del passato, dedicandosi in particolare a grandi lavori sinfonico-corali, alcuni dei quali strutturati intorno a momenti importanti della liturgia cattolica. È in questo quadro che nasce il suo Polnisches requiem, alcune delle cui varie sezioni erano state in realtà ideate in diverse occasioni nei primi anni '80 ed eseguite singolarmente come pezzi autonomi.
Se passiamo in rassegna tali lavori, verificheremo facilmente quel fondamentale collegamento a eventi e svolte storiche, contemporanee o del passato recente, cui prima si accennava: il Lacrimosa era stato scritto nel 1980 per l'allora presidente Lech Walesa e per il sindacato Solidarnosc, in memoria delle vittime della repressione subita dal movimento dei portuali di Danzica; l' Agnus Dei, scritto in una sola notte, è dedicato alla memoria della grande figura del cardinale Wyszynski, amico del compositore e storico protagonista di alcune fasi cruciali della storia polacca; nel 1982 viene beatificato il francescano Maximilian Kolbe, che ad Auschwitz nel 1941 aveva offerto la propria vita in cambio di quella di un altro deportato, che aveva moglie e figli: in quest'occasione Pendereckj scrive il Recordare, Jesu pie; il Dies Irae, infine, staccandosi dall'attualità più immediata, ricorda l'insurrezione di Varsavia del 1° agosto 1941 contro i nazisti. È dunque giustificata l'impressione che molti ascoltatori hanno avuto: questo ultimo (finora…) grande Requiem che la musica occidentale ci ha donato non è tanto una messa per i morti quanto una messa per le sofferenze di una intera nazione.
 
Franco Bergamasco

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