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Emergenza Covid-19: implicazioni nel settore delle onoranze funebri
L’impatto della crisi Covid-19 sul settore funerario: norme, regole e prescrizioni del Ministero della Salute dall’inizio della pandemia a oggi.
La
crisi legata alla diffusione del Coronavirus ha stravolto profondamente le nostre vite e colpito duramente molti settori produttivi, comportando la necessità, per molte imprese, di adattarsi al nuovo contesto economico, anche alla luce delle disposizioni governative.
Importanti anche le
implicazioni sul settore funerario: sin dall’inizio della pandemia, infatti, il Ministero della Salute ha imposto significative limitazioni allo svolgimento delle cerimonie funebri e prescritto una serie di disposizioni anti contagio rivolte agli addetti alle onoranze funebri, prescrizioni che sono state oggetto di successivi aggiornamenti in relazione all’evoluzione dello stato di emergenza.
Le
norme più restrittive sono state emanate in concomitanza con il primo picco dei contagi, quello che ha attraversato il nostro paese nel periodo compreso tra marzo e aprile e che è stato accompagnato da un significativo aumento dei ricoveri in terapia intensiva e dei casi di mortalità connessi all’evento epidemico.
Con la
circolare n.11285 dell’1 aprile 2020 recante “Indicazioni emergenziali connesse ad epidemia COVID-19 riguardanti il settore funebre, cimiteriale e di cremazione”, il Ministero della Salute ha definito una serie di
procedure e comportamenti adeguati per gli operatori del settore funebre nella fase emergenziale determinata dall’epidemia di Coronavirus, validi per l’intero territorio nazionale.
Il documento si poneva un duplice obiettivo: da un lato quello di fornire agli operatori del settore funebre le cautele da adottare per la prevenzione di rischi biologici, dall’altro l’imposizione di norme per regolare lo svolgimento dei servizi di sepoltura e cremazione, al fine di evitare assembramenti ed ogni situazione potenzialmente in grado di aggravare la diffusione del contagio.
Dopo aver introdotto le precauzioni generali da seguire, in via cautelativa, con tutti i defunti per i quali non era possibile escludere del tutto il contagio da Covid-19 nei momenti precedenti al decesso, la circolare del Ministero delineava dettagliatamente le linee guida cui attenersi in circostanze quali riscontri diagnostici, trasporto funebre, gestione dei cimiteri e dei crematori sul territorio nazionale.
Senza addentrarci troppo sulle singole disposizioni previste dalla circolare, ci occuperemo di
evidenziare i punti che riteniamo abbiano avuto maggiore impatto sull’attività degli operatori funebri in Italia.Stante il divieto assoluto di svolgere cerimonie religiose e civili precedentemente imposto dal Governo, il documento imponeva di evitare qualsiasi tipo di contatto con il caro estinto da parte di parenti o conviventi (inclusi carezze e gesti di affetto), prescrivendo agli operatori sanitari un adeguato isolamento del defunto con sacchi impermeabili adeguatamente disinfettati, al fine di arginare possibili rischi di contagio. Se il decesso era avvenuto in casa, era d’obbligo per gli addetti al trasporto funebre assicurarsi che le operazioni di incassamento avvenissero con la massima attenzione. riducendo le occasioni di contatto e avvolgendo, dove possibile, la salma con un lenzuolo opportunamente disinfettato.
Solo gli addetti adeguatamente preparati e protetti erano autorizzati a manipolare il defunto per svolgere le azioni necessarie all’inumazione o alla tumulazione, utilizzando le dovute precauzioni e indossando i dispositivi di protezione individuale. Per tale ragione era richiesto il rispetto di tutte le misure di igiene finalizzate al contenimento dell’infezione e preventivamente prescritte al resto della popolazione, quali lavaggio delle mani, utilizzo di disinfettante liquido, sanificazione degli ambienti. In aggiunta a ciò, era previsto l’obbligo di indossare mascherine chirurgiche, occhiali per la protezione degli occhi (o visiera a copertura totale del viso), camici monouso impermeabili, guanti doppi o spessi, calzature da lavoro chiuse.
Era in ogni caso fatto divieto, ad aziende e operatori nel settore funebre, l’esecuzione di attività quali vestizione del defunto, tanatocosmesi, trattamenti di imbalsamazione o conservativi.
In presenza di difficoltà ricettive dei cimiteri o dei crematori nella regione di appartenenza, era consentito il ricorso a case funerarie, strutture per il commiato o chiese in funzione di luoghi di destinazione intermedia dei feretri. A ciò facevano poi seguito le consuete operazioni di trasporto funebre, da effettuarsi obbligatoriamente a cassa chiusa, verso il cimitero di riferimento o un crematorio disponibile per la cremazione.
Gli addetti alle onoranze funebri erano tenuti ad eseguire le operazioni di inumazione, tumulazione e sepoltura in condizioni di sicurezza e in cimiteri rigorosamente chiusi al pubblico, per evitare i rischi di contagio dovuti ad assembramento dei visitatori. Era inoltre prescritto il rinvio delle operazioni di esumazione ed estumulazione, ordinarie e straordinarie, non strettamente necessarie.
Non è difficile immaginare il pesante carico emotivo di cui si sono fatti carico gli operatori delle onoranze funebri in una situazione drammatica come quella determinata dalla crescita esponenziale dell’epidemia di Covid-19. É a tal riguardo che raccogliamo di seguito la
testimonianza del titolare di Nebulonghi, impresa di onoranze funebri operante a Milano e in Lombardia, una delle regioni in assoluto più colpite nelle prime fasi della pandemia.
Se, da un lato, gli addetti funebri hanno dovuto intensificare i propri sforzi, lavorando fino a 12 ore al giorno durante il picco dei contagi, dall’altro hanno dovuto fare i conti con i timori legati alla potenziale esposizione al virus durante lo svolgimento della propria attività. Pur attenendosi scrupolosamente alle direttive del Ministero della Salute e utilizzando i dispositivi di protezione prescritti, in un contesto caratterizzato dall’incertezza e dell’imprevedibilità come quello della prima ondata, lo spettro del contagio era sempre presente. Si avvertiva nitidamente, inoltre, la percezione di paura e stress da parte delle famiglie che avevano subìto la perdita dei propri cari in una circostanza così inusuale e drammatica, provate anche dall’impossibilità di dare un’ultima carezza al proprio caro o di celebrarne il ricordo con il funerale, cerimonia che in un paese cattolico come l’Italia ha radici molto profonde.
Con l’inizio della cosiddetta
‘Fase Due’ dell’emergenza Coronavirus, che ha avuto luogo in concomitanza con il rallentamento della curva dei contagi in Italia, il Ministero della Salute ha apportato alcune modifiche alle disposizioni precedentemente descritte, allentando di fatto alcune delle restrizioni legate alla celebrazione dei funerali e all’accesso ai cimiteri da parte dei visitatori. Il riferimento è, nello specifico, a quanto previsto dalla
circolare del Ministero della Salute n.15280 e dalle indicazioni contenute nel
Decreto Legge 16 maggio 2020, n. 33, recante “Ulteriori misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19” (consultabile nel
sito della Gazzetta Ufficiale).
Attualmente è liberamente consentito lo svolgimento di cerimonie funebri, in chiesa e al cimitero, purché i partecipanti (non necessariamente congiunti) rispettino scrupolosamente i comportamenti prescritti per arginare la diffusione del Covid-19: protezione delle vie respiratorie con mascherine idonee per l’intera durata del funerale e rispetto della distanza interpersonale di almeno 1 metro con gli altri partecipanti (da cui consegue il divieto di ricorrere ad abbracci per porgere le proprie condoglianze o alle strette di mano per scambiarsi il segno della pace durante la cerimonia funebre).
Vietato in ogni caso l’accesso in chiesa, o nei locali adibiti allo svolgimento della cerimonia funebre, in caso di temperatura corporea superiore ai 37,5 gradi: è compito del parroco, a tal proposito, incaricare un addetto alla sicurezza alla rilevazione della temperatura corporea dei partecipanti prima dell’inizio delle celebrazioni.
Raccomandata la celebrazione del funerale all’aperto; qualora ciò non fosse possibile, è opportuno procedere all'aerazione dei locali in cui ha avuto luogo la cerimonia al termine della stessa ed un’adeguata sanificazione degli ambienti, da effettuarsi pulendo gli arredi e le superfici con detergenti ad azione antisettica.
É ancora presto per dire se il 2021 segnerà un decisivo cambio di passo nella lotta al Covid-19, anche se l’avvio della campagna vaccinale sembra far sperare in tal senso. L’auspicio è naturalmente quello che la crisi sanitaria possa rientrare e tutto possa tornare nella normalità nel più breve tempo possibile. E che magari si possa
vivere con maggiore consapevolezza tutto ciò che durante il lockdown ci era stato precluso, non ultima la possibilità di stare insieme, anche nei momenti più delicati della nostra vita come quello della scomparsa di una persona cara.