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dalle esigenze di ieri a quelle di oggi, dall'armonia al riutilizzo degli spazi

QUANDO IL CIMITERO ERA MONUMENTALE

Passato, presente e futuro del camposanto. Luogo di sepoltura, spazio sociale e storico che si confronta con le nuove esigenze di gestione dei tempi moderni. Se ne è parlato a Bologna il 10 giugno scorso alla tavola rotonda "I cimiteri. Architettura, urbanistica e nuovi modelli gestionali", all'interno del VI Congresso Internazionale "La buona morte e il lutto".

Con il cambiamento dei costumi e degli stili di vita e con l'incremento della cremazione, il futuro di cinerari e ossari potrà essere il ritorno in città? Quali saranno le nuove prospettive del rapporto tra vivi e morti? Queste alcune delle domande che ha sollevato Mauro Felicori, Presidente dell'ASCE e moderatore dell'incontro. Felicori ha provocato i relatori sollecitandoli su alcuni punti fondamentali, dalle prospettive antropologiche alla privatizzazione della morte e del ricordo. Anche in questo campo attenzione al rapporto con la natura: non più grandi memoriali, ma piuttosto piccoli cimiteri inseriti in parchi e giardini. Tutte tendenze che sollevano il problema della crisi del cimitero nella sua concezione classica, nella sua centralità urbana: le strutture cimiteriali vengono analizzate e si pensa alle nuove esigenze dell'oggi e del domani, con estrema attenzione al riuso delle tombe nei monumentali.

 

 

DALLO SPAZIO INDEFINITO A QUELLO LIMITATO

Il significato della spazialità in un cimitero e il valore della carica umana. Strumento culturale di valorizzazione del territorio, per reinventare il rapporto con la città metropolitana. Ce lo ha spiegato Glauco Gresleri, illustre architetto intervenuto in rappresentanza della Conferenza Episcopale Italiana. Ha parlato della diversa dimensione degli spazi temporali tra "il prima e il dopo", del senso dell'esistenza dove "il luogo dell'inumazione assurge per noi ad una dimensione concreta". Una consapevolezza che emoziona. "Se visitiamo i cimiteri di nuova costruzione, forse non troviamo questa capacità di liberare il nostro animo verso dimensioni diverse, più astratte". Prima di ogni ipotesi di forma e di strutturazione occorre cogliere la forza misterica della grande architettura, anche per i piccoli cimiteri. Per la creazione di un luogo significativo e dotato di una "mistica spiritualità". Gresleri ha sottolineato la vastità dei grandi impianti, la definizione degli spazi, della "recinzione", del "muro" che ha una carica di valore simbolico che trasforma lo spazio indefinito in spazio limitato. Si è anche soffermato sulla cremazione. E parlando di "segni", quello della terra perde il suo valore nella cremazione: "il fenomeno legato al segno del passaggio non si consuma più nello spazio, ma nel tempo".

L'ESPERIENZA DI MILANO

Giulio Gallera, Assessore ai Servizi Funebri e Cimiteriali del Comune di Milano, ha sottolineato come fino agli inizi del Novecento i cimiteri monumentali siano stati dei veri e propri musei a cielo aperto, luoghi dell'affermazione del proprio status sociale e luoghi d'arte e di architettura. "Dagli anni '20 è iniziata la crisi: hanno cominciato a non essere più il luogo centrale della vita sociale; la morte è diventata una cosa da rimuovere. Abbiamo quindi oggi, nelle nostre città, cimiteri monumentali poco apprezzati dai cittadini. Da alcuni anni abbiamo cercato di compiere, credo con successo, un'opera di appropriazione di questi musei da parte della cittadinanza, proprio per la valorizzazione di tale vocazione museale". "I cimiteri moderni sono spesso disadorni, essenziali e trascurati dai cittadini e delle pubbliche amministrazioni", ha commentato Gallera. Quindi "devono tornare ad essere luoghi del decoro, della sicurezza, della bellezza, dell'arte. Proprio perché la morte oggi è vista in modo più maturo, il cittadino ci chiede di poter entrare in questi luoghi, di avere servizi efficaci, di essere messo nella condizione di non incontrare difficoltà nel recarsi a ricordare il proprio caro". Concretamente la città si è attivata con un concorso di scultura per un'opera da mettere all'ingresso di un cimitero tra i più disadorni: sono arrivati 85 bozzetti di opere d'arte, a testimonianza della "volontà degli artisti di mettersi in gioco". Ma la vera sfida di Milano sta nella realizzazione di un nuovo cimitero monumentale, lanciata con il project financing, "proprio perché crediamo che il privato controllato dal pubblico possa dare un valore aggiunto". Una vocazione che nasce "per comprendere come oggi possa venire interpretata la monumentalità, per riaffermare come il cimitero possa ancora essere luogo di bellezza e di arte attualizzata, coniugata con una realtà tecnologica, funzionale e confortevole per i cittadini che vanno a visitare la tomba del proprio caro".

 

 

IL RIUTILIZZO DELLE TOMBE E LA REALTÀ DA TUTELARE

"I cimiteri non sono morti e se non lo sono bisogna mantenerli vivi": ne è convinto Roberto Burchielli, direttore dei cimiteri di Genova, che si è addentrato nel problema a partire dall'esperienza di Staglieno, "uno dei cimiteri monumentali più importanti del mondo con 5mila monumenti funerari schedati dal Ministero come beni culturali: la sensazione che trasmette ai visitatori è ... l'affanno che provano salendo le scale, visto che ci sono le barriere architettoniche", ha puntualizzato simpaticamente. Burchielli ha infatti sottolineato che gli elementi promossi da Gresleri andranno tenuti presenti per i cimiteri del futuro, ma associati ad altri. Ha ricordato che "il cimitero monumentale non è costituito solo dall'architettura, ma anche dai monumenti funebri, che sono privati". Per Burchielli, dal punto di vista gestionale, l'architettura funeraria elaborata nel passato dovrà essere studiata nel segno di una evoluzione sociale e dell'analisi di bisogni diversi. "Tre elementi su tutti: le barriere architettoniche, la sicurezza degli operatori e, soprattutto, l'età media sempre più elevata dell'utenza cimiteriale".

Per pensare ai propri cari occorre anche sedersi: "bisogna quindi mettere qualche panchina". Sulle possibilità di modifiche strutturali cimiteriali a fronte dell'aumento della cremazione si è dichiarato "scettico, almeno per quanto riguarda Genova: qui oggi la cremazione è già al 42% e non aumenterà più di tanto. La cremazione non sposta comunque l'asse dei problemi strutturali del cimitero, anzi ci dà un aiuto: permettere che la cassettina delle ceneri venga ricollocata in un monumento di famiglia, rendendo quindi viva la sepoltura". Per il mantenimento e il riutilizzo di tombe che sono vere opere d'arte.

 

 

MONUMENTALE SÌ, MONUMENTALE NO: QUESTIONE DI ARMONIE

Pubblico e privato devono lavorare insieme per Mario Sciannameo, esponente del mondo funerario italiano. Questo per non far morire il cimitero monumentale. "E per ridonarlo a nuova vita occorre armonia". Cimiteri vivibili con "verde e servizi". Negli anni Sciannameo ha visto evolversi le esigenze sociali dei cittadini. "I nostri nonni e i nostri padri si sacrificavano di più per andare in visita ai cari defunti; oggi le masse si vedono solo nei giorni di novembre, ai Santi e ai Morti". Ma oltre l'annuale ricorrenza è difficile catalizzare l'attenzione dei giovani nei confronti di questo luogo. "Le persone necessitano di servizi più efficaci e di migliorie sempre maggiori. E, in caso di cremazione, una lapide che dia il senso del luogo aiuta a dare ai parenti la possibilità di ricordare il defunto, anche se le ceneri stanno nell'urna, o vengono disperse nel giardino, oppure nel lago. Altrimenti tra 50 anni i cimiteri svaniranno col ricordo". È una questione di armonie.

 

 

 
Nadia Grillo

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