- n. 5 - Maggio 2013
- Intervista a...
i presidenti delle quattro Associazioni
Il nostro punto di vista (3/5)
Consiglio Nazionale della Funeraria Italiana, legge quadro nazionale e leggi regionali: quale è la posizione della vostra Organizzazione e quali strategie ritenete indispensabili.
Bellachioma: “Sono temi diversi l’uno dall’altro. Ma vi è un filo conduttore, la ricerca di posizioni condivisibili ed aggreganti. L’obiettivo è quello di trovare soluzioni per non motivare nessuno a remare contro. Siamo infatti consapevoli della pressoché totale assenza di volontà politica ad affrontare la soluzione dei problemi della funeraria, per cui ogni scusa, anche quella di generare qualche scontento, può essere buona per bloccare ogni iniziativa. Non si tratta di vendere l’anima al diavolo. Se questa ricerca è condotta seriamente e nell’interesse collettivo, sarà molto più semplice smascherare la strumentalità di eventuali opposizioni. Il Consiglio Nazionale della Funeraria Italiana non è una nuova Federazione: si tratta di una aggregazione leggera di molteplici componenti, con diverse consistenza ed organizzazione, che convergono con ampie maggioranze su posizioni condivise per rendere più forte la proposta di riforma del comparto”.
Gibellini: “Sul Consiglio Nazionale della Funeraria Italiana ritengo di avere già espresso pubblicamente più volte il nostro pensiero: crediamo in questo organismo e lo consideriamo uno strumento utile per portare avanti la discussione sulle tante problematiche comuni alle diverse espressioni del comparto. Ma perché possa essere riconosciuto dalle Istituzioni come interlocutore attendibile è indispensabile che esso abbia una forma giuridica, anche semplice e snella: riteniamo che la formula migliore sia quella di un Comitato per il quale vengano disciplinati preventivamente i poteri, la durata nel tempo, i diritti di rappresentatività per ciascun Organismo presente e nel quale le cariche sociali vengano determinate secondo criteri di democraticità, per elezione. Occorre redigere un budget preventivo che andrebbe discusso, valutato ed approvato dall’Assemblea per determinare le quote associative annuali; le mansioni routinarie andrebbero svolte dalle Segreterie di ciascuna Associazione, con conseguente risparmio sui costi generali, e la comunicazione dovrebbe essere affidata a professionisti che abbiano maturato conoscenze ed esperienze specificatamente legate alle dinamiche del comparto; gli obiettivi non andrebbero esclusivamente limitati alle normative di riferimento, nazionale e regionali, ma dovrebbero essere adeguati alle linee guida emanate dall’Unione Europea ed ampliati ai tanti temi che, pur rientrando in linea generale anche nei nuovi impianti di legge, assumono carattere di urgenza e andrebbero perseguiti con immediatezza e con determinazione. Questo abbiamo proposto, senza alcuna ambizione personale, né autocandidatura, e su questo desidereremmo ottenere risposte chiare, esaurienti e trasparenti”.
Ronca: “Il tavolo di lavoro proposto dalle due Federazioni dovrebbe essere finalizzato a far quadrare le singole opinioni sulla materia per giungere ad un articolato utile a superare i non pochi problemi che le nuove Leggi Regionali hanno determinato in termini di difformità sui diversi territori. Personalmente ritengo importante focalizzare l’attenzione sui punti che presentano maggiori criticità, trovando posizioni comuni che bene tutelino tutti gli interessi in campo. Lo schema di legge proposto in Senato la scorsa legislatura è un buon punto di partenza; e nel Paese già esistono buone leggi che, se applicate e rispettate, consentirebbero di risolvere molte problematiche”.
Definizione dell’attività funebre: trasporto o servizi alla persona?
B: “Non seguiamo ideologie, né filosofie particolari: l’attività funebre è definita da molteplici leggi emanate nel corso di questi anni, oltre che da un progetto di Regolamento promosso dal Consiglio Superiore della Sanità e da proposte di legge presentate, discusse ed approvate da un ramo del Parlamento nel recente passato. Nessuno fra questi fa riferimento ai servizi alla persona o al solo trasporto. Tutti hanno il pregio di rappresentare la complessità di questa attività che esplica in contemporanea agenzia di affari, commercializzazione di cofani e di componenti funebri in occasione del funerale, trasporto funebre, composizione e vestizione del defunto”.
G: “L’imprenditore funebre svolge un servizio complesso che non può più essere semplicemente catalogato nella categoria dei trasporti. Siamo quindi orientati, sulla scia anche delle Direttive Europee, a considerarlo un servizio alla persona che deve essere regolato da norme che tengano in gran conto tutti gli aspetti principali di una professione che ha, anche e soprattutto, una fondamentale funzione sociale”.
R: “Servizi alla persona, non vi è ombra di dubbio! Da anni sosteniamo questa tesi sulla base di una Direttiva dell’Unione Europea recepita dall’Italia e che, fin dal 2007, è stata riconosciuta anche dall’Istat”.
L’organizzazione e la strutturazione dell’impresa funebre del futuro. Nuove professioni e formazione.
B: “Nella cultura funeraria italiana non si è data importanza a figure professionali presenti da molto tempo in altre culture europee e non: il cerimoniere funebre ed il tanatoprattore. Oggi si sta sviluppando una crescente e positiva attenzione su queste funzioni anche grazie al diffondersi di Case Funerarie e strutture similari. Una maggiore attenzione da parte delle Istituzioni e la predisposizione di adeguati interventi formativi obbligatori aiuterebbe la qualificazione professionale del settore, con grande beneficio per tutto il sistema”.
G: “Il nostro concetto di imprenditoria funeraria credo sia ormai noto a tutti. L’impresa funebre deve puntare su una sempre maggiore professionalità, su costanti aggiornamento e formazione dei propri addetti, sulla assoluta qualità delle prestazioni e dei servizi erogati. Tutto ciò comporta un minimo di strutturazione e di investimenti che solo chi si considera imprenditore comprende di dover affrontare. Un discorso a parte meritano le Case Funerarie che rappresentano il futuro e nelle quali probabilmente risiede una delle principali vie d’uscita dai problemi attuali. Poco importa che siano piccole o grandi: ciò che conta è la dignità di un servizio che solo in tali sedi può essere fornito e che costituisce per i dolenti un conforto e un aiuto psicologico fondamentali in tali tristemente difficili situazioni. Riteniamo indispensabile l’obbligatorietà di una Formazione Professionale qualificata e verificata per gli Operatori che è alla base dello sviluppo della nostra categoria e segna il confine invalicabile per chi vuole contraddistinguere la propria attività nel segno di una reale eccellenza”.
R: “Occorre presentarsi al mercato con grande responsabilità: la formazione, tanto quella obbligatoria quanto quella specialistica, assume un valore sempre più rilevante. Impresari e dipendenti devono conoscere ogni aspetto professionale e possedere nozioni base di psicologia e buone capacità di comunicazione, anche per scrollarsi di dosso i tanti negativi luoghi comuni che da sempre accompagnano gli operatori del nostro settore”.
Privatizzazione di crematori e cimiteri. Rapporti con la compagine pubblica.
B: “Siamo stati sempre promotori dei crematori privati fuori dai cimiteri, ma la proposta dei cimiteri privati non ci appassiona anche per via dei complessi problemi che si dovrebbero affrontare per garantire la collettività in merito alla tutela della salute pubblica, delegata alle competenze del Sindaco del territorio interessato. Non è un caso che, nonostante questa ipotesi sia stata avanzata nella bozza di riforma del DPR 285/90 elaborata a suo tempo dal Ministro Sirchia, essa sia stata lasciata cadere per una sua pressoché impossibile realizzazione a causa delle garanzie da fornire. Si tratta più di una bandiera che di una ipotesi concretamente realizzabile, ma siamo aperti ad ogni confronto sul tema”.
G: “Il riconoscimento di pari opportunità per operatori pubblici e privati anche per la realizzazione di cimiteri e di crematori è uno dei nostri cavalli da battaglia. Alla luce delle attuali condizioni dei cimiteri (alti costi, scarsa sicurezza, frequente disorganizzazione, …) e dei crematori (ridotta funzionalità, tempi di attesa lunghi, …) è indispensabile che gli Operatori privati godano di identiche opportunità rispetto a quelli pubblici eliminando obsoleti regimi di monopolio e consentendo a tutti i soggetti di potersi confrontare ad armi pari sulle sempre più evolute richieste della società contemporanea”.
R: “Da tempo ci siamo già espressi sull’argomento: siamo assolutamente favorevoli ad una privatizzazione che potrebbe garantire servizi più efficaci alla collettività e nuova occupazione. La formula migliore potrebbe essere, a nostro avviso, quella di società miste in cui al privato competano gli oneri imprenditoriali e al pubblico l’esercizio di una funzione di controllo a tutela e a garanzia di ogni diritto dei cittadini”.