LA PREVIDENZA FUNERARIA
Carissimo "Viaggiatore",
seguo sempre con attenzione e interesse su Oltre Magazine i suoi articoli che spaziano su diversi argomenti. Mi riferisco questa volta a quanto scrive sul numero di febbraio (pagina 32) circa i ritardi di sviluppo esistenti in Italia in alcuni settori e, a proposito dei prodotti assicurativi funerari, a quanto testualmente afferma: "Non si capisce bene perché da noi la previdenza funeraria stenti a svilupparsi…". Una domanda alla quale, con la sua esperienza, potrebbe aver anche già trovato una risposta. Beh, comunque, io una ipotesi di spiegazione l'avrei immaginata. È cattiva, ma - come dice Andreotti - a pensar male si fa peccato, però qualche volta si coglie nel segno. Ecco dunque come la vedo io.
La previdenza funeraria è senz'altro importante, tanto è vero che essa rappresenta una parte consistente nelle attività di molte organizzazioni funebri estere. Ed è certamente in crescendo, ovunque. Va anche detto che nel fare raffronti bisogna tener presente le situazioni socio-culturali locali e quindi non debbono meravigliare i numeri della Spagna dove il contratto assicurativo per il funerale è quasi un regalo di battesimo! Come pure quelli nord americani dove è consuetudine assicurarsi per ogni tipo di evenienza (in questo caso più che certa!). Tornando ai paesi europei, in alcuni la maggioranza degli operatori funebri appartiene a compagnie assicurative e, quindi, va da sé che essi siano impegnati in questo senso. In altri è stata fatta una intelligente opera di promozione che è stata altrettanto intelligentemente recepita dagli operatori e pertanto posta in essere con successo e soddisfazione economica. Non va però sottaciuto che i costi di tale promozione sono rilevanti e quindi o si hanno le spalle grosse oppure bisogna mettersi insieme. Da ultimo, ma non ultimo, dobbiamo considerare l'incidenza del fattore psicologico-scaramantico: non è senz'altro facile affrontare l'argomento (parlare del proprio funerale quando siamo ancora vivi? Scherziamo? Mai e poi mai!) e bisogna saper scegliere il momento per proporlo adeguatamente al cliente senza rischiare un rifiuto. Ma, credo io, questi problemi saranno esistiti anche altrove e poi sono stati risolti, come vediamo nei fatti.
Detto questo, veniamo al caso Italia. Ritengo che l'operatore funebre italiano sia tendenzialmente un po' restio ad accettare le novità. E le reazioni - nel nostro caso - possono essere di due tipi: a seconda della struttura esistente e della filosofia di ricerca e acquisizione del cliente. La piccola impresa - specie se opera in una località non molto grande e con scarsa o nessuna concorrenza - semplicemente potrebbe non capire l'importanza di questo prodotto, considerando che "il cliente verrà comunque da noi". Quindi non interessandosi più di tanto per promuovere questo tipo di servizio. Più complessa la situazione delle medie o grosse imprese in agglomerati urbani di una certa densità di popolazione. Vi sono imprese che offrono una specie di prenotazione funeraria garantendo al cliente il servizio e per questo incassano il corrispettivo, che resta evidentemente nelle loro casse. "Articolo quinto…chi l'ha in mano ha vinto!" diceva Gilberto Govi. Perché invece, nel caso della previdenza funeraria, il denaro arriverebbe solo a… cliente morto! Denaro fresco che fanno girare e che può servire. Non è il massimo della regolarità, ma tant'è! Per altre imprese dipende dalla filosofia commerciale applicata, se - cioè - esse hanno una loro clientela oppure… se la vanno a cercare. Nel secondo caso, in particolare, mi sembra ovvio che non si abbia l'interesse a far sì che questo prodotto si diffonda in quanto rischierebbero di trovare molti clienti che contattati (dove?, in che modo?: lo sappiamo bene!) risponderebbero "già assicurato!", con grave perdita economica. E più il prodotto viene compreso e accettato, più si riducono - e di molto - le riserve di caccia. Evidente pertanto l'ostilità verso questo tipo di servizio. Si badi bene: ostilità non dichiarata, ma abilmente mascherata sotto forma di disinteresse.
Dunque è evidente che, per una ragione o per un'altra, tutti frenano!!!
Fantascienza? Potrebbe non esserlo.
Ecco, carissimo Viaggiatore, una possibile ipotesi per rispondere al suo quesito. Ipotesi che non so se verrà riproposta sulla rivista e che - ove lo fosse - sarà certamente accolta da un coro di voci indignate e offese che - in nome della Professionalità - grideranno allo scandalo, ma che magari (in privato, in modo senz'altro non confessabile) sanno essere la verità o una buona parte di essa.
Grato per l'attenzione che vorrà riservare a questa mia riflessione, la saluto cordialmente.
Gentilissimo Signor Belli,
ricevo con grande piacere la sua mail sulla previdenza funeraria e la ringrazio per il suo contributo. Voglia scusarmi per il relativo ritardo con cui le rispondo, ma rientro adesso dall'Olanda (dove ho visitato il magnifico cimitero di Westerveld - non lontano da Amsterdam - di proprietà della Facultatieve, gruppo che tra l'altro gestisce 100.000 polizze di assicurazione funeraria; se dovesse passare da quelle parti non trascuri di andarci e nel frattempo dia un'occhiata al sito www.bc-westerveld.nl) e mi sto già preparando a partire per il Messico dove nei prossimi giorni si terrà, a Puebla, Mexpofun.
Il piacere viene dalla constatazione che talvolta quello che qualcuno scrive provoca le reazioni del lettore e non soltanto, come spesso avviene, una, ahinoi, passiva, distratta e, in definitiva, inutile lettura. Poco importa che esse siano favorevoli o meno. L'importante è che ci siano. Sono, infatti, profondamente convinto che soltanto lo scambio fecondo, e fatto in termini civili e di tolleranza, di pensieri ed opinioni diverse possa essere proficuo per tutti.
La "pensée unique", come dicono in Francia, non gode eccessivamente dei miei favori!
Nel caso particolare, non posso che manifestarle il mio consenso, visto che tutte le considerazioni che lei propone mi paiono fondate, pienamente aderenti alla realtà oggettiva o per lo meno alla "mia" realtà. È purtroppo vero, come lei giustamente sottolinea, che molti operatori mancano, preoccupati come sono unicamente dal "tiroir caisse", di apertura mentale, lungimiranza ed intraprendenza. In altri termini di professionalità imprenditoriale ancor più che specificatamente funeraria. In fondo l'attività di un "Funeral Director" è tanto (forse anche di più visto il contesto particolare in cui essa si esplica) nobile e dignitosa quanto qualsiasi altra attività commerciale correttamente esercitata. Purtroppo gli stessi fattori psicologico-scaramantici che lei evoca come una delle concause che fanno freno all'espandersi dell'assicurazione funeraria, giocano un ruolo negativo anche nell'approccio dell'opinione pubblica nei confronti di queste meritevoli persone cui spesso viene attribuito un ruolo di "menagramo". Ricordo una visita fatta ad un amico imprenditore salentino che mi aveva portato a bere un caffè nel paesino dove opera. Non eravamo ancora entrati nel locale che già i pochi avventori, chi con discrezione chi con evidenza, si davano da fare con le mani nelle tasche alla ricerca di un mazzo di chiavi quando non si trattasse di altri, chiamiamoli così, oggetti (si fa per dire) ritenuti utili nella circostanza. Per fortuna parecchi giovani (ma c'è anche, grazie a Dio, qualcuno meno giovane anagraficamente ma estremamente verde di spirito!) sembrano essere molto più aperti alle novità rispetto alla sonnacchiosa maggioranza degli operatori del comparto.
In tale contesto, l'apertura di un dibattito sulle pagine di Oltre Magazine - istanza che, come vede, è stata subito recepita favorevolmente dal direttore - provocherà indubbiamente una levata di scudi da parte di molti. Ma sarà utile conoscere bene il parere di altri Operatori. Nell'attesa del piacere di incontrarla personalmente, la prego gradire, carissimo signor Belli, i miei più cordiali saluti.
il Viaggiatore