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In nome del popolo italiano

In uno dei miei precedenti interventi, pubblicato su Oltre Magazine dello scorso mese di febbraio, nell'articolo intitolato "Viva la libertà", ho ripercorso l'iter della "guerra" combattuta dalla maggioranza delle imprese foggiane contro il Comune, per quello che definivo "un imbroglio macroscopico". La definizione di imbroglio macroscopico era riferita alla reiterazione del monopolio, con diritto di privativa, del servizio di trasporti funebri urbano, affidato in esclusiva ad una unica impresa concessionaria, alla quale tutte le altre imprese - ben 9 - dovevano far capo per l'atto conclusivo della onoranza funebre e cioè per il trasferimento della salma dal luogo del decesso al cimitero, con la consueta sosta per la celebrazione delle funzioni di commiato. E, nel caso di trasferimento in altro Comune, l'appaltatore doveva intervenire per il solo trasporto dalla abitazione del defunto o dall'ospedale fino alla Chiesa dove si sarebbe svolta la celebrazione del rito religioso, dopo di che avrebbe potuto su-bentrare l'impresa affidataria del servizio per il trasporto extraurbano. Un servizio monopolistico costosissimo per il quale il Comune aveva predisposto un tariffario esoso e suscettibile di maggiorazioni inique - cumulabili fra loro - ad ogni più lieve difformità sugli orari "tabellari" previsti o ad ogni differenziazione di prestazioni. Un servizio che, inizialmente, al monopolio del trasporto funebre propriamente detto aggiungeva il monopolio del trasporto fiori, con onere supplementare, al quale la stessa concessionaria aveva rinunciato dopo le nostre iniziali vibrate proteste. Un servizio approvato con una delibera consiliare titolata "trasporto funebre e fornitura casse funebri per i poveri"e che quindi, stando alla lettera della enunciazione, avrebbe dovuto garantire esequie dignitose ai soli cittadini non abbienti - a totale carico dell'Ente Locale - approvato come "atto dovuto" alla unanimità dal Consiglio Comunale, con un solo astenuto. E che, invece tra le righe, nascondeva l'iniquo teorema impositivo per i cittadini abbienti. Da qui la definizione, mi sembra appropriata, di "macroscopico imbroglio".

Dopo poco più di un anno di soccombenza alla coercitiva volontà comunale, preso atto della infruttuosità di tutte le forme di protesta messe in atto, decidemmo di adottare la più audace e rischiosa: l'astensione dal pagamento delle tariffe capestro. E, dopo altri pochi mesi, mettemmo in atto la sfida finale: autotrasportarci i defunti con i nostri mezzi. In beffa al monopolio ed a chi lo deteneva siamo andati avanti, imperterriti, con questa ultima forma di lotta, fino alla scadenza della privativa, il 31 ottobre 2002. Ciò nonostante il Comune spiccava ed accumulava le bollette relative ad ogni singolo trasporto effettuato, da noi volutamente ignorate. Questo malloppo di "insoluti" ha costituito la base per una serie di decreti ingiuntivi che i legali incaricati dal Comune ci notificavano per il recupero coatto delle somme non corrisposte. Ogni decreto ingiuntivo faceva riferimento a più o meno brevi periodi di insolvenza, per cui ognuna delle imprese protestatarie si è trovata nella necessità di fronteggiare, sul piano giudiziario, un certo numero di azioni legali. Avendo proposto opposizione ad ognuna delle intimazioni di pagamento, ogni impresa si è trovata con una certa quantità di cause di ordine civilistico da affrontare e da sostenere, con tutti i fastidi e gli oneri connessi.

Quando ho scritto l'articolo "Viva la libertà" non si conosceva l'esito delle cause prossime alla fase conclusiva. Ed infatti mi mantenevo sulle generiche, accennando a "decreti ingiuntivi, richieste di pignoramenti a carico delle imprese protestatarie bloccate dai nostri legali, contenzioso giudiziario che si trascina da anni e proseguirà con strascichi futuri".

Lo strascico futuro è già diventato passato prossimo, ora che conosco l'esito delle prime quattro cause pervenute a soluzione e per le quali sono state pubblicate le sentenze che - meraviglia delle meraviglie - sono tutte favorevoli a noi. Il Comune è stato sconfitto clamorosamente ed è stato condannato anche al pagamento delle spese perché i giudici hanno accolto tutte le nostre tesi difensive basate peculiarmente su un dato legislativo ineccepibile: la legge 142/90, di fatto, ha abrogato il Regio Decreto promulgato nel lontano 1925, n. 2578, in base al quale si concedeva agli enti locali la facoltà di assumere la privativa del trasporto funebre urbano. Le altre motivazioni collaterali hanno contato ben poco; sono di corollario a quella fondamentale, che ha decretato la soccombenza dei saccenti e sempre spavaldi tecnocrati del Comune, i quali avevano ipotizzato a nostro carico finanche il reato di appropriazione indebita e/o l'ipotesi di illecito arricchimento, per avere - secondo il loro modo di vedere - incassato ed "intascato" in proprio e illegalmente le somme dovute al Comune. Tutte accuse cadute nel vuoto perché la realtà sostanziale è e rimane una sola, inequivocabile e inoppugnabile: l'avvenuta abrogazione del R.D. 2578/1925 per effetto della legge 142/1990. La reiterazione della privativa era stata deliberata nel 1993, ergo è nulla, cioè del tutto inefficace.

Ed ecco, infatti, il verdetto finale di uno dei giudici, redatto "in nome del popolo italiano", per le prime tre sentenze:

Per quanto riguarda la domanda riconvenzionale la stessa non può essere accolta in quanto presupposto di questa azione è che l'arricchimento di un soggetto deve essere legato da un nesso di interdipendenza con la diminuzione patrimoniale di un altro soggetto…. Ritenendo le motivazioni esposte assorbenti ad ogni altra questione dedotta, l'opposizione va accolta con revoca del decreto opposto e soccombenza alle spese di lite.

P.Q.M.

il Giudice onorario definitivamente pronunciando sulla domanda proposta da De Santis Alfonso con atto di opposizione notificato il 25.03.99 nei confronti del Comune di Foggia, in persona del Sindaco pro-tempore sulle conclusioni così provvede:



  1. 1. accoglie l'opposizione e per l'effetto, previa revoca del decreto ingiuntivo opposto, dichiara non dovute le somme pretese dall'opposto;
  2. rigetta la domanda riconvenzionale proposta in quanto non fondata;
  3. condanna l'opposto al pagamento in favore dell'opponente delle spese e competenze di causa che si liquidano in complessive euro 2.790,00…;
  4. la sentenza è provvisoriamente esecutiva.

Foggia, 05/03/2003

Il Cancelliere Il Giudice Onorario

Anna Maria de Trino Avv. Elisabetta Checchia




Ed ecco il responso conclusivo di un altro giudice (questa volta togato) che ha sottoscritto la quarta sentenza:


P.Q.M.
Il Tribunale, pronunciando sull'opposizione proposta dalla ditta Nuova Excelsior con atto di citazione notificato in data 4/12/97 avverso il decreto ingiuntivo n. 299/97, emesso dal Presidente del Tribunale di Foggia in data 20/10/97, …

uditi i procuratori delle parti, così provvede:



  1. accoglie l'opposizione e, per l'effetto, revoca il decreto ingiuntivo;


  2. dichiara il difetto di giurisdizione del G.O. quanto alla domanda riconvenzionale spiegata dall'opponente;
  3. dichiara inammissibili perché nuove le domande introdotte dall'opposto in via subordinata con la comparsa di costituzione;
  4. compensa integralmente le spese processuali fra la ditta Excelsior e la Cooperativa La Fiaccola;
  5. condanna il Comune di Foggia al pagamento delle spese processuali sostenute dall'opponente, liquidandole in complessivi euro 4.200,00 …;
  6. sentenza provvisoriamente esecutiva per legge.
Foggia, 25/03/ 2003

Il Cancelliere Il G.U.

Anna Maria de Trino Roberto Gentile


Le sentenze, essendo atti pubblici, possono essere divulgate con nomi e cifre. Alla luce di quanto precede, tuttavia, sorgono spontanee due domande semplici e puerili: possibile che le "teste d'uovo" dei burocrati comunali non si fossero accorti che la legge 142/90 aveva abrogato il R.D. 2578/25? Oppure, com'è più facile ipotizzare, pensavano che uno sparuto gruppo di "maldestri, volgari e sottoacculturati" impresari funebri di provincia non lo rilevassero?

Resta il fatto che, con quasi assoluta certezza, la miriade di altre cause pendenti subirà la stessa sorte. Resta il fatto che la nostra pervicacia, la nostra tenacia, la nostra voglia di libertà hanno avuto il sopravvento. Abbiamo vinto definitivamente, abbiamo sconfitto una pletora di tecnocrati arroccati nella strenua difesa ad oltranza degli atti deliberativi e concessori di un monopolio che oggi si rivela antistorico, anacronistico e superato dall'avvento di una diversa coscienza imprenditoriale da parte degli operatori del settore funerario. Resta il fatto, inconfutabile, conclamato e dimostrato, che, nel nostro piccolo, abbiamo conquistato, con fatica e rischiando in proprio - senza l'aiuto di nessuno - , un risultato forse unico nel suo genere, un risultato grandioso. Resta il fatto, inoppugnabile e meritevole di sottolineatura, di aver dimostrato che solo combattendo si può vincere. Chi non combatte è sconfitto in partenza.

Quanto vorrei che la nostra piccola-grande "lezione" servisse di sprone a chi, molto più in alto di noi, ha abbandonato in partenza qualunque tentativo di lotta e si è lasciato sopraffare da certi poteri che definire "forti" è sinonimo di resa incondizionata ed è sintomatico di estrema debolezza.

Si, sto parlando della Feniof, che mi accusa di denigrazione. Come se la mia fosse denigrazione gratuita e fine a se stessa o fosse il frutto di un presunto personalissimo livore nei confronti di certi suoi dirigenti . Niente di tutto questo. Dall'alto della modesta esperienza acquisita nel frangente del rinnovo della privativa a Foggia, che ha visto protagonisti dell'aspra tenzone da una parte i "papaveri" della tecnostruttura locale e dall'altra me ed il mio amico Pompeo La Torre, Presidente del Sindacato foggiano, sostengo che anche sui tavoli dei Ministeri bisogna saper battere i pugni per il riconoscimento dei propri sacrosanti diritti di uguaglianza e libertà. Come, appunto, il già citato amico La Torre faceva a Foggia, rischiando sovente di provocare l'intervento della forza pubblica. Io la mente, lui il braccio; io il teorico, lui il "rullo compressore" che sbraitava, inveiva, gridava; io l'intellettuale, lui il pragmatico; io l'ideologo, il "topino" ricercatore, ispiratore e "guida" anche dei nostri avvocati nelle ostiche tematiche settoriali, lui la valanga impetuosa che travolge. Un tandem, fortuitamente così ben assortito che meglio non sarebbe potuto capitare, efficiente, determinato, inossidabile.

Alla fine abbiamo vinto meritatamente e ne siamo fieri ed orgogliosi. Come, del resto, lo è la Feniof, che si è appuntata un'altra medaglia di benemerenza sul petto, per aver potuto inserire "le sentenze di cui trattasi nella specifica pagina del nostro (suo) sito internet". Così recita la lettera di compiacimento che il Presidente Miazzolo mi ha inviato a ricevimento dei pronunciamenti giudiziari; e aggiunge: "vi preghiamo estendere i nostri complimenti alle imprese funebri che hanno ottenuto un così importante successo". I successi importanti si ottengono con altrettanto grossi e impavidi rischi! Grazie, Renato, per la tua lettera formale ed alquanto burocratica. Mi sarei aspettato qualcosa di più amichevole, di meno retorico, qualcosa che mi facesse anche sperare in un impegno più fattivo, più incisivo, più concreto della Feniof in difesa della categoria. Anche se pienamente consapevole che in questo periodo (mentre scrivo a fine aprile) siete estremamente impegnati su altro fronte: quello organizzativo fieristico, per cercare di contrastare altro genere di "concorrenza". Permettimi, però, di rammentarti che le finalità di una associazione nazionale di categoria non si riducono ad organizzare fiere e mostre e ad accumulare successi ottenuti localmente col solo rischio degli interessati. Né si può pretendere che certe entità commerciali "recitino a soggetto" la parte che voi vorreste imporre unilateralmente: prima, e finché vi torna utile, preziosi collaboratori, procacciatori ed organizzatori, poi scaricati come fardelli inutili, fastidiosi ed ingombranti. E tu sai bene che queste mie dichiarazioni non sono strumentali al fatto che su questa rivista ci scrivo. Lo dico perché lo penso. Tu mi conosci da oltre un quarto di secolo e sai che spirito libero sono, non asservibile, non condizionabile, mai conformista servile o succube. Così come voglio aggiungere - che tu me lo consenta o meno - che sarebbe più opportuno e salutare per la categoria che la Feniof investisse le sue energie e le sue risorse nell'organizzare convegni, tavole rotonde, dibattiti, incontri e, se del caso, anche "scontri", con le autorità costituite, con la precisa finalità di sviscerare le problematiche settoriali a tutti i livelli, onde omogeneizzare le possibili soluzioni e pervenire in tempi ragionevoli ad una nuova legge univoca per tutti, chiara nei contenuti e senza possibilità di varianti di carattere marcatamente regionalistiche. È così che si persegue la tutela e la emancipazione dei propri rappresentanti, che siano o meno associati. Lo so, voi non accettate lezioni da nessuno, tanto meno dal sottoscritto, e perciò demordete e lasciate che nei corridoi dei Ministeri scorazzino e la facciano da padrone le "eminenze grigie" di cui altre volte ho trattato. Comunque, se può tornarti utile, tieni presente che posso pregare in ogni momento il mio amico Pompeo La Torre di venire a sbattere i pugni sui tavoli, ovunque occorra. Per me, sicuramente, lo farebbe! Alfonso De Santis, impresario funebre in pensione, è autore di un libro che tutti gli operatori del settore dovrebbero leggere, "IL DITO NELLA PIAGA". Una raccolta di 15 racconti, coinvolgenti e divertenti, tutti ambientati nel comparto funerario, ai quali seguono aneddoti e riflessioni personali sulla morte (224 pagine, copertina cartonata rigida).
Il libro è in vendita al prezzo di 10 euro, spese di spedizione comprese.
Le richiesta vanno indirizzate all'autore:
Alfonso De Santis - via della Repubblica n. 24 - 71100 Foggia
telefono e fax 0881/776536 - cellulare 368 7148526

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