- n. 2 - Febbraio 2003
- Cultura
Il catalogo fotografico di Franco Prevignano sul Cimitero Monumentale di Perugia
LA POESIA IN UN CLIC:
LA MEMORIA DURA COME IL MARMO
Angeli silenti, volti dolci e languidi danno vita al ricordo scolpito nel marmo e immortalato in suggestive immagini in bianco e nero. La morte è anche poesia e non fa paura: è fatta di luce che cambia e scivola sulle sculture tombali, con effetti diversi nelle varie ore del giorno.
È uscito La memoria di marmo, il primo libro fotografico sul Cimitero Monumentale di Perugia, per importanza artistica il terzo d'Italia. Scatti d'autore ad opera di Franco Prevignano, artista di origine genovese. Il fotografo ci guida in una passeggiata tra i monumenti, producendo trecento immagini di cui sono state selezionate e pubblicate le 50 più significative: viene svelata l'armonia delle opere, che parlano della città di Perugia e dei suoi figli illustri. "La memoria di marmo si mostra come un libro che mancava nella cospicua bibliografia umbra", scrive nel suo saggio introduttivo Antonio Carlo Ponti, curatore del volume insieme a Francesco Dufour. Mentre in appendice al volume si trovano gli apparati con le note storiche sul cimitero, l'elenco degli architetti, ingegneri e scultori che ci hanno lavorato, e dei monumenti immortalati dall'obiettivo di Prevignano.
Ponti parla del lavoro di Prevignano come di un "ricamo" di ombre giocato su lapidi e ritratti: ed ecco immagini con figure intere, ma anche frammenti, come mani intrecciate sul petto o semplicemente gesti ed espressioni quasi rubate ai vivi. Un libro austero e severo, ma che crea geometrie pulsanti, il tutto in bianco e nero perché "la morte non è colorata", come diceva Goethe.
Il camposanto diviene luogo depositario di tradizioni, legami affettivi e senso di appartenenza alla comunità. Ridefinire il cimitero come luogo del culto dei morti in una dimensione pubblica e sociale è stato importante. Inaugurato un secolo e mezzo fa, nel 1849, il cimitero "è stato ed oggi è, il luogo della memoria collettiva della città" spiega il sindaco Renato Locchi, nel saluto che apre il libro.
Prevignano racconta come il cimitero è stato il luogo in cui le famiglie potevano affermare il loro status. Un riconoscimento che coinvolgeva anche gli artisti del luogo: la maggioranza degli scultori che hanno firmato le opere monumentali provenivano dall'Accademia di Belle Arti della città.
E infatti il libro ha ricevuto il patrocinio dell'Accademia di Belle Arti perugina e il supporto logistico del Comune.
In questo viaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti, ci sono stele e urne, colonne e iscrizioni, bassorilievi e sculture di sapore quasi foscoliano e leopardiano, in prospettive paesaggistiche create da siepi di bosso, cipressi, cappelle e vialetti. La bellezza del cimitero sta poi nelle due gallerie laterali ricche di opere. E il percorso fotografico si muove in questo ambito variegato.
Eterno, diafano e quasi metafisico il marmo sembra voler uscire dalla pellicola, soprattutto nelle foto scattate all'imbrunire. E pare che i personaggi così bloccati e scolpiti vogliano dirci che sono immortali. "L'essere genovese dona a Franco una capacità di entrare nella città dei morti di Perugia con uno sguardo straordinariamente e naturalmente complice - commenta Francesco Dufour nel suo saggio sul catalogo - nato dalla sua frequentazione con un altro cimitero, il cimitero di Staglieno a Genova, che molto ha in comune con quello di Perugia".
Le foto di Prevignano sono di tanto in tanto accompagnate da frasi di personaggi celebri: "La vita è un sogno dal quale ci si sveglia morendo" (Virginia Woolf); "Davanti all'estrema nemica, non serve coraggio o fatica, non serve colpirla nel cuore, perché la morte no, non muore" (Fabrizio De Andrè) e "La vita è come camminare in mezzo alla neve. Ogni passo lascia il suo segno" (Jess Lair). Parole ed immagini unite insieme per dare voce ad una umanità che vuole restare nel tempo, come un monumento di marmo.
Nadia Grillo