- n. 7 - Novembre/Dicembre 2022
- Cimiteri per animali
Il più antico cimitero per animali
Il luogo di sepoltura, che ospita gatti, cani e piccole scimmie, è stato scoperto vicino al porto di Berenice.
Gli animali domestici sono diventati parte integrante delle nostre vite. Quando il nostro fedele compagno viene a mancare lascia un vuoto enorme, ecco perché sentiamo l’esigenza di prendercene cura anche nel delicatissimo momento del fine vita.
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Possiamo giudicare il cuore di un uomo dal modo in cui tratta gli animali” scriveva il noto filosofo tedesco Immanuel Kant e infatti i luoghi di sepoltura che accolgono gli animali da compagnia oggi sono parecchi: che siano piccoli cimiteri o grandi giardini del ricordo, vogliono consolidare un legame indissolubile anche nell’aldilà.
Ma quale è stato il primo cimitero per animali al mondo? La risposta non poteva che venire dall’Egitto.
Gli antichi egizi e gli animali
L’antico popolo egizio aveva un rapporto complesso con gli animali: la sacralità di alcune specie tramite la zoolatria era legata al rapporto uomo-animale in cui l’animale era vitale per l’uomo. Veniva venerato perché ad esempio produceva cibo o perché era associato ad un simbolo di fertilità o di protezione.
Gli esempi di animali sacri secondo la tradizione sono diversi: il dio Sobek con la testa di coccodrillo, Horus con la testa di falco o Bastet, la famosissima divinità rappresentata sotto forma di gatto, tanto per citarne alcuni.
Il passaggio dell’animale da sacro a domestico è avvenuto lentamente, generando un vero e proprio legame affettivo.
Generalmente
gli animali da compagnia nell’antico Egitto erano il gatto, in una specie decisamente più selvaggia rispetto a quella che conosciamo noi, il cane di piccola taglia e la scimmia.
In particolare il gatto, simbolo sacro indiscusso della cultura egiziana antica, non è stato immediatamente reso domestico, ma ha instaurato un importante rapporto con l’uomo nel momento in cui ha iniziato a cibarsi dei topi e serpenti che infestavano i campi particolarmente fertili e rigogliosi della valle del Nilo. Per lo stesso motivo anche le città portuali erano ricche di gatti, in questo caso ugualmente apprezzati.
Con il tempo il gatto, particolarmente gradito per le sue abilità, è stato accolto nelle case e l’uomo ha cominciato a prendersene cura oltre che in vita, anche accompagnandolo nel passaggio verso l’aldilà.
L’affascinante luogo in cui è stato trovato, quasi per caso, quello che con ogni probabilità sembra proprio essere il primo cimitero per animali al mondo, è Berenice, splendida cittadina adagiata sul Mar Rosso. Fondata da Tolomeo II nel 275 a.C, il suo nome voleva omaggiare la madre dello stesso faraone per la quale egli provava profonda devozione.
La città, che si estende dalla collina al mare, era un importantissimo porto di scambio e commercio che collegava l’Egitto con l’Etiopia, l’Albania e l’India. La posizione strategica aveva fatto sì che il porto di Berenice restasse un importante snodo di scambio anche sotto il dominio dell’Impero Romano.
La scoperta
La scoperta dell’antico cimitero è avvenuta, come spesso accade, in modo del tutto casuale. A seguito di uno studio relativo al porto di Berenice ed alle sue radici culturali, l’archeologa Marta Osypinska e il suo team hanno scoperto qualcosa di inaspettato. Durante uno scavo, nel 2011, è venuta alla luce una sepoltura che accoglieva diversi animali, soprattutto gatti, cani e scimmie.
Dopo uno studio accurato, quella che fin dall’inizio non sembrava altro che una semplice sepoltura di massa, si è rivelata un vero e proprio cimitero per animali.
A seguito di questa scoperta, si è venuti a conoscenza dell’importanza del legame emotivo tra l’antico popolo egizio e i propri animali domestici. Proprio questo rapporto è stato il punto di partenza da cui si è sviluppata l’intera scoperta, l’elemento che ha escluso l’idea per cui gli animali fossero raccolti in una semplice fossa comune. Molti dei resti trovati nel cimitero, infatti, mostravano evidenti segni di traumi pregressi come ad esempio ossa rotte. Una zampa rotta con ogni probabilità avrebbe precluso la caccia e quindi la possibilità di sopravvivere procurandosi il cibo ma i circa 585 tra gatti, cani e qualche scimmia ritrovati nel cimitero erano stati curati in vita dagli esseri umani.
Risulta quindi evidente che ci fosse un legame affettivo:
tutti gli animali presenti nelle sepolture erano trattati con grande cura; ognuno riposava all’interno del suo personale sarcofago o era agghindato con collari, bracciali o conchiglie.
La scoperta è stata resa ancor più straordinaria da alcune caratteristiche che differenziano questo sito da altri: in primo luogo si tratta di un cimitero che ospita soltanto sepolture animali mentre altre necropoli accoglievano sia resti animali che umani; inoltre erano stati preparati con la stessa cura riservata agli esseri umani.
Sicuramente il rapporto uomo-animale domestico in quel tempo era ancora utilitaristico, Berenice come città portuale aveva bisogno di una grande quantità di gatti per tenere a bada i topi, ma comunque il trattamento
post mortem è un evidente segno di profondo affetto e rispetto.
Ogni animale d’affezione, dopo la preparazione rituale al regno dei morti, avrebbe aspettato il proprio padrone per vivere felici anche nell’aldilà.
Pet Sematary: il romanzo, il film e la canzone
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Miranda Nera