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Per la sepoltura dei bambini morti in utero

Una petizione on line

Ne ha accennato il nostro Direttore nel suo editoriale dello scorso mese. Non è purtroppo un evento raro e rappresenta spesso un vero e proprio lutto: su 100 gravidanze, 18 si interrompono con la perdita del bambino. Di queste, 15 per aborto spontaneo nel primo trimestre, 0,5 per interruzione terapeutica di gravidanza, 0,4 per morte intrauterina nel terzo trimestre, 2 per morte nel periodo perinatale.
L’Associazione CiaoLapo Onlus (www.ciaolapo.it) si occupa della tutela della gravidanza a rischio e del supporto ai genitori, promuovendo in particolare la cultura del lutto perinatale fra gli operatori sanitari. Claudia Ravaldi, psichiatra e psicoterapeuta, è fondatrice e presidente dell’Associazione: “I genitori al momento della morte in utero del loro bambino sono talmente scioccati che spesso non riescono a pensare alla possibilità di dargli una sepoltura. Possono occorrere settimane per realizzare che la gravidanza si è interrotta e che il bambino è morto: quindi è del tutto naturale che il genitore, nei primi giorni, non pensi al funerale e non abbia una idea chiara delle proprie intenzioni in proposito”.
Il contatto con la dolorosa realtà avviene spesso dopo la dimissione dall’ospedale, quando ormai la parte burocratica è già stata compiuta. Più tardi (anche molti anni dopo), superata la fase di shock, i genitori ripercorrono i momenti successivi alla diagnosi e sentono che il proprio lutto è incompleto: molti di loro esprimono rammarico per non sapere dove si trovi il corpo del bambino, alcuni avrebbero desiderato svolgere riti funebri, molti altri scoprono amaramente e in ritardo che avrebbero potuto, per legge, dare una destinazione diversa alle spoglie. “La nostra società, così timorosa della morte e delle emozioni negative, non è preparata ad affrontare la perdita di un bambino, soprattutto se questa avviene durante la gravidanza o è collegata a patologie materno infantili. E ciò vale anche per gli operatori sanitari. La legge italiana prevede norme nazionali relative alla sepoltura dei bambini morti in utero che sovente, però, sono ignorate o erroneamente applicate in molti ospedali italiani. L’esperienza quotidiana dimostra che i genitori non sono preparati alla morte del proprio figlio prima della nascita e che, dunque, si trovano frastornati e confusi dopo questo evento, al punto da necessitare di sostegno e di informazioni esaurienti su tutte le procedure possibili”.
Gli operatori sanitari, invece, molte volte non informano i genitori delle possibilità di seppellire il bambino e di celebrare, se vogliono, cerimonie religiose o laiche. “Il rito funebre e la sepoltura assumono una valenza centrale nel processo di elaborazione del lutto: offrire una degna sepoltura implica il riconoscimento non solo della dignità di quel bambino, ma anche della dignità di quel genitore, chiamato a salutare suo figlio ancora prima di averlo conosciuto. In alcuni casi l’assenza di un luogo fisico inibisce l’elaborazione del lutto che perciò si arresta, complicandosi con lo sviluppo di patologie psichiatriche quali ansia, depressione o disturbi alimentari”.
L’Associazione ha elaborato un documento per sensibilizzare il Ministero della Salute sulla necessità di focalizzare l’attenzione del personale sanitario sull’importanza di informare i genitori in modo che possano compiere una scelta libera e consapevole anche in un momento così delicato della loro vita.
Numerose sono le testimonianze. Scrive ad esempio Roberta, mamma di Alberto: “Il passerotto non c’è più… Sono queste le parole che ancora oggi, a distanza di 11 anni, sento riecheggiare nella mente se penso a quel giorno in cui, nell’ambulatorio del mio medico, dopo l’ecografia lui mi disse che il mio bambino era morto. Due giorni dopo chiesi a mio marito di informarsi per sapere quando avrebbero seppellito Alberto. Gli risposero che non era possibile assistere alla sepoltura. Da allora ne ho perso ogni traccia”. Solo dopo 11 anni, con l’aiuto dei volontari di CiaoLapo Onlus, Roberta è riuscita a scoprire dove è stato seppellito il figlio. “È stato in quel momento, il sapere dove si trovasse, il fatto di conoscere esattamente come fosse stato accudito che mi ha permesso di superare il mio lutto e di proseguire la mia vita serenamente, con il mio piccolo Alberto finalmente in un posto tranquillo del cuore”.
Il testo della petizione può essere scaricato e sottoscritto on line sul sito www.firmiamo.it/sepolture.
 
Maria Angela Gelati

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