- n. 1 - Febbraio 2002
- Psicologia
LA PERSONALIZZAZIONE DEL FUNERALE
Ho ricevuto una lettera da Napoli che mi consente di prendere atto che i fatti americani dell'11 settembre vanno lasciati alle spalle, come sembra indicare anche il fatto che essi e le loro conseguenze (la guerra in Afghanistan soprattutto) non occupano più le prime pagine dei giornali.
Mi scrive S.C.: "
Sono laureato in lettere, ma ho trovato da poco una occupazione nei servizi funerari del Comune che mi ha avvicinato alle tematiche della morte, del lutto e dei rituali funerari. Vorrei sottoporle una riflessione che ho fatto in relazione ad episodi della nostra attualità più recente. Dopo l'11 settembre si è ripetuto fino alla nausea che niente sarebbe più stato come prima: all'inizio ci avevo creduto, ma poi a poco a poco ho cominciato ad avere sempre più dubbi. Finché una notizia di qualche giorno fa mi ha fatto pensare che qualunque cosa accada nella morte tutto resta uguale.
La notizia è questa: più di tre mesi dopo è stato recuperato il corpo di un napoletano morto nelle Torri Gemelle e i suoi familiari hanno ringraziato Dio perché finalmente avrebbero potuto dare sepoltura al loro congiunto.
Mi chiedo: se è vero che la differenza fondamentale tra gli animali e l'uomo di fronte alla morte è che gli uomini seppelliscono i morti, in che cosa l'11 settembre ha cambiato la morte? Forse cambierà tutto in altri settori, ma nella morte chi resta continuerà a cercare di seppellire i morti come è sempre avvenuto. Quello che mi stupisce è piuttosto il fatto che neanche in occasione di una strage come quella dell'11 settembre in cui sono morti uomini di tutte le estrazioni sociali, di tutte le razze e di tutte le religioni del mondo ci si chieda se per caso i superstiti non avessero bisogno, una volta trovato il corpo del loro congiunto, di essere aiutati a seppellirlo a loro modo, cioè secondo i rituali propri delle loro culture e fedi o senza alcun rituale. In pratica mi chiedo e le chiedo: i funerali delle 2 o 3 mila vittime delle Torri Gemelle dove si sono svolti? I corpi sono stati seppelliti rispettando i singoli morti e le loro famiglie, cercando di personalizzare l'accompagnamento all'ultima dimora, oppure, come è più verosimile, per ragioni economiche hanno avuto un servizio funebre standard, conformemente con l'offerta del mercato funerario americano (cioè con la bara avvolta nella bandiera americana di cui c'è stata grande offerta)?".
Le intelligenti osservazioni di S.C. sono quasi interamente condivisibili. Infatti, è verissimo che quanto alla morte (modi di morire e di reagire alla morte) l'11 settembre è un ennesimo episodio di una storia che si ripete da secoli, la storia della distruttività naturale e umana, la storia delle stragi determinate dalle catastrofi naturali, dal terrorismo e dalle guerre. Gli autori delle stragi, che siano riconducibili alle minacce della Natura o che siano gli scoppi delle distruttività umana, sono sempre, rispettivamente, o indifferenti al numero delle vittime o ne fanno una misura della loro distruttività. Le vittime cercano sempre di salvarsi e quando non ci riescono cercano di assicurarsi almeno il ricordo lasciando messaggi ai loro cari.
I supersiti si impegnano sempre a limitare il numero delle vittime, cercano di sapere come le vittime sono morte e cercano di recuperare i corpi per poterli seppellire ed elaborare il lutto per la loro perdita tornando a vivere. Quanto alle domande che S.C. pone, non mi risulta che sia stata fatta una inchiesta accurata, ma alcune considerazioni possono essere fatte sulla base delle notizie lette sui giornali. In primo luogo certamente i servizi funerari newyorkesi sono stati messi in crisi dalla strage dell'11 settembre, poiché le bare non erano sufficienti e non era chiaro chi le avrebbe pagate, così come sarà stato carente, e senza chiari contraenti disposti a pagarli, il numero di servizi funerari messi a disposizione dalle chiese e dalle
funeral home.
Quindi la maggior parte dei servizi funebri sono stati fatti nelle solite case funerarie (funeral home) ad un livello presumibilmente inferiore a quello standard e con insufficiente considerazione delle differenze culturali. Quello che non deve essere quasi mai mancato è stata l'indignazione morale e politica per l'accaduto, il cordoglio dei cari e lo sventolio di bandierine americane al canto di '
God bless America'. Si tratta naturalmente di una ipotesi basata su informazioni indirette e insufficienti, che andrebbe confermata o smentita da una inchiesta sul campo.
Si può, inoltre, osservare, per rispondere alla seconda domanda di S.C., che in casi come questo in cui la domanda supera di gran lunga l'offerta, la personalizzazione dei servizi scade in uno dei suoi fattori fondamentali (la differenziazione dei prodotti) e può vedere rafforzato un altro fattore importante (la simbolizzazione dei prodotti che può cambiarne il significato).
In altri termini, quando la famiglia di una delle vittime delle Torri Gemelle si è presentata ad una
funeral home nella situazione di carenza di offerte determinata dalla strage, il
funeral director (in America il funzionario delle pompe funebri che organizza il funerale) sarà stato costretto ad offrire un funerale standard (magari addirittura impoverito rispetto agli standard dei periodi normali), obbligando la famiglia ad accettare prodotti
spersonalizzati (ad esempio, non la bara bella che avrebbe voluto ma quella a disposizione, …).
D'altra parte, la famiglia, aiutata in questo dall'emozione collettiva che ha accompagnato la morte delle vittime delle Torri Gemelle, ha avuto maggiori possibilità di personalizzare il funerale del caro attribuendo al rituale un significato simbolico quasi impossibile nel contesto culturale dell'Occidente se il caro fosse morto in un'altra circostanza (ad esempio il funerale diventa una occasione per riunirsi e dirsi che non bisogna dimenticare che c'è una distruttività umana di cui tener conto vivendo, proprio per far sì che i cari non muoiano più così atrocemente: ecco che chi è morto in una strage non è morto per niente, ma è un simbolo, ci ricorda col suo personale destino, che c'è una minaccia di cui farsi carico).
Una tematica di sempre che neanche l'11 settembre ha cambiato: il funerale può essere personalizzato fornendo prodotti o producendo significati!
Francesco Campione