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Il patrimonio digitale del defunto

Eredità digitale e account commemorativo: un nuovo servizio di gestione dei ricordi che gli impresari dovrebbero implementare.

Abbiamo ampiamente scritto di come vita online e offline non procedano più su binari paralleli, ma vivano di una compenetrazione che ne ha reso labili i confini.

Un concetto questo che, una volta interiorizzato, conduce ad una riflessione sull’importanza - per chi opera nel settore funebre - di integrare la comunicazione digitale tra le strategie finalizzate alla promozione della propria azienda.
Relazioni, immagini, video della nostra quotidianità e messaggi sono custoditi in ogni tipologia di dispositivo, ma che fine fanno questi ricordi quando l’utente non è più in vita?

L’eredità digitale

I ricordi digitali, che hanno costruito la vita dell’utente online, continuano ad avere vita quando quest’ultimo muore. La grande mole di contenuti, che assumono un rilievo ancora più grande dal punto di vista emotivo per i familiari che restano e vi sono esposti, rappresenta un vero e proprio patrimonio digitale, dal quale deriva naturalmente una eredità.
Il concetto fa riferimento ad una pluralità di materiali in differenti formati (ad esempio foto, video, note vocali, etc.) che vengono archiviate su supporto di varia natura.

I ricordi digitali di un defunto possono essere stati conservati mentre era in vita all’interno di risorse fisiche quali personal computer, cellulari, tablet, etc. Oppure all’interno di cloud o siti web, protetti da password.
In quest’ultimo caso, per accedere ai contenuti bisognerà conoscere la password del dispositivo di proprietà del defunto; mentre se i dati sono archiviati in cloud bisognerà fare riferimento alle condizioni contrattuali del prodotto che li contiene. Si tratta di un insieme di informazioni che possono avere valore economico, patrimoniale o anche solo affettivo: pensiamo all’importanza che assume in termini emozionali la visualizzazione del video di una persona cara finché era in vita.
Diviene particolarmente interessante, nel contesto del rinnovato concetto di morte affrontato negli articoli precedenti, osservare come si rapportano con il lutto i social network.

Il patrimonio digitale sui social

Succede che, mentre stai navigando sui social, il contenuto di una persona a te cara ormai defunta irrompe sul tuo dispositivo tra un click e l’altro. Può essere la presenza di una foto che vi ritrae insieme, un video o un anniversario: il ricordo di quella persona, che vive ancora ora il suo tempo online nel social, arriva.
Quali conseguenze può avere nell’elaborazione del lutto questo aspetto? L’apparizione improvvisa di questi contenuti potrebbero avere risvolti piacevoli o traumatici.
La volontà di essere esposti o meno a questo tipo di contenuti può dipendere da tantissime variabili, tutte ragionevoli e molto complesse. L’unica certezza che abbiamo è che si tratta di una situazione usuale per chi è presente sui social.
Facebook per esempio, la piattaforma più utilizzata di proprietà di Meta, prevede l’opzione “ricordi” che mostra all’utente i contenuti da lui pubblicati negli anni precedenti, in quello stesso giorno in cui effettua l’accesso. Il centro assistenza descrive la caratteristica di questa tipologia di contenuto come segue: “I tuoi ricordi possono consistere in post che hai pubblicato su Facebook, in post contenenti un tuo tag e in anniversari. Non puoi disattivare la funzione Ricordi, ma puoi controllare quali sono i ricordi che vedi.”
Ecco quindi la differenza: l’esperienza di trovare la foto di un defunto tra un album di ricordi o in un contenuto video è funzionale a depositare nella memoria dei familiari i momenti della sua esistenza finché era in vita; i ricordi riproposti dalla piattaforma social, invece, arrivano con modalità inaspettate, tra un click e l’altro, nella bacheca di chi ha avuto una relazione con il defunto. Anche se non era stretta.

Il concetto di morte per Facebook

Proprio Facebook è stato uno dei primi social network a porsi questa domanda, per via della grande presenza di utenti che ospita.
L’approccio generale della piattaforma prevede due possibilità:
  • la scelta di un contatto erede, nominato in vita dall’utente defunto, che gestisca il suo profilo e il patrimonio di contenuti che questo ospita;
  • la possibilità per il contatto erede di eliminare definitivamente il profilo da Facebook.
La piattaforma aggiunge inoltre che se non si sceglie di far eliminare l’account in modo permanente, questo verrà reso commemorativo appena il sistema verrà a conoscenza del decesso.

Cosa può fare il contatto erede

Questo utente, che viene scelto in vita dal defunto, è spesso un amico o una persona di fiducia che deve necessariamente essere presente con un suo profilo attivo sul social.
La piattaforma nella sua pagina dedicata all’assistenza lo descrive come segue: “È una persona che scegli per gestire il tuo account se reso commemorativo. Ti consigliamo di impostare un contatto erede che gestisca il tuo account quando verrà reso commemorativo. Un contatto erede può accettare le richieste di amicizia per conto di un account commemorativo, fissare un post in alto per rendere omaggio al profilo e modificare l'immagine del profilo e quella di copertina. Se l'account commemorativo ha una sezione per i post che rendono omaggio al profilo, un contatto erede potrà decidere chi può vedere e pubblicare tali post”.

Fonte www.facebook.com/help/103897939701143


Cosa si intende per account commemorativo?
La piattaforma chiarisce meglio, nella pagina dedicata all’assistenza, il concetto di account commemorativo:
Gli account commemorativi permettono ad amici e familiari di raccogliere e condividere ricordi di una persona che è venuta a mancare. Quando un account viene reso commemorativo, ne preserviamo la sicurezza impedendo a chiunque di accedervi.[...] Tieni presente che nemmeno in queste circostanze possiamo fornire le informazioni di accesso all'account di un'altra persona.
Le normative di Meta non consentono di accedere all'account di un altro utente”.

Fonte www.facebook.com/help/275013292838654/?helpref=uf_share


Anche altri social come Linkedin, Instagram o WhatsApp hanno previsto delle modalità per gestire la morte di un utente, ognuno con regole differenti.
Alcuni social hanno adottato un approccio più collaborativo con la community, altre piattaforme fanno maggiore riferimento a un dialogo con l’assistenza, ma tutte hanno compreso l’importanza di rendere noto che anche la vita online è conclusa.

Uno spunto di riflessione per gli operatori del settore

Quante persone agiscono in vita rispetto alla loro eredità digitale? E soprattutto, che peso assume per chi resta, la possibilità o il dovere di gestire l’eredità digitale di una persona defunta?
Le domande aprono uno spunto di riflessione su nuovi orizzonti per gli operatori del settore funebre poiché è ormai assodato che i nativi digitali (e non solo) hanno abbattuto il confine tra pubblico e privato, portando la loro vita anche online.
Tendenzialmente, fatto salvo il caso in cui il patrimonio digitale sia collegato ad un ritorno economico - è l’esempio del blog, dell’attività di un influencer, etc. - la maggior parte delle persone non si occupa, finché è in vita, di nominare una figura che possa gestire il patrimonio digitale post mortem.
Supportare chi resta a gestire il lutto, aiutarli ad affrontare le questioni inerenti la gestione del patrimonio digitale, fa parte di un servizio che risulterebbe molto utile a chi non è in grado - o semplicemente non se la sente in quel momento - di affrontare l’oblio su queste piattaforme. Si può proporre per esempio un servizio di consulenza legale o di semplice supporto per la gestione di queste incombenze.
Ricordi digitali che provocano un dolore e uno spaesamento reale, anche se parte di un mondo che vive altrove, online.
 
Serena Spitaleri

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