"Come una giornata ben spesa porta un sonno felice, così una vita usata nel modo migliore porta una morte serena". Leonardo da Vinci, che di certo non ha mai incontrato il Santo Padre, Karol Wojtyla, sembra aver scritto questa frase per l'uomo che è stato capace, meglio di ogni altro, di usare i mezzi di comunicazione di massa.
In questi giorni le televisioni di tutto il mondo hanno trasmesso le immagini dei suoi viaggi. Hanno contato i chilometri. Hanno scritto che questo Papa ha girato talmente tante volte il mondo che sarebbe potuto arrivare sulla luna. Lo ha fatto trasformando ogni viaggio in un evento. È stato un uomo che attraverso i media ha sempre dato l'idea di una grandissima forza, e ha trasmesso la speranza. Lo ha fatto anche dopo la malattia e persino nelle ultimissime apparizioni quando, non trovando più la voce, ha battuto la debole mano sul leggio. Nessuno, e in nessuna epoca, ha mai totalizzato il numero di telespettatori che lui è riuscito a mettere insieme. Nessun evento, musicale o sportivo, in nessun paese, ha potuto battere questo titano della comunicazione.
Ha spiazzato tutti: i suoi collaboratori, i giornalisti, i fedeli e persino i capi delle altre religioni. Lo ha fatto con umiltà. Quasi come chi, non conoscendo e non avendo studiato le regole della comunicazione, è riuscito ad usare proprio la comunicazione per televangelizzare il mondo. Nessuno di noi avrebbe mai pensato che avrebbe affidato la realizzazione dello spot dell'8 per mille alla Saatchi&Saacthi. Che avrebbe inciso un cd in slang giovanile. Che avrebbe applaudito e stretto la mano ai grandi della musica. E tutto ciò davanti alle telecamere, che trasmettevano l'immagine di un grande testimonial, capace di convincere anche chi non era e non è credente e cattolico.
Ogni suo viaggio, come sostiene il sociologo Gustavo Guizzardi in "La narrazione del carisma", è stato costruito come un media event. E al suo arrivo in ogni parte del mondo c'erano migliaia di giornalisti che attraverso foto, articoli, reportage, documentavano tutto. La sua immagine, catturata in continuazione dai media, è stata più forte di quella della Chiesa a volte stretta in alcune contraddizioni.
Ma quale è il più grande merito di questo Papa nel rapporto con i mezzi di comunicazione di massa? Quello di aver ottenuto di comunicare costantemente su due fronti: il circuito ecclesiastico e quello laico.
È stato un leader capace, per vincere e per convincere, di "sfruttare" la propria forza di comunicazione ed il suo saper essere un ex operaio diventato Papa. Ha scelto come proprio portavoce un laico, Navarro Valls, che ho avuto l'onore di conoscere qualche anno fa a casa di Leonardo Mondadori dove tenne per pochi una lezione su etica e comunicazione. Ascoltare Navarro è stato davvero illuminante, per come ha abbinato professionalità e passione con uno stile ineguagliabile. Anche nel raccontare esperienze esaltanti vissute con il Pontefice non ha mai fatto intravedere un filo di emozione. Soltanto nelle ultime ore di vita del Pontefice, quando un giornalista o una giornalista gli ha chiesto cosa provava dentro, si è commosso: anche il Portavoce più importante del mondo si è trasformato in essere umano, con gli occhi lucidi.
Giovanni Paolo II è stato "il Papa Comunicatore", capace di utilizzare i media (soprattutto la tv) - portatori di una visione materialistica, edonistica e consumistica lontana dai valori della Chiesa - come fonte inesauribile di notizie utili a creare consensi. È stato un Papa che anche vecchio ha saputo trovare i messaggi ed adattare il linguaggio rigido della Chiesa ai giovani. È stato un papa che attraverso i mezzi di comunicazione ha saputo parlare non soltanto al suo popolo, ma a tutti i popoli. È stato un Pontificato, quello di Giovanni Paolo II, durante il quale la Chiesa è approdata ed ha trasmesso notizie sul satellite, ha cambiato i connotati dei grandi giornali di area cattolica ("Avvenire", "Famiglia Cristiana" o il "Messaggero di Sant'Antonio"), ha aperto Radio Vaticana alla fruizione di tutti. La Chiesa, attraverso questo Papa mediatico, ha saputo far crescere le tante testate cattoliche ed i mezzi di comunicazione locali e provinciali. Anche durante la malattia il Papa mediatico non è stato capace di assumere comportamenti privati dinanzi all'opinione pubblica. Come se fosse un uomo politico, un uomo di stato. Agli occhi dei telespettatori - sostiene in una recente pubblicazione il sociologo Daniele Ungaro - la tv ha impedito al Papa malato "di separare la propria persona dal corpo mediale del leader".
Questo Papa mediatico ha saputo sovvertire a vantaggio della Chiesa l'enciclica Miranda Prorsus, pubblicata l'8 settembre del 1957, nella quale si esprimeva la massima cautela dando, però, segnali di apertura all'innovazione. I mezzi di comunicazione, secondo il Pontefice di allora, avrebbero dovuto essere utilizzati perché offrivano enormi opportunità alla fede, ma occorreva prestare attenzione al loro uso ed al loro messaggio che avrebbe anche potuto diventare occasione di diffusione del male.
Giovanni Paolo II, da ex operaio, ha saputo costruire, diffondere ed innalzare la propria immagine attraverso i mezzi di comunicazione prima temuti, rilanciando i valori della Chiesa. Questo grande comunicatore ha avuto un grande dono nell'usare i mezzi di comunicazione: la pazienza. Ha saputo aspettare e diffondere il messaggio nel modo giusto ed al momento giusto. Sosteneva una grande donna di Chiesa amata dal Papa, Madre Teresa di Calcutta: "tutto passa… la pazienza ottiene tutto quello per cui si lotta". Il Papa, attraverso le immagini ed i suoi scritti, rimarrà immortale. Immortale anche per i giornali e le tv, dove conta ormai la velocità con cui si brucia una notizia e dove tutti passano. Tutti passano, ma i grandi comunicatori rimangono perché parlano di valori e di contenuti e li sanno argomentare. Al contrario di chi ha tentato e tenta di persuadere i popoli attraverso gli strumenti di informazione. Giovanni Paolo II ha dimostrato che non bastano i mezzi economici o gli strumenti mediatici, ma occorre saperli usare. E nessuno, mai, ha usato i media meglio del Papa mediatico.
* docente di Comunicazione Pubblica e Sociale presso l'Università degli Sudi di Udine