- n. 5 - Luglio/Agosto 2024
- Attualità
Opportunità e rischi del funerale laico
I risultati di due questionari sulla cerimonia laica: uno posto alle SO.CREM e un secondo pensato per un pubblico generico.
Quando parliamo di cerimonia funebre con i nostri soci, le reazioni sono tendenzialmente due: quelli che “il funerale mai, neanche a parlarne” e quelli che hanno già preso accordi con il parroco.
Di solito siamo noi, in quanto Associazione, a informare che esiste una terza via, che spesso non viene presa nemmeno in considerazione: il rito laico. Un rito che, ci teniamo a specificarlo sin dall’introduzione, non è per forza alternativo a quello religioso.
In questo, SO.CREM Torino è un esempio che ci teniamo a portare: tutti coloro che vengono cremati possono contare su una cerimonia del commiato e su un rito per la consegna dell’urna, entrambi laici. E questo sia che il defunto abbia avuto o non avuto un funerale religioso.
«La maggior parte delle cerimonie - racconta uno dei cerimonieri della citata associazione torinese per la cremazione - riguardano defunti che hanno già ricevuto esequie in chiesa. Un buon novanta per cento decide di affidarsi comunque a un ultimo saluto, approfittando del fatto che in questo caso la cerimonia non è codificata, anzi è ampiamente personalizzabile».
Personalizzabile è la definizione più adatta per il funerale laico: un termine che mette in evidenza il lato sia positivo sia negativo di questo tipo di cerimonie.
I rischi dell’auto-gestione
Tutti noi abbiamo partecipato, almeno una volta nelle nostre vite, a funerali religiosi: in questo caso, il rito è codificato e quasi fisso. Il prete può aggiungere dettagli sulla vita del defunto, i familiari possono variare le letture, ma il rito è lo stesso da secoli, quasi intagliato nella pietra.
Il funerale laico no e questo offre al nostro settore una grande opportunità e un problema allo stesso tempo. L’opportunità è quella di creare un rito su misura, basato sulla vita del defunto, sui suoi desideri (se li ha lasciati scritti o condivisi) e su quelli della famiglia. Detto in altri termini, permette di offrire un prodotto altamente personalizzato.
Dall’altro lato, però, si corre un rischio: la tendenza odierna di lasciare che siano auto-gestiti dalla famiglia espone l’impresa funebre a un risultato finale approssimativo, poco coinvolgente e che non aiuta i dolenti in quello che è uno dei passaggi fondamentali del lutto: l’ultimo addio. Il funerale laico deve essere organizzato in modo professionale e accurato, senza lasciare nulla al caso.
Per farvi capire da vicino questo rischio, ci teniamo a farvi presente le impressioni di chi ha vissuto questo tipo di funerali. Per la creazione di questo articolo, infatti, abbiamo sottoposto un questionario alle SO.CREM che fanno parte della Federazione Italiana per la Cremazione e un altro a un pubblico vario: persone appartenenti ad associazioni e istituzioni con le quali collaboriamo e che, per semplicità, definiremo “extra settore”.
In questo secondo questionario, mi ha colpito il parere di chi ha partecipato a funerali laici e ha vissuto esperienze cariche di «imbarazzo e impreparazione nella lettura dei testi e nelle modalità celebrative». Sentimenti che ritornano in chi rievoca l’incontro fuori dal cimitero, nell’imbarazzo dei convenuti, nella timidezza e nel dolore dei parenti che «ha impedito una degna commemorazione».
Un altro partecipante al sondaggio scrive: «Una cerimonia laica comporta un impegno, avere le idee chiare in un momento in cui i sentimenti del lutto sovrastano tutto; alla fine risulta più “complicata”».
Certo sono solo alcune esperienze, ma è importante che gli addetti al settore ne tengano conto. Un altro partecipante scrive: «Penso che si possa procedere anche senza cerimoniere, ma la famiglia deve sapersi bene organizzare e non sempre è fattibile».
Dal nostro punto di vista, di fronte a una richiesta di funerale laico, la famiglia non può essere lasciata sola. Non può autogestirsi in completa autonomia. È importante saper indirizzare, consigliare, finanche suggerire di affidarsi a un celebrante laico.
Celebrante che non può essere obbligatorio, ma che quantomeno deve essere proposto, affinché i dolenti sappiano che questa figura esiste e che può essere di aiuto e sostegno.
Che cosa fa un celebrante laico?
Come si legge sul sito internet Celebranti.com, curato da Feder Celebranti: «Il compito principale del celebrante è di realizzare una cerimonia funebre unica, personalizzata, rispettosa, consolante. Essendo preparato professionalmente, e non essendo coinvolto emotivamente, un celebrante può:
- consigliare la famiglia in merito alle opzioni possibili e suggerire quelle più appropriate;
- scrivere e condurre una cerimonia in modo obiettivo;
- guidare la famiglia nella scelta delle letture, della musica, delle immagini o dei contributi video;
- coordinare gli interventi delle diverse persone e includerli nel testo della cerimonia.
L’approccio professionale fa sì che la cerimonia funebre con il celebrante sia perfettamente calibrata, l’impatto emotivo sia modulato, il risultato complessivo rifletta le convinzioni e i valori del defunto e rappresenti i sentimenti della famiglia».
Dove si celebrano i funerali laici
Qui arriviamo a un dato molto interessante. Potenzialmente, il rito laico può essere celebrato ovunque, purché non sia un luogo religioso. Si potrebbe scegliere l’abitazione o il proprio giardino, persino un albergo (ma in Italia non crediamo sia culturalmente possibile). Eppure, da entrambi i nostri sondaggi, emerge che la maggioranza delle persone crede che il funerale laico debba essere svolto in un cimitero (opzione citata da oltre il 60% degli intervistati, sia tra le SO.CREM sia tra gli “extra” settore). Oltre al cimitero, vengono citate le sale adibite nei crematori, nelle case funerarie e negli ospedali. L’abitazione privata non viene citata da nessuno.
La diffusione sempre più ampia della cremazione, inoltre, permetterebbe di svolgere riti laici in presenza dell’urna, invece che del corpo, organizzando cerimonie veramente ovunque. A parte però rari casi (come ad esempio SO.CREM Mantova, che disperde le ceneri dei propri soci nel lago con un breve rito di commiato, e la citata SO.CREM Torino), è un dato di fatto che in Italia non si stanno diffondendo rituali laici per la consegna dell’urna o per la dispersione delle ceneri.
Non è usanza chiamare un celebrante per guidare i familiari nella dispersione delle ceneri, mentre invece sarebbe davvero utile una figura professionale che sappia ritualizzare un momento così delicato, in cui si lascia letteralmente andare il caro estinto.
Perché ritualizzare la consegna dell’urna?
Nel sondaggio che abbiamo sottoposto ai non addetti al settore, la consegna dell’urna è stata definita: «Come una consegna e basta», un «atto burocratico e veloce». E ancora: «Tutto molto squallido. Sala d’attesa e poi chiamati per numero come alla Coop. Consegna in mano di urna senza un minimo segno di conforto. Sarebbe stato più cordiale un venditore di patate». E infine: «Credo che anche il ritiro dell'urna debba essere un momento dedicato e delicato. È o almeno era una persona, non va gestito come una qualunque consegna».
Questi pareri ci hanno spinto a riflettere, perché è vero: l’urna non contiene la cenere di un camino. L’urna contiene i resti di una persona e, come tale, andrebbe trattata. Basterebbe una sala d’attesa con della musica dolce di sottofondo, una breve lettura, un “condoglianze” detto con partecipazione. Il rito non dev’essere per forza qualcosa di complicato, basterebbero poche parole dette con il cuore.
Sempre sui luoghi
Ci teniamo anche a sottolineare che molti Comuni non hanno mai applicato il Dpr 285/90 e non mettono a disposizione spazi per le commemorazioni civili, privi di simboli religiosi e abbastanza capienti per l’addio a un proprio caro. Anche su questo aspetto c’è moltissimo lavoro da svolgere affinché chiunque possa avere un ultimo saluto degno di questo nome, a prescindere dalle proprie convinzioni e credenze.
Alcuni dati dai nostri due sondaggi
Risposte da 27 SO.CREM aderenti al sondaggio. Zona geografica: Italia, da nord a sud.
- Il 97% sa che è possibile svolgere una cerimonia laica.
- Il 40% pensa che vengano svolte da famigliari e amici, il 40% da cerimonieri accreditati o da imprese funebri. Il resto non lo sa.
- Il 78% ha assistito a un funerale laico.
- La consegna dell’urna avviene, nel 60% dei casi alla famiglia, nel 40% all’impresa funebre.
- Nel 78% non esiste un rituale per la consegna dell’urna.
Risposte dal pubblico “extra settore”. 48 risposte. Zona geografica: centro/nord.
- L’81% sa che è possibile svolgere una cerimonia laica. Il 17% non ne è a conoscenza.
- Il 74% conosce luoghi dedicati, il 15% pensa che non esistano e il 10% non lo sa.
- Il 36% non sa da chi sono celebrati, il 20% ha citato il cerimoniere, il 32% pensa che le famiglie debbano auto-gestirsi. Il resto cita sia il cerimoniere sia l’autogestione famigliare.
- Il 63% ha assistito a un funerale laico.
- La maggioranza ha dichiarato di aver assistito, nel corso della vita, a meno di 5 funerali laici.
Alice Spiga (direttrice SO.CREM Bologna)