- n. 8 - Settembre 2001
- Opinioni
Gli operatori del settore
Siamo ad una fase di svolta.
Per alcuni mesi con le rubriche "parliamo di…" e "intervista a…" abbiamo cercato di dare voce agli imprenditori del settore cimiteriale e funerario e agli impresari di onoranze funebri. Una occasione come altre per discutere problemi, proporre soluzioni, trovare giusti compromessi.
Ci siamo però resi conto che alcune delle nostre interviste sembravano testi pubblicitari; abbiamo preso le distanze da alcune dichiarazioni nell'unico modo possibile, cioè non firmando quegli articoli che erano stati troppe volte corretti dagli intervistati, perdendo il loro iniziale significato; abbiamo accettato in silenzio, per pura cortesia, le osservazioni di coloro che si indignavano di essere intervistati telefonicamente invece che di persona (quanto sono "meschini" questi di OLTRE che risparmiano sui viaggi in giro per l'Italia!), abbiamo ascoltato in silenzio le osservazioni di quelli che si lamentavano perché gli articoli non venivano scritti nei tempi e nei modi da loro richiesti (mi riferisco a quanti hanno telefonato in redazione esigendo di essere intervistati o a quanti hanno lamentato il troppo tempo trascorso fra l'intervista e la pubblicazione dell'articolo) e, come se non bastasse, siamo anche stati ad ascoltare un signore che, e per fortuna nostra ne abbiamo trovato uno solo, ci ha letteralmente insultati perché lo intervistavamo al telefono dalla nostra residenza di villeggiatura.
Dopo quasi un anno di lavoro per OLTRE, sono arrivata alla personale conclusione che molti, forse troppi, operatori del settore cimiteriale e funerario non abbiano voglia di parlare davvero dei problemi della categoria, e ancor meno di parlarne con un giornalista. È un vero e proprio limite. Molti, non tutti, sono un po' troppo condizionati dal mercato: parlano con grande chiarezza dei veri problemi della categoria, ma poi ti chiedono, con altrettanta fermezza, di non rendere pubblico quanto dichiarato.
Credo, però, che così si perda una grande occasione.
E allora perché continuare con le interviste a impresari di onoranze ed imprenditori del settore cimiteriale e funerario? Ci sono solo due soluzioni, o ci limitiamo a scrivere, o meglio a far scrivere direttamente a loro, la storia della vita delle loro attività commerciali, oppure noi facciamo le domande e quanti lo desiderano risponderanno ai nostri quesiti ed interverranno al dibattito.
Inutile dirlo, noi optiamo per la seconda soluzione.
I temi, poi, ci sembrano di stretta attualità e di comune interesse per delle categorie professionali che vogliano guardare con lungimiranza al proprio futuro.
- Esiste una sudditanza degli imprenditori del settore cimiteriale e funerario nei confronti delle imprese di onoranze funebri?
- I settori cimiteriale e funerario, che pure vengono accorpati, vivono attualmente situazioni completamente differenti?
Quali sono le diverse problematiche? Esiste una possibilità di dialogo sereno fra le due parti?
- Si può dire che vi sono alcuni cambiamenti che hanno condizionato il mercato, come la liberalizzazione delle licenze, la nascita di grossi consorzi di imprese di onoranze funebri e, ancora, l'aumento, soprattutto nelle grandi città del nord, della pratica della cremazione? E, infine, che effetti produce la concorrenza dei paesi esteri che diviene sempre più preoccupante?
- L'aumento del numero di agenzie ha creato una frammentazione tale nel settore che rende la concorrenza più spietata e innervosisce tutti gli operatori? Che cosa hanno fatto o fanno le organizzazioni di categoria a tal proposito?
- È vero che la preoccupazione principale di gran parte degli impresari di ultima generazione è quella di acquistare prodotti di qualità scadente sui quali hanno, però, un ottimo margine di ricarica?
- È vero che i consorzi sono così forti da dettare legge agli imprenditori? In altre parole, sono loro a determinare i prezzi dei prodotti o, diciamolo più elegantemente, la scelta dei fornitori?
- Si può ancora dire che la "qualità" premia, e che chi privilegia la "quantità" è destinato a soccombere, imprenditore o impresario che sia?
Attendiamo le vostre risposte.
Marina Piantoni