- n. 11 - Dicembre/Gennaio 2001
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Le cure palliative
UNA NUOVA MEDICINA ANTICA
Le cure palliative sono state descritte come una recente specialità medica. In realtà è forse la più antica in quanto per secoli medici ed infermieri, nella maggioranza delle situazioni, avevano solo terapie di supporto da offrire ai malati di svariate patologie.
Nell'era della medicina tecnologicamente sofisticata che pone al primo posto la malattia e non la persona, la Medicina Palliativa è decisamente in contrasto in quanto il suo fine non è la guarigione della malattia ma l'accettazione della morte come evento inevitabile.
Il morire, così come il nascere, non è un fatto patologico, ma un evento assolutamente naturale. Il ruolo del medico, in questi due processi, non può essere quello di curare e/o di guarire, ma dovrebbe avere l'unico scopo di permettere ad entrambi di compiersi senza complicazioni né ritardi, operando una prevenzione delle patologie dell'uno e dell'altro.
Uno degli aspetti fondamentali di questo atteggiamento terapeutico è quello di concentrare tutte le energie e tutte le attenzioni del curante sul paziente e sui suoi bisogni fisici, psicologici e spirituali. Il fine, quindi, delle cure palliative è il sollievo e la prevenzione delle sofferenze fisiche e psichiche in pazienti con malattie incurabili come ad esempio il cancro.
Il trattamento richiesto ingloba l'assistenza medica, infermieristica, psicologica, sociale, culturale e spirituale. L'approccio olistico, che coinvolge tutti questi aspetti, è l'essenza della Medicina Palliativa i cui principi sono i seguenti:
1) il confort del paziente è il primo obiettivo. La diagnosi e la patologia sono importanti solo per capire l'origine dei sintomi in modo da praticare una terapia mirata quando possibile;
2) il paziente è da considerare come parte integrante di una ampia unità che è costituita dalla famiglia e dagli amici;
3) la cura è indirizzata alle necessità fisiche, emozionali e spirituali del paziente e della famiglia. Considera le paure e le angosce, così come il dolore, individuando, oltre che le lesioni fisiche, anche i vissuti emozionali;
4) lo scopo delle cure palliative è di occuparsi in modo continuativo dei bisogni del paziente e della famiglia in rapporto alle esperienze di cura della malattia terminale. La cura deve essere estesa anche al cordoglio ed al lutto;
5) esistono diversi tipi di intervento da parte delle varie figure che operano per il malato terminale (medici specialisti e di medicina generale, infermieri, psicologi, servizi domiciliari, gruppi di volontariato organizzato, assistenti spirituali). Un programma di cure palliative deve prevedere la possibilità di coordinare tutte queste figure in modo da coprire al meglio tutte le esigenze del paziente;
6) la situazione di un malato terminale può cambiare rapidamente; un trattamento utile oggi può rivelarsi inadeguato domani. L'adattamento della terapia deve essere verificato regolarmente con grande frequenza.
Le cure palliative sono in pratica la ricerca di strumenti nuovi di trattamento e un buon livello di attenzione medica atte ad offrire con mezzi idonei la migliore qualità di vita.
La Medicina Palliativa (dal latino "pallium", la mantella corta di cui si coprivano i pellegrini del medioevo) è stata praticata fin dall'antichità e, fino ai tempi relativamente più recenti, l'unica somministrabile in molti malati di cancro.
Fu intorno al diciannovesimo secolo che cominciarono ad organizzarsi in Francia e in Inghilterra strutture a carattere di ricovero (Hospice) gestiti per lo più da associazioni religiose con fondi privati. Le cure palliative trovano la loro moderna realizzazione nell' Inghilterra degli anni '60 con l'apertura del St. Christopher's Hospice da parte di Cicely Saunders, una infermiera che in seguito si laureò in Medicina.
L'Hospice in questione provvedeva ad una assistenza multidisciplinare (da parte di medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, assistenti spirituali) nei confronti dei pazienti affetti da cancro in fase avanzata, focalizzando tale assistenza nella cura dei sintomi fisici, psichici e spirituali piuttosto che nella cura della stessa malattia. Infatti, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, le cure palliative costituiscono "la cura totale attiva del malato nel momento in cui la sua malattia non è più responsiva ai trattamenti utili per guarire".
La massima importanza viene data alla cura del dolore e di altri sintomi, dei problemi psicologici, sociali e spirituali. L'obiettivo è soprattutto il raggiungimento di una qualità di vita soddisfacente per il paziente e per la sua famiglia.
Nella Medicina Palliativa una buona comunicazione è indispensabile ed include una corretta informazione sulla malattia e sulla prognosi. Senza informazioni il malato non può partecipare attivamente al proprio piano terapeutico.
Il principio del rispetto dell'autonomia del malato è cardine fondamentale nelle cure palliative ed implica il riconoscimento dei diritti di ciascun individuo all'autodeterminazione. Nel concetto di autonomia è implicito che ogni trattamento va praticato solo dopo aver ottenuto il consenso informato da parte del paziente.
In conclusione, i principi delle cure palliative sono sostanzialmente gli stessi principi di una buona pratica medica e, pertanto, è auspicabile che la loro applicazione da parte di altre discipline mediche possa migliorare gli standard di cura ed assistenza a tutti i pazienti affetti da patologie in fase avanzata o incurabili.
Cristina Viscoso Medico chirurgo, specialista in Endocrinologia, Università di Catania. Ex collaboratore dell'Hospice "Via di Natale", Aviano (PN).