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Non ci siamo proprio

Nell’ultima riunione del (non ancora costituito) Consiglio Nazionale della Funeraria Italiana, svoltasi a Bologna il 27 marzo, è emerso il “vero” problema che ha poi portato ad un rinvio a data da destinarsi. Purtroppo, per presunzione o per scarsa disponibilità ad un vero confronto democratico, nel cercare di mettere insieme una compagine rappresentativa del settore non si è tenuto conto di interessi diversi, né di vedute non collimanti con quelle delle Federazioni proponenti il Consiglio. A nostro avviso non è questa la strada giusta da intraprendere: quando nel 2012 a Bologna si è evidenziata, per il bene del comparto, la necessità di cercare di aggregare in un’unica Federazione tutte le espressioni che rappresentavano le imprese funebri private, proponemmo una Confederazione in cui ogni Associazione avesse la possibilità di apportare le proprie esperienze mantenendo la propria autonomia e il rapporto con i singoli Soci.
Probabilmente con questo metodo si sarebbe potuto lavorare diversamente e con altri risultati. Oggi la strada pare essere in salita. Come è possibile pensare di poter presentare una legge sulla funeraria senza avere ascoltato la voce di gran parte della categoria? A detta del Presidente di Federcofit Lombardia le due Federazioni, Feniof e Federcofit, rappresentano un migliaio di Imprese Funebri su un totale di circa 6.000 operanti in Italia. Come è possibile, con uno scarso 16% di rappresentatività ed ammesso che tutti gli Associati concordino, pensare di propinare una legge senza prima spiegare esattamente a tutti cosa si andrà a chiedere ai politici in Parlamento?
Noi proponiamo di sentire prima cosa le imprese funebri pensano dell’articolato, esponendo loro nei minimi dettagli quanto proposto relativamente ai requisiti. Ricordiamo ciò che è accaduto con i Regolamenti Regionali quando le imprese che non avevano gradito quanto proposto sono riuscite a fare modificare quei passaggi voluti da chi aveva idee diverse. Vi assicuriamo che la bozza che le due Federazioni, tramite il Consiglio, intendono discutere ed approvare contiene diversi passaggi che si potrebbero prestare ad essere facilmente impugnati.
 
Jorio Ronca - Presidente Asnaf&AS


Della attuale situazione di impasse del Consiglio Nazionale della Funeraria Italiana abbiamo accennato nell’editoriale dello scorso mese. Sul possibile modello organizzativo di cui dotarsi è stato dato incarico ad un “saggio” (figura evidentemente divenuta di moda nello scenario italiano) di redigere una proposta da sottoporre al vaglio di tutti i partecipanti. Sappiamo che tale ipotesi è stata tempestivamente elaborata, ma, al momento in cui scriviamo, essa giace ancora sui tavoli delle Segreterie di Feniof e di Federcofit che, probabilmente, ritengono di doverla valutare compiutamente prima di renderla pubblica. Ma il tempo passa e le diverse problematiche che penalizzano l’intero comparto assumono proporzioni sempre più preoccupanti. Occorrono concretezza, tempestività e idee nuove che tengano conto delle mutate condizioni e delle più evolute esigenze che emergono dalla società contemporanea. L’impianto di legge sul quale si sta discutendo è sostanzialmente quello proposto dall’allora Ministro della Sanità Girolamo Sirchia nel 2004, successivamente rielaborato dai Senatori Tomassini e Di Giacomo nel 2009: forse, dopo tanti anni, sarebbe opportuno uno schema più snello, di veloce approvazione, che dia esaurienti risposte alle diverse questioni che necessitano di soluzioni immediate.
I temi di più stringente attualità sono, più o meno, sempre gli stessi:
  • definizione dell’attività funebre e dei requisiti fondamentali per esercitarla, esplicitando le diverse caratteristiche che dovrebbero contraddistinguere le Imprese Funebri, le Agenzie, i gestori di Case Funerarie, i Centri Servizi (sostanza aziendale, disponibilità di risorse umane, tecniche e tecnologiche, proprietà di mezzi, …) e rimarcando come oggi le Onoranze Funebri debbano essere catalogate come “Servizi alla Persona”;
  • uniformità di regole e di disposizioni su tutto il territorio nazionale;
  • affermazione dell’etica, della deontologia professionale, della trasparenza, della correttezza nell’acquisizione dei servizi funebri, della qualità delle prestazioni e dei servizi erogati;
  • sollecitazioni ad ogni Autorità preposta perché vengano effettuati controlli rigorosi ed efficaci sul pieno rispetto di tutte le regole inerenti le diverse categorie professionali;
  • valutazione di nuove e moderne forme di Contratti di lavoro;
  • riconoscimento di pari opportunità per operatori pubblici e privati (con opportune garanzie) anche per la realizzazione di cimiteri e di crematori;
  • informazione ampia, esauriente, corretta e trasparente nei confronti dell’opinione pubblica e dei media;
  • rapporto con Ministeri competenti per concordare agevolazioni fiscali sulle spese funebri e cimiteriali ed eventuale modifica del regime iva;
  • determinazione delle caratteristiche per la realizzazione delle Case Funerarie e delle Sale per il Commiato e istituzione di un Ente di protezione per la verifica della piena rispondenza a tutte le norme di legge;
  • obbligatorietà di una Formazione Professionale riconosciuta, qualificata e verificata per gli Operatori;
  • definizione delle caratteristiche dei trattamenti di tanatoestetica e requisiti minimi per esercitarli secondo una formazione obbligatoria qualificata;
  • proposizione di un disegno di legge sull’introduzione in Italia della tanatoprassi e delle regole per poterla eseguire.
Un buon metodo di lavoro potrebbe forse essere quello di identificare con chiarezza cosa si vuole perseguire lasciando ai tecnici il compito di trasformare questi desiderata in un testo di Disegno di Legge.
Lasciamo questi spunti alla riflessione di tutti i componenti il Consiglio Nazionale della Funeraria Italiana auspicando che si possa superare velocemente questo momento di stallo riprendendo, nel segno di un corretto rapporto fra tutti i soggetti partecipanti, un cammino nel quale in molti abbiamo dichiarato di credere per procedere realmente sulla strada del progresso e della modernità.
Carmelo Pezzino

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