- n. 9 - Ottobre 2001
- Curiosità
Insetti necrofori, adorabili genitori
IL NIDO IDEALE
Nei confronti degli animali di solito l'uomo non è un giudice imparziale. Si appassiona di orsetti o delfini, pinguini e cerbiatti, ma il più delle volte detesta gli avvoltoi. Solo perché si nutrono di carogne. Eppure, avvicinandosi al mondo degli animali necrofori, bestiole attirate dai corpi in decomposizione, si possono fare interessanti scoperte.
I necrofori, insetti di dimensioni medie e grandi, riservano straordinarie sorprese in fatto di cure per i figli.
A differenza della maggior parte degli altri insetti, che non brillano per amor materno e paterno e non hanno l'abitudine di accudire la prole, i necrofori sono genitori a tempo pieno: continuano ad assistere ed a nutrire i loro figli fino a quando non diventano autosufficienti.
In un modo un po' insolito: infatti questi adorabili genitori hanno trovato nella morte di altri animali la fonte di sostentamento dei propri pargoli. Grazie a sensibilissimi recettori posti sulle antenne, i necrofori sentono l'odore delle carogne in decomposizione: per loro, le esalazioni di un uccello o di un topo morto rappresentano il più allettante dei profumi.
Immediatamente localizzano l'animale morto e si recano di corsa sul posto. Cercano nei dintorni il luogo dove il terreno sia più friabile e si presti meglio allo scavo.
Se lo scopritore del cadavere è un maschio "single" si dà subito da fare: sapendo benissimo che da solo non riuscirà a trasportare la salma, lancia un messaggio "odoroso", che serve da richiamo alla femmina della stessa specie. Se arrivano più femmine, si azzuffano ferocemente, strappandosi magari un'antenna o qualche zampa.
Alla fine, una soltanto rimane padrona del campo.
La vincitrice affianca immediatamente il maschio nel lavoro di trasporto e di seppellimento della bestiola morta. Insieme, i due scavano una fossa profonda una decina di centimetri.
Ma, con questo, non hanno ancora finito l'opera, perché devono provvedere all'imbalsamazione della vittima: la liberano dai peli o dalle penne, quindi la cospargono di una speciale secrezione, da loro stessi prodotta.
Finalmente, hanno realizzato la culla per le uova. La femmina depone nello speciale nido una trentina di minuscole uova, che sgusciano tre o quattro giorni dopo. Nei primi giorni mamma e papà sfamano i loro piccini, ma ben presto i figlioletti si nutrono da soli, cibandosi dei resti di quell'animale che è la loro prima casa.
Nel caso la vittima sia troppo piccola per poter rifocillare una grande nidiata, i genitori hanno il rimedio pronto: si mangiano una parte delle uova, in modo che ci sia cibo sufficiente per quelle che rimangono.
In otto, nove giorni, i piccoli hanno spolpato ben bene la carcassa e si disperdono nel terreno circostante per diventare pupa, lo stadio in cui non assumono alimenti e subiscono la profonda metamorfosi che li trasformerà in insetti adulti. Tra i necrofori, la femmina rimane nel nido più a lungo del maschio.
Non si allontana quasi mai dai piccoli. Comunque il padre ha un importante ruolo difensivo: si batte tenacemente contro eventuali invasori e alle volte, in feroci combattimenti, riesce a mutilare delle antenne e di parecchie zampe gli animali che hanno tentato di aggredire la sua famigliola.
Il maschio è consapevole della sua "missione" di protezione: infatti rimane a fare la guardia fino a che la carcassa non sia interamente divorata e non faccia più da richiamo ad altri necrofori golosi.
Se si allontana prematuramente, sa che può perdere i suoi figli, soppiantato da un rivale che se li divora senza tanti complimenti.
Gianna Boetti