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NON SOLO NERO

Se il nero è il colore del lutto della nostra società, presso altre culture, epoche storiche e paesi si sono individuati i più diversi colori: dal giallo al bianco, dal rosso al blu.








Gli abiti e i colori sono il segnale più evidente della condizione del lutto. Quando si affronta una esperienza di distacco, il vestire in un certo modo e in determinate tinte sottolinea una situazione di particolare dolore, esprime il senso della perdita. Non solo: alle volte, l'assunzione di un certo tipo di veste è visto anche come un segnale diretto alla comunità per "annunciare" la morte di un congiunto. Nella nostra cultura, il nero è associato all'esperienza luttuosa, anche se il colore, quale manifestazione di lutto, è andato sempre più perdendo importanza nell'epoca odierna. Comunque, i colori del cordoglio sono mutati nel corso delle epoche storiche, si sono diversificati a seconda delle diverse usanze e di particolari rituali.

IL COLORE DELLE TRADIZIONI POPOLARI ITALIANE.
Il nero è generalmente il colore di lutto delle tradizioni popolari italiane, anche nei periodi storici meno recenti. Sono singolari alcuni casi registrati in Sicilia e in Sardegna, dove il nero non ha riguardato solamente i vestiti. Ancora nel secolo scorso, a Modica, in provincia di Ragusa, vi era la tradizione di tingere di nero anche le porte e i mobili, addobbando dello stesso colore la camera mortuaria. Nonostante i divieti dei Vicerè, tale costume si protrasse fino a tutto l'Ottocento. Nel lutto stretto le donne rivestivano di seta o filo nero persino il pettine da testa e gli orecchini.

Dalla Sardegna sono arrivate ancora altre testimonianze.
Un tempo si tingevano di nero pure le porte, le finestre e le pareti esterne e alle finestre venivano applicate tende di colore scuro. Una coperta scura veniva adagiata sul letto, che alle volte era pure tinto di nero; anche al caminetto veniva applicato lo stesso colore.

In testa al letto veniva posto un nastro nero e del medesimo nero erano velati gli specchi. Per molto tempo, i marinai di Santa Teresa di Gallura hanno tinto di nero la barca in caso di morte del padrone.

L'imbarcazione rimaneva poi così dipinta per un anno. Tra gli altri usi sardi, è stato tramandato quello che prevedeva che il vedovo si coricasse, per un certo tempo, a terra o sopra un banco di ginepro senza mai mutare la camicia di colore nero. In maniera più limitata e in alcuni momenti storici, nelle donne sarde è apparso l'uso del giallo. Un'usanza legata invece al rosso è stata registrata in Valtellina. A Livigno, al corteo funebre partecipavano ragazzi adornati di rosso e il padrino portava in lutto un fazzoletto, sempre rosso, avvolto attorno al cappello. In Romagna e nelle Marche si ricorda il tabarro pesante per gli uomini anche in tempo di calura e il doppio velo per le donne. Entrambi neri.

IL ROSSO Un colore diffuso, soprattutto nel passato, negli usi di morte è il rosso. Una tradizione in questo senso ha trovato radici in Germania: uno studioso dei primi del Novecento ha infatti riportato alla luce alcuni proverbi tedeschi che associano il lutto con tale colore.

Sono stati così tramandati i detti "fuori rosso, dentro morto", "se sei rosso, pensa alla morte". L'uso di questo colore, ritrovato in questo Paese a cavallo tra Ottocento e Novecento, risalirebbe direttamente all'antichità. Nell'antico Egitto si rivestivano di rosso il sarcofago e rossi erano gli abiti del lutto; in epoca preistorica, gli uomini dipingevano crani e ossa con terre rosse. L'uso del rosso sarebbe un tentativo di comunicare al defunto un'energia vitalizzante, una sorta di sostituto del sangue. In questo senso, tale colore veniva utilizzato nella Roma antica: associandolo al colore del sangue e alla sua carica vitale, dunque, si indossavano e si facevano indossare anche al defunto abiti rossi. Inoltre, in diversi documenti è stato raccontato che le donne, durante i funerali, erano abituate a ferirsi il volto, così il sangue delle loro ferite poteva placare i defunti. Anche in India il rosso è il colore della morte e di esso sono dipinte le divinità funerarie. Rossi sono gli abiti della vedova e dei parenti del morto, della stessa tinta è la polvere con cui è strofinato, così come la ghirlanda è di fiori rossi. Nel particolare rituale della cerimonia funebre, la vedova regge una noce di cocco contenente colore rosso e con essa gira intorno al rogo.

IL BIANCO
Presso diverse popolazioni è il bianco ad essere legato alle manifestazioni di lutto. Il bianco viene collegato al pallore della morte: nel Camerun del sud le vedove si dipingono le gambe di bianco, nel Camerun del nord il cadavere viene avvolto, tranne le mani e i piedi, con strisce di colore bianco. Nel nord del Togo, le persone in lutto si disegnano sulla fronte, da una tempia all'altra, una striscia bianca. Nella Grecia antica il bianco venne usato alternativamente al nero. E, nell'antica Roma, oltre al già visto rosso, il bianco venne spesso utilizzato dalle donne, le quali per il lutto dovevano rinunciare ai gioielli. Di bianco erano vestiti i cadaveri.

Comunque, dal mondo romano sono anche arrivate testimonianze dell'uso del nero: nella descrizione del banchetto funebre dell'imperatore Domiziano, morto nel 96 dopo Cristo, si legge che neri erano il vasellame e la sala, nere erano le vesti dei magistrati e delle donne. Anche le giovanissime indossavano abiti neri. Nei paesi germanici il bianco fu, per alcuni secoli, il colore di lutto per le principesse e talvolta per le donne nubili.

PARTICOLARITÀ E NOTE STORICHE
Durante il Medioevo, soprattutto dal 1200 in poi, prevalse in Europa il nero, che in alcuni scritti di religiosi venne prescritto obbligatoriamente. Innocenzo III, morto nel 1216, destinò il nero e il viola ai servizi funebri: "Bisogna usare indumenti neri nel giorno dell'afflizione e dell'astinenza, per i propri peccati e per i defunti", scrisse. In alcune tradizioni medievali, soprattutto in quella spagnola, affiorò però il rosso, collegato al sangue e alla sua idea di vita: i morti vennero così coperti con abiti e fiori purpurei. A queste tradizioni si contrappose un altro orientamento che consigliava il bianco, in nome della fede nell'immortalità e nella risurrezione: nel 1395 i parigini assistettero ai funerali tutti in bianco del re di Armenia, Leone di Lusignano, morto in esilio.

Fino a metà dell'Ottocento, in Francia si portò insieme al nero e al rosso (limitato in alcune zone) il grigio; in Bretagna si adoperò il blu.

Il giallo fu il colore del lutto assunto da Anna Bolena alla morte di Caterina d'Aragona, regina d'Inghilterra, morta nel 1536, mentre nel funerale per Gustavo Adolfo, nel 1643, le navi furono ornate di rosso.
 
Gianna Boetti

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