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Necropolis 2007

Il cambiamento climatico non è una opinione. Ce ne siamo resi conto, una volta di più, in occasione del nostro ormai rituale soggiorno moscovita di ottobre volto alla promozione di Tanexpo in quel Paese dove ormai il livello dei servizi funerari tende, soprattutto nelle grandi città, verso degli standard che non sfigurerebbero nelle nostre contrade.
Ritornando al tempo, è indiscutibile che nel corso degli anni esso è cambiato. Di solito verso la fine di ottobre la prima neve era già caduta e l'arietta fresca del mattino spingeva i nostri passi veloci e gagliardi verso il padiglione espositivo. Nel quale, del resto, spesso era utile rimanere ben protetti contro spifferi indomabili e contro sistemi di riscaldamento che, con dolce eufemismo, definiremmo precari. In realtà l'unico mezzo valido per mantenere una temperatura corporea decente era quello di tracannare quantità relativamente, diremmo così, "importanti" di vodka con le ovvie e poco amene conseguenze per il nobile organo epatico. Staremo a vedere che cosa ci riserveranno i prossimi mesi. Per il momento le temperature sono state estremamente accettabili ed il tempo non diverso da quello del paese da cui eravamo partiti.
Non solo il clima cambia nella grande Russia! Anche il modo di vivere, e con esso i costi per poterlo fare. Chi ricorda non diciamo la Mosca sovietica, ma solo quella di dieci anni fa, stenterebbe a riconoscerla. La circolazione è diventata caotica a causa di un parco macchine in continua crescita dal quale sono scomparse, o quasi, le vecchie Lada Zhigulì, Moskwitch ed altre Volga per far posto a vetture giapponesi, americane ed europee di alta gamma. A titolo di esempio un viaggio di andata e ritorno dal centro all'aeroporto di Sheremetievo (meno di trenta chilometri a tratta) ci ha richiesto circa tre ore di tempo ed un prezzo (concordato!) proporzionale. Laddove si pensi che una ventina di minuti e pochi dollari bastavano ancora qualche anno addietro per fare lo stesso percorso. Per non parlare dei prezzi dell'immobiliare, che sale di giorno in giorno (ormai nel centro città o nei quartieri residenziali i nuovi appartamenti si negoziano a 10.000 euro/mq.) o di quelli della ristorazione. Ci viene a mente un albergo che ha da poco aperto nella centralissima Tverskaïa in cui i prezzi delle camere partono da 750 euro a notte. Esso propone un ristorante dove officia un cuoco tedesco, il famoso Heinz Winkler, che era stato nel 1981, a 32 anni, il più giovane cuoco al mondo ad ottenere le prestigiose tre stelle di una nota guida gastronomica francese che porta il nome di una ancor più nota marca di pneumatici. Ebbene, in questo luogo per pochi (ma non tanto) privilegiati, il piacere di gustare la "cuisine vitale" (che pone l'accento su ingredienti e su preparazioni "salutari") costerà agli avventori prezzi che raggiungeranno facilmente i 500 euro, a condizione di non lasciarsi tentare da vini troppo costosi (tra i quali un "grand cru" francese del 1961 a 50.000 euro; gli zeri sono proprio quattro) o, in aperitivo o digestivo (dipende dai gusti), da un whisky Single Malt Macallan Fine and Rare Collection vintage 1961 per uno "shot" (bicchiere) del quale il fortunato commensale sarà invitato a sborsare la modica somma di 300 (gli zeri sono due) euro.
Il fatto è che di luoghi come questi ve ne sono ormai dappertutto e sono sempre pieni. E coloro che, avendone i mezzi, vogliono trovare svago in tali locali devono tassativamente prenotare con largo anticipo per evitare insopportabili frustrazioni. Tanto più che ai russi, eccessivi in tutto, piace spendere. Anzi, più spendono e più sono contenti, come confermato da una barzelletta che già da un pezzo circola nel microcosmo "bene" moscovita. Due amici si incontrano (fin qui siamo nel banale abituale) ed uno dice: "Sapessi che magnifico televisore, con tutti gli accessori possibili ed immaginabili, ho appena comperato nel negozio giù all'angolo!". E l'amico: "Ma dimmi, quanto lo hai pagato?". E l'altro, fiero come Artaban: "Diecimila euro!". Al che l'interlocutore, con lo sguardo pieno di compassione: "Ma quanto sei scemo! Facevi altri cinquecento metri e lo trovavi a quindicimila!". Questo è il funzionamento intellettuale dei "nouveaux riches" dell'ex paese dei soviet e non stupisce quindi che più i locali sono cari più essi sono ricercati. Tanto più che le avvenenti, fatali, ingioiellatissime e profumatissime accompagnatrici - e ce ne sono tante, anzi tantissime - abbondano nello stesso senso ed adorano tali delizie prima di dispensare quelle in cui esse, indiscutibilmente capaci, primeggiano! Si tratta, è ben vero, di una minoranza anche se abbastanza cospicua visti i numeri che circolano nel paese. E non trattandosi, per il momento, di persone immortali (forse un giorno ci arriveremo), anch'esse devono confrontarsi con i problemi pratici legati al decesso ai quali fanno fronte con la stessa predisposizione a spendere che manifestano in circostanze più allegre.
Accanto a tale benessere ruota peraltro l'eterno mondo russo, quello di sempre, fatto di povera gente che ancor oggi si ritrova lungo i marciapiedi a vendere un pullover, un paio di scarpe usate o un gattino di cui solo gli occhioni umidi e cuccioleschi spuntano, increduli, dalle coperte in cui sono amorevolmente protetti da chi li mette in vendita. Non si vedono più, è vero, le vecchiette che ancora popolano i nostri ricordi e che incontravamo agli ingressi delle stazioni degli autobus per la provincia o degli aeroporti a sud della capitale (Domodiedovo e, soprattutto, Vnukovo) dove le povere donne rimanevano per ore in piedi ed al freddo, quello vero, offrendo stoicamente e dignitosamente un mezzo salamino raggrinzito, una forchetta contorta di alluminio o, le più abbienti, un pollo legato per le gambe e a testa in giù. Il tutto per raggranellare qualche rublo, quando non si trattasse soltanto di qualche kopek (centesimo di rublo). Il fatto è che, in quegli anni non lontani, con qualche copeco ci si poteva comperare una pagnotta, mentre oggi ci vogliono 15 rubli (pressappoco 40 centesimi di euro) per comperare un pane "uzbeco", quel pane rotondo e saporito, simile al "pita" libanese o alla pizza nostrana, che gli abitanti dell'Uzbekistan (favoloso paese che evoca le mitiche città di Bukhara, Tashkent, Samarcanda) e soprattutto le bellissime rappresentati muliebri dal carattere determinato preparano, con sapiente gesto manuale, in un forno di terracotta a forma di grande orcio simile a quello in cui gli indiani preparano il "nan", altro pane della stessa tipologia. Tale disperata ricerca di qualche soldo appare giustificata quando si pensi che vi sono in Russia milioni di pensionati che devono campare con 3.000 rubli (85 euro) al mese. Attualmente il sindaco di Mosca, il miliardario (non si tratta di un miliardario diventato sindaco, come ad esempio Bloomberg a New York, bensì di un sindaco diventato miliardario, il che è ben diverso...) Youri Louzhkov ha deciso, per esortare i moscoviti a vivere più a lungo, di aumentare sostanzialmente l'assegno per gli ultracentenari portandolo a 25.000 rubli (700 euro) mensili. Buona operazione di propaganda quando si pensi che quelli che superano i cent'anni non sono, a Mosca, più di un centinaio (che è già tanto), ma che molti di più sono quelli che entrano a pieno titolo nelle statistiche per i quali la speranza di vita alla nascita è oggi di 58 anni per gli uomini e di 74 per le donne. Valori drammatici che esprimono più di ogni altro parametro la difficoltà di vivere in un paese dove regolarmente appaiono sulla stampa dati relativi alla mortalità che, secondo quanto riportato dal "The Moscow Times", il quotidiano in inglese, dipenderebbe per più del 50% da patologie cardiovascolari, per il 20% da tumore e per il 12% da morte violenta (incidenti stradali, omicidi, suicidi, ...), il resto entrando nella categoria delle "varie".
Tutto ciò in un paese che è il più dotato al mondo di risorse energetiche e che incrementa la propria ricchezza ogni giorno di più visti i prezzi, in continua crescita, del petrolio e del gas. L'eccesso di liquidità provoca all'interno un processo di inflazione (che si attesta nel 2007 intorno al 10% contro una previsione dell'8%) e dà origine, all'estero, ad un'ondata di investimenti "strategici" (nel settore dell'energia, delle comunicazioni, delle banche, dell'industria aerospaziale, ...) che preoccupano al massimo grado i ministri del G7 tant'è che, paradossalmente, è proprio il ministro delle finanze russo Alexei Kudrin che si affretta a ricordare che le operazioni sui fondi di investimento dovrebbero essere rette unicamente dalle regole che presiedono alla libera circolazione dei capitali. Sembra quasi il mondo alla rovescia quando si pensi, in più, che le preoccupazioni vengono espresse da quei cantori del liberalismo economico e del capitalismo globale che insorgono quando trovano ostacoli sul proprio cammino, ma che non si peritano, come fanno più o meno larvatamente Stati Uniti e Giappone, ad opporsi, nel nome del protezionismo più retrivo, quando vedono i propri interessi minacciati da chi si trova ad avere più denaro di loro ed applica le ricette che essi stessi avevano così bene messo a punto "pro domo sua". Il fatto è che il presidente uscente, l'austero e glaciale ancorché religioso (vista l'ispirata devozione con la quale si segna davanti alle autorità ecclesiastiche) Vladimir Putin (alla cui gloria, già che ci siamo, esiste anche una vodka, la "Putinka"), non ha alcuna intenzione di sottomettersi alle altrui decisioni e, forte dei cambiamenti istituzionali che gli permetteranno di continuare ad essere il "padrone" del paese (anche da primo ministro, non essendo rieleggibile alla presidenza) dopo le elezioni del 2 dicembre, potrà portare avanti il progetto politico in corso. Non v'è dubbio, infatti, che il nuovo presidente, creatura putinesca, affiderà il mandato di formare il governo al capolista, Putin per l'appunto, del partito vincitore, "Russia Unita", che godrebbe, secondo i dati più recenti del Levada Center, istituto indipendente di sondaggi, di un massiccio appoggio popolare (2/3); l'unico altro partito ad essere rappresentato alla Duma (il parlamento) sarebbe il partito comunista di Gennady Zyuganov che, solo tra tutti gli altri contendenti, sarebbe in grado di superare la soglia di sbarramento fissata al 7%. Se, nel contempo, i poteri presidenziali verranno ridotti e quelli del premier accresciuti, allora il gioco sarà fatto! E Vladimir Putin continuerà a guidare il paese con un presidente utile per "inaugurare i crisantemi".
Tutte le caratteristiche che definiscono la Russia di oggi le ritroviamo nel settore funerario, quello che in questa sede ci interessa.
Esso infatti è progredito fortemente in questi ultimi anni. Chi scrive è stato, se si vuole dare credito al dire di Serguey Yakushin - il padre di Necropolis, nonché presidente della Sibirskaïa Iarmarka che da sempre organizza l'esposizione - il primo europeo "occidentale" a recarsi a Novosibirsk nel lontano 1993 per partecipare da pioniere alla prima fiera funeraria russa che allora si teneva nella capitale siberiana. Dopo qualche edizione in Siberia, la manifestazione si è trasferita per un breve periodo a San Pietroburgo e quindi a Mosca dove, ormai da molti anni, si svolge nell'immenso complesso del VDNX (Vedenhà) creato su basi monumentali da un certo Josip Vissarionovich Djugashvili, georgiano, meglio conosciuto sotto il nome di Stalin (acciaio). Abbiamo avuto quindi l'occasione di osservare, anno dopo anno, l'evolversi della rassegna e di constatare che dalle prime edizioni molto cammino è stato fatto. Sono quasi scomparsi i prodotti "tradizionali" e poveri (anche se certamente essi continuano ad avere un mercato al di fuori delle grandi città là dove i mezzi sono ancora scarsi) per far posto a prodotti di qualità e di design molto più vicini a quelli che abbiamo l'abitudine di vedere nei nostri paesi. Tali articoli (segmento alto del mercato) vengono importati o prodotti localmente con risultati talvolta non disprezzabili. L'insieme ne trae profitto. Quest'anno, poi, Necropolis si è svolta in un padiglione nuovo, situato proprio di fronte al piccolo museo aeronautico all'aperto in seno al quartiere fieristico. I prodotti esposti sono stati valorizzati dal fatto di essere presentati in un salone spazioso, diverso da quello, contorto, degli anni precedenti o da quello, il padiglione 71, degli inizi moscoviti, che poi altro non era se non una delle strutture della Esposizione Internazionale Universale di Montreal del 1967 che era stata donata, smontata in Canada e rimontata in Russia, dagli organizzatori nordamericani ai colleghi sovietici.
Una bella esposizione, indiscutibilmente la migliore delle quindici sin qui organizzate, che premia gli sforzi compiuti dall'equipe dirigente. Arricchita tra l'altro da alcuni stand che ormai non sfigurerebbero neppure, è tutto dire, a Tanexpo. Intendiamo parlare in particolare di quello della Global Stone o di quelli di grosse aziende del settore come Gup Ritual che, su una superficie ampia, ha saputo presentare con sobria eleganza decorazioni cimiteriali e supporti informatici di eccellente qualità, il tutto proposto da assistenti non solo eleganti e "callipige" (dal greco "kalòs", bello e "pyghè", natica), ma anche, il che non guasta, sorridenti, che proponevano, a prezzi piuttosto elevati, non quello che il lettore maligno potrebbe pensare, ma belle pubblicazioni, dalla ricca iconografia, sui due più importanti cimiteri monumentali della capitale: Novodievici e Vagankovskie. Senza dimenticare, beninteso, Ritorg Servis, l'impresa vicina all'Ospedale Presidenziale, che spesso viene chiamata ad organizzare le esequie dei personaggi più in vista del paese. Recentemente si è occupata dei funerali dell'ex presidente Boris Eltsin e, a pochi giorni di distanza, di quelli dell'immenso violoncellista Mstislav Rostropovitch ritornato nel suo paese assieme alla moglie, la soprano Galina Vishnevskaïa, dopo i lunghi anni di esilio iniziati a Parigi presso la Società Musicale Russa - Conservatorio Rakmaninov - di cui chi scrive è stato membro soprattutto perché bisognava esserlo per poter accedere ad una mensa dove arzille e stagionate nobildonne russe decadute, giunte in Francia giovanette dopo la rivoluzione e le conseguenti peripezie che le avevano condotte ospiti dei reali del Montenegro, proponevano una cucina casalinga di tutto rispetto: zakouski (una meraviglia, soprattutto a Pasqua), caviale o salmone con bliny, bortsch, cotoletta Pojarsky, bue Strogonoff, storione, kasha (grietschka), pollo alla Kiev, vatroushka, il tutto adeguatamente innaffiato da vodka servita, come vuole la tradizione russa, al peso (500 grammi) e non in volume.
E poi il superbo stand della Gorbrus di Marina Godun che, con il figlio Alexandre, faceva gli onori di casa. Molti nostri connazionali si sono recati a renderle visita per consolidare rapporti già avviati o per avviarne di nuovi.
Tra gli espositori italiani ricorderemo la Spaf di Bartolomeo Sandrone che presentava, in un ampio stand, i noti ed apprezzati accessori, la Gustavo Pelagalli, con i suoi cofani e le decorazioni al laser, che tuttavia non ha potuto presentare l'intera gamma non avendo mai ricevuto una parte del bagaglio, e la Baltea D.C. di Vincenzo Carbone al quale vanno i nostri personali ringraziamenti per il supporto, anche alimentare, fornitoci nel periodo in cui anche noi siamo rimasti senza bagagli, quegli stessi nei quali - dopo esserne rientrati in possesso essendo andati personalmente a cercarli in aeroporto (la famosa corsa in taxi di cui all'inizio) - non abbiamo trovato capi di abbigliamento di un certo valore che ci appartenevano e di cui probabilmente fa sfoggio, oggi, qualche impiegato dell'aeroporto di Praga dove essi hanno a lungo soggiornato e dove è stato apposto pure lo sticker "security control". Come dire, il danno e la beffa.
A questo punto il vostro viaggiatore si permette di darvi un consiglio. Se possibile, prendete voli senza scalo. Se tale scelta dovesse imporsi, tentate di recuperare il bagaglio allo scalo intermedio e di registrarlo nuovamente per la tratta successiva. È procedura certamente più noiosa, soprattutto quando vi siano controlli di polizia o doganali, e richiede tempi lunghi a disposizione. Tuttavia riduce il rischio che colli giacenti ispirino quei ladri che apparentemente prosperano nei diversi aeroporti. Non mettete, infine, oggetti di valore negli stessi bagagli. Sembra che il malvezzo sia universalmente diffuso tant'è che anche nella calvinista Ginevra la scorsa settimana undici addetti ai lavori sono stati colti in flagrante delitto di furto e sospesi immediatamente, senza retribuzione, da ogni attività con la certezza di un licenziamento a venire. Esattamente il contrario di quanto sarebbe accaduto a Malpensa dove, uso il condizionale perché stento a crederlo, mi è stato riferito (non vivendo in Italia le informazioni di cui dispongo sono frammentarie) che i lavoratori di quell'aeroporto licenziati dopo essere stati colti sul fatto tramite videoregistrazioni sarebbero stati reintegrati (col permesso scritto di rubare?) in seguito alle proteste dei sindacati contrari ad una misura che ai nostri ingenui occhi appare come non solo giustificata ma doverosa e, per dirla con la massima espressività, "sacrosanta". Eppure la Svizzera, che ha il coraggio di sbarazzarsi dei malviventi, non è la Birmania dei generali! O, allora, è il bel Paese ad assomigliare sempre più ad una di quelle repubbliche dell'America Latina che venivano definite, con espressione scarsamente valorizzante, come "bananiere"! Attendo, speranzoso, che qualcuno mi segnali che le informazioni datemi sono inesatte.
Per ritornare alla Baltea D.C., essa costituisce l'esempio significativo di come una azienda possa, quando lo voglia e sia disposta ad investire le risorse necessarie, impiantarsi su un mercato estero di accesso talvolta difficile, come certamente è quello russo per ragioni amministrative, legali, doganali, di costume, ... . L'impresa di Leinì, nelle vicinanze di Torino, che occupa uno stabilimento vastissimo ex Olivetti dove produce tutti i macchinari e i materiali di consumo necessari alla realizzazione di fotoceramiche e di piastrelle, aveva individuato potenzialità di mercato allettanti nei territori dell'ex Unione Sovietica. Dopo aver trovato partner locali seri e volonterosi e dopo aver investito un bel po' di quattrini nella promozione tramite la stampa specializzata, essa è riuscita a far partire il business che, stando a quanto ci ha detto Vincenzo Carbone, dà oggi ottima soddisfazione e permette di partire all'attacco di altri mercati molto lontani sui quali la procedura d'approccio è identica, fatte salve le peculiarità locali di cui si tiene debito conto. Una bella storia all'italiana, dunque, che evochiamo con piacere perché fortunatamente il nostro Paese è fatto non solo dai mascalzoni che rubano, impuniti, in casa o nei bagagli altrui, ma anche da gente intraprendente che lavora sulle basi del buon senso, che sa prendere i rischi che un imprenditore deve assumere e che raccoglie i frutti della propria operosità. Tra i visitatori italiani abbiamo visto con piacere Imeri padre (il figlio l'avevamo incrociato qualche giorno prima a Las Vegas) della Art Funeral International, che continua la preparazione delle proprie attività in Russia, come pure Carlo Lorandi, dell'omonima azienda, e Tino Resmini, il cui istinto di creare pezzi unici non conosce limiti.
Da segnalare, infine, la forte presenza di aziende cinesi. Su stand modesti, altri direbbero "essenziali", i numerosi rappresentati dell'Impero di Mezzo hanno proposto una vasta gamma di prodotti chimici, monumenti e cofani funebri (modelli "americani" metallici ed in legno). È un chiaro segnale di quelle che saranno le tendenze future, l'arrivo dappertutto ma soprattutto, per il momento, sui mercati poveri (vista la qualità ancora piuttosto bassa dei manufatti presentati) della produzione di quel paese.
Una manifestazione, per concludere, visitata da numerosi clienti per la più grande soddisfazione degli amici Serguey Yakushin e Dimitri Yevsikov. Li aspettiamo, assieme ai numerosi partecipanti del viaggio che stanno organizzando, a Bologna per l'apertura di Tanexpo 2008.
 
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