Natale

Mia figlia Sofì ha sette anni e fa la seconda elementare. Per lei il Natale significa i regali sotto l'albero e far finta di andare tutti d'amore e d'accordo. Ieri notte ho sognato che mi chiedeva cos'è il Natale e che non sapevo cosa rispondere. Ne è nata la seguente riflessione.
Quando me lo chiederà davvero potrei dirle che Natale è la festa di compleanno di un bambino molto speciale, un bambino che è nato per venirci a dire che non moriremo più. Mi risponderà che tutti dobbiamo morire, così come è morto il nonno bis e così come sono morti gli altri due nonni che erano i miei genitori e che non ha mai conosciuto. Le spiegherò allora che Dio ha fatto nascere Gesù proprio per farci sapere che le cose stanno in un altro modo: la morte è un sonno dal quale Dio, che tutto può, ci sveglierà e poi continueremo a vivere per sempre. Sofì sa già che il sempre non finisce mai e su questo non farà domande. Ma sono certo che mi chiederà chi è Dio. Sarò tentato di risponderle con il catechismo che prima o poi imparerà, e cioè che "Dio è l'essere perfettissimo creatore del cielo e della terra".
Ma la conosco e so che non si accontenterà: vorrà sapere allora che cos'è la perfezione e che cosa significa creazione. Sarò tentato di semplificare tutto dicendo che Dio è perfetto perché può fare tutto ciò che vuole, ma sono certo che obietterà così: "Che bisogno c'è di farci morire se poi ci deve far vivere di nuovo?".
A questo punto dovrò tacere e farla smettere di far domande. Perché non potrò certo dirle ciò di cui sono convinto e che neanche io capisco del tutto. E cioè che forse nessuno mai nasce e nessuno mai muore, e questo lo chiamiamo Dio. Che i morti sono vivi in un'altra forma e vivono dentro di noi finché li amiamo, oppure vagano in cerca di ospitalità quando nessuno li ama.
Non mi resterà che dirle "Ti voglio bene", sapendo che certamente risponderà "Anch'io".
E così il Natale sarà meno complicato.

Francesco Campione