- n. 2 - Febbraio 2024
- Psicologia
La morte e il lutto nell’infanzia
Come percepiscono il distacco dalle persone care i bambini? Come è giusto prepararli alla scomparsa di un membro della famiglia?
La morte è certamente un avvenimento naturale, che rientra nel ciclo della vita; ma se turba e sconvolge profondamente gli adulti, soprattutto in una società come la nostra, che fa di tutto per tenerne lontana l’immagine, pensiamo a quanto possa essere difficile per un bambino entrarci in contatto per la prima volta.
Quali possono essere le reazioni davanti all’evento più perturbante di tutti? I bambini passano, come gli adulti, attraverso una fase di lutto? Esiste il lutto complicato nei bambini? È giusto portare i più piccoli al funerale di un membro della famiglia? Le domande che ci possiamo porre sono moltissime e di varia natura; qui cercheremo di approfondire quelle che sorgono più comunemente. Partiamo innanzitutto dal fatto che
anche i bambini, pur molto piccoli, soffrono profondamente per la perdita di una persona cara ed è bene non sottovalutare mai questa loro capacità, neanche quando sembra che si mostrino indifferenti a quanto è avvenuto. Attualmente, il lutto rientra in una prospettiva non patologizzante ed è riconosciuto come naturale risposta alla morte e alla perdita, anche nel caso di bambini e adolescenti (Mencacci et al., 2015), quindi, viene considerato un periodo della vita che ci troviamo ad attraversare tutte le volte che affrontiamo il decesso di una persona a cui eravamo affettivamente legati.
“Normalizzare” il lutto con i bambini significa aiutarli a esprimere i propri sentimenti di perdita e di afflizione, condividerli, contenerli, se necessario, ma, soprattutto, aiutarli a comprendere che ciò di cui stanno facendo esperienza per la prima volta, seppur doloroso e destabilizzante, è un processo naturale in cui tutti prima o poi incorreranno nel corso dell’esistenza, anche più volte. Risulta fondamentale non “banalizzare” la sofferenza provata dal bambino (Mencacci et al., 2015), per non sminuirne i sentimenti incorrendo nel pericolo di farlo sentire inadeguato, “debole” o “sbagliato”. A tal proposito, si dimostrano efficaci interventi di tipo educativo con i più piccoli, per facilitarli nella comprensione di quanto stanno provando.
Lutto e lutto complicato
Anche i bambini, come gli adulti, possono vivere un tipo di lutto talmente intenso e pervasivo da comprometterne il normale svolgimento delle attività quotidiane, che nel caso dei bambini riguardano principalmente le attività scolastiche e sportive, quelle ludiche e le attività di socializzazione con i coetanei (Mencacci et al., 2015), trasformando, così il lutto in lutto complicato. Soprattutto in caso di decesso di una persona della stretta cerchia familiare può accadere che il bambino si ritrovi sommerso da una forte sofferenza difficilmente esprimibile, continuativa e pervasiva che può manifestarsi attraverso una specifica sintomatologia.
Confusione persistente, prolungata negazione del decesso avvenuto, attacchi di panico, senso di colpa e manifestazioni di ostilità, possono essere tutti sintomi di una complicazione del naturale processo di lutto, se durano troppo a lungo e non vengono progressivamente elaborati. Mencacci e colleghe (2015), parlano di “manifestazioni sentinella” a cui prestare attenzione; tra queste, la persistente negazione della morte del congiunto, un’apparente indifferenza nei confronti di quanto accaduto (comportarsi come se il morto fosse ancora in vita), continui accessi di rabbia, un senso di disperazione che appare inconsolabile e il rifiuto di intrecciare relazioni amicali ecc., sono tra le più salienti.
Lutto anticipatorio
Uno dei lutti più difficili che un bambino si può dover trovare ad affrontare è quello legato alla morte di uno dei genitori per malattia da diagnosi infausta, perché, in questo caso, il bambino si vede costretto, nella fasi terminali della malattia della madre o del padre, a vivere una forma di lutto anticipatorio, di un lutto, cioè, che precede il decesso ma che s’innesca sia a causa della consapevolezza che la malattia non andrà in remissione, sia a causa di tutte quelle perdite parziali a cui il bambino andrà incontro prima della morte del genitore (perdita dell’accudimento, delle attività ludiche, ecc.).
Il lutto anticipatorio, benché anch’esso naturale in situazioni del genere (viene sperimentato anche dagli adulti), può comunque portare il bambino a
sviluppare una sintomatologia ansiosa e/o depressiva, con serie ripercussioni sulle sue attività quotidiane e sul suo benessere psicofisico. L’impatto di una malattia a prognosi infausta di un genitore sui figli dipende dall’età dei bambini e dalla fase evolutiva in cui si trovano. I bambini in età prescolare possono manifestare un forte senso di solitudine, angoscia, idee di colpa e rifiuto del genitore ammalato (Mencacci et al., 2015); i bambini più grandi potranno, invece, presentare difficoltà scolastiche, rabbia, disturbi ansiosi, difficoltà relazionali con il gruppo dei pari e disturbi del ciclo sonno – veglia (Mencacci et al., 2015).
È doveroso sottolineare che ogni bambino è diverso e reagisce in maniera differente alle perdite e alla morte, ma tenere conto delle peculiarità delle fasi di sviluppo è comunque utile. Dopo questo sintetico excursus, ci possiamo chiedere se è davvero necessario che i bambini siano messi al corrente del fatto che uno dei genitori ha una malattia inguaribile di cui morirà, soprattutto quando sono molto piccoli. In realtà, i bambini sono molto attenti ai “segnali” del loro ambiente e degli adulti che li circondano, pertanto sono in grado di “captare” incoerenze, anche sottili, dalle quali rimangono poi confusi. È buona norma, dunque, non mentire ai bambini, né cercare di minimizzare momenti delicati, piuttosto, il compito degli adulti è quello di contenere le loro paure e il loro dolore e aiutarli a comprendere, in modo semplice e accessibile, quanto sta avvenendo.
Linda Savelli: dottoressa in tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità e filosofa.
Bibliografia di riferimento:
Mencacci, E., Galiazzo, A. & Lovaglio, R. (2015). Dalla malattia al lutto - buone prassi per l’accompagnamento alla perdita. Milano: Casa Editrice Ambrosiana.
Linda Savelli