- n. 5 - Settembre/Ottobre 2023
- Psicologia
Il lutto e la compagnia degli animali
L’importanza della Pet Therapy e della cura di un animale domestico come strumento per il superamento della perdita di una persona cara.
Il periodo del lutto che segue alla perdita di una persona cara è sempre un momento di sofferenza difficilmente tollerabile ed esprimibile con le sole parole, sconvolgente e destabilizzante; è anche un’esperienza che travolge tutti gli equilibri dell’individuo che lo sta attraversando.
Su tutto cala una cortina nera e spesso prevale la voglia di raggomitolarsi su se stessi e chiudere fuori il resto del mondo. Tuttavia, molto presto, soprattutto se la persona deceduta era un familiare convivente, si può iniziare a provare un acuto senso di vuoto oltre che di perdita, quasi una sorta di incompletezza personale.
La casa appare vuota, fredda, inanimata: tutti gli oggetti appartenenti alla persona che non c’è più ci fissano muti, malinconici, quasi accusatori… Tutto ci ricorda costantemente la nostra perdita, mentre noi ci inabissiamo nel silenzio di un dolore che non trova sfogo e collocazione. Come uscire da questo gorgo di emozioni negative che rischia di sopraffarci?
Come ricominciare e riacquistare un senso per noi stessi? Abbiamo già più volte sottolineato che il processo del lutto, è assolutamente naturale e fisiologico, ma facilitarne una buona elaborazione è sempre opportuno. Ciascuno di noi è diverso e reagisce in maniera differente alle perdite e alla sofferenza; perciò, non tutte le strategie che si possono utilizzare riescono a sortire lo stesso effetto indiscriminatamente su tutti. Per coloro che sono amanti degli animali, però,
può essere efficace adottare un cucciolo per alleviare i sintomi della tristezza pervasiva e il senso di solitudine provato. Infatti, secondo alcuni ricercatori americani, che hanno condotto uno studio di tipo longitudinale su adulti con età maggiore di 50 anni che avevano perso il proprio partner, chi possiede un animale domestico presenta meno sintomi di depressione e solitudine di coloro che non ne possiedono uno.
Quando le giornate sono un lungo susseguirsi di interminabili ore di silenzio in cui l’unica attività è il continuo ripensare a tutto ciò che si è perduto, doversi occupare di un altro essere vivente che ha bisogno di noi e delle nostre cure può essere ciò che ci vuole per riattivare la motivazione e ricominciare a dare un senso alle proprie giornate divenute, con la perdita subita, improvvisamente inutili e sterili.
Chi da sempre ha avuto animali domestici sa per esperienza quanto affetto possano elicitare cani, gatti, conigli, criceti ecc. Inoltre, doversi occupare attivamente del loro benessere torna a scandire il tempo, spezzando quell’immobilità congelata in cui la persona in lutto era precipitata: gli animali, infatti, per abituarsi al nuovo ambiente e alla persona che li accudisce, hanno bisogno che si instauri una certa routine da seguire tutti i giorni e questo può aiutare anche la persona in lutto, che ha perduto tutte le proprie certezze e le proprie consolidate routine quando è venuto meno il familiare convivente. Il tempo inamovibile della sofferenza può finalmente tornare a scorrere e l’individuo può cominciare a gettare le basi per nuove routine giornaliere che non contemplano più la persona che è morta.
Da tempo sono noti i benefici della cosiddetta
pet therapy (o, in Italia,
Interventi Assistiti con gli Animali) come terapia non farmacologica a supporto di altri interventi e trattamenti in diversi ambiti sanitari: dall’ambito ospedaliero a quello delle case di cura; dai disturbi dello spettro autistico alla riabilitazione delle disabilità fisiche,
nulla di strano quindi, che una costante interazione con uno o più animali di affezione possa agevolare il ripristino di una sorta di “normalità” quotidiana dopo la morte di una persona cara. Va sottolineata una volta di più quella che apparentemente sembra una banalità ma non lo è: gli animali non tengono soltanto compagnia, si affezionano a noi risvegliando a loro volta il nostro affetto e la nostra motivazione a occuparci di loro (comprargli e dargli il cibo, tenere pulite le lettiere, acquistare o creare semplici giochi con cui farli divertire ecc.), inoltre, possono diventare oggetto di conversazione con gli altri, favorendo indirettamente la ripresa dei rapporti umani che si erano allentati se non del tutto interrotti nel periodo immediatamente successivo al decesso. Pensiamo, per esempio, a una persona che adotta un cucciolo di cane: per il benessere del piccolo animale si organizzerà per portarlo fuori almeno un paio di volte al giorno anche se è di piccola taglia e può stare in un appartamento, perché l’animale necessita di camminare e muoversi. È probabile che, inizialmente, la persona in lutto adempia a questo compito con riluttanza, ma poi accetterà di buon grado quella che è una nuova e stimolante incombenza quotidiana che si instaura da sola e ne trarrà più di un beneficio. In primis, l’individuo si ritroverà “obbligato” a “rendersi presentabile” per uscire, quindi, a ricominciare a prendersi attivamente cura di sé, poi si ritroverà a camminare, cosa che non potrà che avere un effetto benefico sia a livello fisico che psicologico, infine, molto probabilmente farà la conoscenza di altri padroni di cani e, forse, instaurerà nuove amicizie.
Altri effetti benefici che è possibile trarre dal prendersi cura di un animale, attestati da studi scientifici, riguardano la riduzione dell’ansia e dello stress (riduzione dell’ormone cortisolo), l’abbassamento della pressione sanguigna e del battito cardiaco. Infine, il contatto con un animale domestico aumenta la quantità di neurotrasmettitori come la dopamina e le endorfine, che sono il fondamento delle emozioni piacevoli che proviamo.
Linda Savelli: dottoressa in tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità e filosofa.
Sitografia di riferimento:
www.stateofmind.it/2019/09/lutto-animali-domestici/
www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/p/pet-therapy
Linda Savelli