- n. 2 - Febbraio 2004
- Musica
L'Isola dei morti: dai colori ai suoni
Cos'è la musica?
È "una calma notte di luna, un frusciare estivo di foglie, uno scampanìo lontano nella sera. La musica nasce solo dal cuore e si rivolge al cuore. È amore. Sorella della musica è la poesia e madre la sofferenza". Essa "deve esprimere il paese di nascita del compositore, i suoi amori, la sua religiosità, i libri che l'hanno influenzato, le pitture che ama. Deve essere la somma totale delle sue esperienze. […] Non sono un compositore che produce opere su formule e teorie preconcette". Queste opinioni, così vicine al senso comune del pubblico meno smaliziato, erano espresse da Sergej Rachmaninov (1873–1943), pianista, direttore e compositore russo naturalizzato americano; opposte come sono all'arduo intellettualismo delle avanguardie musicali che in quella stessa epoca si andavano affermando, esse aiutano a capire i motivi della vastissima popolarità che il musicista ebbe, soprattutto grazie al suo strepitoso virtuosismo pianistico: basti ricordare l'entusiasmo per un suo concerto per piano espresso da Marylin Monroe in una famosa scena del film Quando la moglie è in vacanza.
"Le pitture che ama", diceva Rachmaninov; e tra i suoi lavori non pianistici troviamo il poema sinfonico L'isola dei morti (1909), ispirato appunto all'omonimo quadro di Arnold Böcklin (1827–1901). L'opera è fra le più note nella storia dell'arte moderna, e alcune vicende ad essa legate sono quasi romanzesche. Il tema della morte già era al centro degli interessi del pittore, quando una contessa fiorentina verso il 1880 gli commissionò "un quadro per sognare"; ne uscì un lavoro, dal carattere in effetti fortemente onirico, che suscitò immediatamente grande interesse, tanto che l'artista ne produsse ben cinque versioni.
Nella prima metà del Novecento il quadro divenne una vera e propria "icona": Freud ne inserì una riproduzione nella collezione di falsi d'autore che teneva esposta nel suo studio, presso il mitico divano; Lenin in esilio ne appese un'altra nella sua casa zurighese; grandi pittori come Dalì e de Chirico ne citarono spesso dei dettagli nelle loro opere; vi si ispirarono scrittori come il poeta Majakovskij e il drammaturgo Strindberg. Nel 1936, ad un'asta, la terza versione d'autore fu acquistata da Adolf Hitler; un generale russo nel 1945 prelevò poi il quadro e lo portò a Mosca, e solo nel '96 un museo berlinese ebbe modo di riscattarlo. La quarta, quella che vide Strindberg, è misteriosamente scomparsa.
Nella composizione di Rachmaninov spicca, per l'ascoltatore avvertito, un dettaglio che diventa rivelatore: anzitutto il tema musicale principale contiene intrinsecamente un riferimento all'idea dei terrori dell'oltretomba, in quanto è ispirato a quello della sequenza liturgica medievale del Dies irae; inoltre quel medesimo tema si ripresenterà, quasi come un funebre fil rouge, vari anni dopo, in ben quattro altre opere del compositore, a sottolineare la centralità che il tema della morte assunse per lui negli ultimi anni di attività.
Franco Bergamasco