- n. 1 - Gennaio 2024
- Intervista a...
Il punto di vista delle Associazioni
Evoluzione del mercato funerario; il confronto tra alcune delle organizzazioni italiane.
La nostra società è al centro di profonde trasformazioni.
Il processo di globalizzazione, la pandemia, la semplificazione nell’utilizzo delle nuove tecnologie e l’esigenza di snellire e velocizzare ogni cosa hanno comportato un mutamento di mentalità con una conseguente ricaduta nella vita di tutti i giorni. Ci si può facilmente rendere conto come in questi ultimi anni sia cambiato il modo di lavorare, di viaggiare, di fare gli acquisti, di interagire con gli amici…
È innegabile che tutti i settori sono stati interessati da questa repentina e inarrestabile evoluzione, adeguandosi ai nuovi bisogni del mercato e, più in generale, della collettività. Quello funerario è sicuramente uno dei più coinvolti, essendo rimasto più di altri, per diversi comprensibili motivi, ancorato a schemi tradizionali.
Abbiamo pertanto cercato un confronto con alcune delle associazioni di categoria per conoscere le varie opinioni su tematiche di interesse generale per l’intero comparto.
Abbiamo rivolto a tutti i responsabili queste quattro domande.
- A tre anni dall’inizio dell’emergenza Covid, può fare un consuntivo di come e quanto la pandemia abbia inciso sul settore?
- È indubbio che la cremazione sia in continua espansione. Quali le conseguenze sul settore funerario e quali su quello cimiteriale?
- Da qualche anno sono presenti sul mercato nuove organizzazioni. Qual è il vostro punto di vista a riguardo e quale impatto hanno secondo voi sul settore?
- Ritenete che l’attuale assetto normativo in materia funeraria risponda alle esigenze del comparto o necessiti piuttosto di modifiche e/o di integrazioni?
Di seguito pubblichiamo le risposte (in ordine alfabetico) citando, per non essere ridondanti, solo il numero della domanda di riferimento.
Lasciamo poi ai lettori la libertà di trarre eventuali conclusioni.
ASNAF
Jorio Ronca
1: La nostra risposta si basa su quanto riferito dai nostri associati e pertanto è ben ponderata. Affermano che nel 2022 c'è stato un leggero calo di mortalità, quasi fisiologica, che poco ha inciso nei fatturati. Nel 2023 confermano invece un profondo calo in percentuale di molto superiore a quello del 2022. Questo trend negativo è avvalorato anche dalla diretta conoscenza nella gestione dei nostri centri servizi operanti in diversi luoghi della penisola che hanno sofferto pesantemente per la mancanza di erogazione di servizi (e conseguentemente di fatturato). La causa va certamente imputata alle ripercussioni dell'ondata Covid responsabile di aver procurato quanto sopra lamentato.
2: Purtroppo dobbiamo ammettere che è calato molto il culto dei nostri defunti. Se guardiamo le tumulazioni o le inumazioni, queste sono il più delle volte riservate alla generazione molto anziana o vecchia per scelta in vita oppure per soddisfare le esigenze dei dolenti. La cremazione sta facendo la parte del leone ma, senza avere nulla contro tale pratica, riteniamo che in questo modo si stia perdendo la "pompa" a favore di minori prezzi del funerale che implicano scarsa qualità del prodotto utilizzato. La cremazione comporta inoltre un notevole risparmio sui costi delle aree cimiteriali e delle relative opere che queste richiederebbero, cifre che oggi incidono notevolmente nei bilanci familiari.
3: Vorremmo evitare di dare risposte affrettate e preferiamo lasciare ogni valutazione ai posteri. Noi abbiamo una nostra teoria acquisita negli anni di militanza di conoscenza delle imprese, dei loro pensieri, dei loro modi di operare e siamo consapevoli dell’importanza del loro nome nelle realtà dove operano. Ci rammentiamo di simili proposte avvenute e vissute in anni passati; il ricordo in noi è ancora vivo e per questo al momento preferiamo non azzardare dei giudizi. Invitiamo solamente ad informarsi sulle diverse realtà statunitensi o inglesi riferite alle equity dove è possibile reperire una vasta documentazione per ampliare le proprie conoscenze sulla materia.
4: Lamentiamo regolamenti regionali poco chiari o, addirittura, confusi, scritti da chi del settore ne capisce poco. Si creano paletti che rendono difficile operare che sono conseguenza di normative prese su consiglio di associazioni o federazioni che spingono con ottusità su argomenti triti e ritriti, fuori di ogni logica. I controlli sono del tutto inesistenti sia da parte dei Comuni che dell'Ispettorato del Lavoro: ciò consente di eludere sia i regolamenti regionali che l'unica legge nazionale, vecchia di 30 anni, che necessita di essere rivista e rinnovata alla luce dei tempi odierni.
ASSOFUNERAL
Salvatore Salemme
1: La fase pandemica è risultata nodale nelle tendenze odierne del nostro settore. Oltre alle chiare ripercussioni economiche inquadrabili in una dimensione globale e condivisa della crisi (dalla contrazione delle finanze dei dolenti sino all’impennata dei costi nella filiera di produzione), il Covid ha profondamente modificato la fenomenologia del rito funebre, tradendo la dimensione celebrativa dell’evento a favore della pura, urgente e asettica “liberazione” dalle spoglie. A risentirne, naturalmente, è la componente estetico-qualitativa (pregio e ricercatezza del cofano, dell’addobbo floreale e dell’autofunebre, tanto per fare alcuni esempi) che, sino ad oggi, assieme al senso etico, ha rappresentato un parametro necessario per l’utenza nella differenziazione tra impresari funebri.
2: La recente verticale impennata del fenomeno della cremazione trae principiamento proprio dalla cultura funeraria figlia del periodo Covid. La maggior parte degli impresari funebri, mi duole dirlo, tende ad associare la pratica della cremazione all’erogazione di un servizio scarno, affrettato e privo di quella valorizzazione della cerimonialità che dovremmo riscoprire. Di questa disestetizzazione ne ha risentito moltissimo il comparto cimiteriale, già vittima di malagestione, sovraffollamento e decadenza: lo evidenzia il drastico calo di realizzazioni marmoree e il crescente allontanamento dalla dimensione sacra del luogo cimiteriale a favore dell’affidamento familiare delle ceneri.
3: Credo che la comparsa di queste organizzazioni sia di fondamentale importanza per il futuro del nostro settore, estremamente frammentario, incapace di accorparsi per perseguire scopi comuni e profondamente segnato della crisi. Invero, la possibilità di condivisione di mezzi, risorse, strutture e conoscenze professionali può proiettare piccole-medie realtà verso uno sviluppo e una stabilità difficili da coltivare autonomamente.
4: La medesima frammentarietà poc’anzi ravvisata nel corpus delle aziende funebri è riscontrabile anche nell’apparato legislativo. Basti pensare all’assenza di una legge nazionale che regolamenti, in maniera omogenea e moderna, la materia funeraria in Italia. Un esempio per tutti: nella zona in cui opero come impresario, il Lazio, non è consentito, tra le altre cose, l’impiego delle Case Funerarie! La disomogeneità normativa va a discapito soprattutto dei cittadini, ai quali vengono negati servizi, sistemi di tutela e di accessibilità sulla base di una discriminazione territoriale. Confidiamo in un intervento urgente al fine di sanare questi profondi vuoti normativi.
FEDERCOFIT
Cristian Vergani
1: I numeri della pandemia sono impressionanti: il superamento dei 700.000 decessi in un anno ha comportato significative conseguenze organizzative e strutturali. Per trattare gli oltre 100.000 morti per malattia infettiva-diffusiva si sono poi dovuti implementare processi innovativi su prodotti e sulle procedure cimiteriali impensabili in tempi normali.
La drammaticità delle situazioni e le difficoltà oggettive da parte delle Istituzioni hanno tuttavia determinato un positivo confronto tra il sistema funerario e i vari enti (soprattutto i Comuni) che ha consentito una accelerazione degli investimenti su nuove strutture come le case funerarie.
Non si deve poi dimenticare che la pandemia ha spesso impedito un dignitoso commiato dai propri cari, riproponendo la centralità della morte e della solitudine che ne consegue. Ciò ha evidenziato il bisogno di un “accompagnamento”, rendendo così più chiara la mission degli operatori funebri e la necessità di una maggiore professionalità.
2: La crescita esponenziale della cremazione è sotto gli occhi di tutti. I dati statistici la pongono ormai in cima, o quasi, tra le pratiche funerarie. Uno sviluppo rilevante ed impetuoso che ha colto il settore impreparato. Nonostante la Legge 130/2001, ad oggi la maggioranza delle Regioni non ha predisposto un piano ad hoc e assistiamo anche all’adozione di soluzioni affrettate e monodirezionali.
La scelta di affidare l’esclusiva al “pubblico” non ha favorito la naturale soddisfazione della domanda, con l’aggravante dei tempi propri della pubblica amministrazione. Così da un lato assistiamo al trasferimento da una regione all’altra di salme da cremare con costi ambientali e sociali significativi, dall’altro constatiamo che i progetti approvati debbono superare le 3.000/4.000 cremazioni, quando ad esempio nella vicina Francia, la media, nei circa 250 crematori, non supera le 2.000 unità.
Sulle gestioni cimiteriali le conseguenze della crescita della cremazione sono evidenti sotto ogni punto di vista, a partire da quelli di bilancio. Si rende urgente un ripensamento generale dei cimiteri italiani al fine di rivedere funzioni e finalità, con eventuali riconversioni e obblighi di tutela delle ricchezze storiche ed artistiche. Un plauso a chi, da anni, sostiene queste riflessioni; una esortazione a tutti ad impegnarsi per contribuire ad individuare percorsi e soluzioni adeguate.
3: L’ingresso del capitale finanziario nel settore funerario italiano, e specificamente di HOFI e Funecap-Italia, è un dato nuovo. Al di là delle evidenti diversità tra i due soggetti, la loro espansione esprime una marcata debolezza strutturale incapace di contrapporre efficaci contromisure. Tendenza a ragionare in termini di estremo localismo, scarsa disponibilità alle aggregazioni, un sistema autorizzatorio comunale che finisce per chiudere i mercati in zone di apparente comfort, sono le principali cause di un mercato estremamente frammentato.
Paradossalmente proprio questa debolezza potrebbe rappresentare una vera difficoltà all’espansione di questi nuovi soggetti. Esaurita la prima fase di acquisizione delle realtà più appetibili (case funebri, centri servizi ecc.), si dovrà infatti produrre fatturati adeguati ad una logica di economia di scala che prevedono gruppi di acquisto, allineamento di procedure amministrative e operative, standard di servizio, formazione del personale, promozione del brand... Le acquisizioni stesse potrebbero inoltre subire rallentamenti a causa dell’isolamento delle realtà imprenditoriali. Bisognerà quindi capire se i tempi del capitale finanziario saranno compatibili con quelli del mercato italiano.
4: L’inadeguatezza del quadro normativo della funeraria italiana è nota. Fortunatamente le Regioni con i loro interventi hanno aperto importanti opportunità allo sviluppo e al rinnovamento del settore, a fronte dell’assoluta sordità a livello nazionale.
Federcofit è stata l’organizzazione che più si è spesa, e continua a spendersi, per la promozione e l’approvazione da parte del Parlamento di una legge nazionale di riforma del settore, la cui assenza evidenzia i limiti delle leggi regionali. L’esigenza di superare i regolamenti delle singole Regioni e definire un quadro aggiornato nazionale è aspirazione generale condivisa. L’attuale quadro di riferimento nazionale, il DPR 285/90, risale ad oltre 30 anni fa! I segnali che la politica ha dato negli ultimi 20 anni non sono confortanti: sono passate ben 5 legislature da che il Parlamento è stato investito del problema senza ad oggi alcun risultato, con l’aggravante che sulla materia non ci soccorre, come in altri ambiti, l’Europa.
Una inadeguatezza normativa assolutamente deleteria per un comparto chiamato oggi a profonde trasformazioni. Le soluzioni possono essere diverse: semplificare la legislazione suddividendo il sistema e definendo norme separate per ogni settore, limitare ai principi fondamentali la norma nazionale (10/15 articoli) e affidare alle Regioni regolamenti specifici… Alla base ci dovrebbe però essere la condizione sine qua non che le tre organizzazioni nazionali più significative convergessero su questi percorsi. Si impone pertanto un nuovo rapporto di collaborazione per recuperare quella credibilità politica che può obbligare il Parlamento ad affrontare e risolvere il problema.
FENIOF
Alessandro Bosi
1: Quelli del Covid sono stati mesi molto difficili nei quali le imprese funebri hanno operato senza sosta esponendosi a rischi operativi importanti. Al di là del numero dei decessi, maggiore rispetto alle medie degli ultimi anni, la ridotta operatività delle imprese funebri ha comportato flessioni nei bilanci aziendali, a dispetto del pensiero comune che le imprese funebri avessero avuto fatturati importanti a causa della pandemia. Ma quello che ha svilito gli operatori è stato dover operare senza svolgere il servizio nella propria interezza, ovvero facendo venir meno la vera e propria “onoranza funebre” a causa delle restrizioni dettate a livello ministeriale.
2: La cremazione, soprattutto al nord, sta diventando una pratica in costante implementazione in quanto con questa scelta il cittadino risparmia sui costi cimiteriali che sono più bassi in termini di concessioni di spazi rispetto alla tumulazione o all’inumazione qualora si desideri conferire l’urna in cimitero, e praticamente nulli nel caso di affidamento dell’urna a domicilio o dispersione in natura. Questo impatta sui cimiteri che rischiano di divenire dei “non luoghi” deserti ed abbandonati ad un destino certamente non dignitoso.
3: Come FENIOF, essendo seduti ai tavoli internazionali a livello europeo e mondiale, era da tempo che osservavamo tali fenomeni e pertanto non possiamo dirci sorpresi che siano giunti anche in Italia. Da un punto di vista concorrenziale si tratta di aziende che, per costituzione e management, di norma entrano nel settore con serietà, lontano dalle logiche del primo prezzo ed operando nel rispetto delle regole assicurative, contributive e fiscali, pertanto sotto questo aspetto può dirsi una concorrenza sana. Sarà però importante accertarsi che le crescenti quote di mercato acquisite da tali realtà, spesso in settori contigui ma necessariamente separati come quello delle onoranze funebri e quello dei cimiteri e crematori, non vadano a generare turbative concorrenziali. Sul tema abbiamo individuato alcune regole volte a scongiurare fenomeni indesiderati sui quali cercheremo convergenza con queste crescenti realtà, a tutela di tutti.
4: Il federalismo normativo ha avuto il grande merito di svecchiare una normativa nazionale vetusta, tuttavia oggi, dopo vent’anni dalla prima normativa regionale di settore, si avverte sempre più la necessità di una regolamentazione nazionale, un quadro che uniformi norme e comportamenti. In fondo si tratta della medesima attività ed è logico che le disposizioni siano comuni a tutti gli operatori a prescindere dal luogo in cui essa viene esercitata. Sul tema siamo costantemente al lavoro ed a breve si avrà evidenza delle nostre proposte.
FIC (Federazione Italiana Cremazione)
Franco Benini
1: Parliamo del nostro specifico campo di interesse. Il Covid ha inciso pesantemente sull'attività e sullo stato delle varie società di cremazione (Socrem) sparse su tutto il territorio nazionale. Da un lato il lockdown ha impedito alle persone di uscire e di recarsi presso gli uffici. Questo ha significato: calo delle iscrizioni, mancati incassi delle quote sociali, impoverimento del rapporto diretto con i propri associati, per lo più anziani. Si è inoltre registrata l’impossibilità da parte delle associazioni di effettuare la loro solita attività pubblica come la partecipazione o l’organizzazione diretta di eventi.
2: La cremazione è in forte espansione ma in modo disomogeneo in Italia. Mentre al Nord si registrano percentuali anche del 90% dei decessi, nel Meridione i numeri sono molto diversi. La scarsità di impianti rende difficile al sud del Paese l’accesso alla cremazione. Questo fa sì che le persone optino per forme più tradizionali di destinazione dei propri resti, quali l’inumazione e la tumulazione. Dal punto di vista della gestione cimiteriale, l’aumento del fenomeno crematorio con l’inserimento delle urne in strutture esistenti, l’affido e la dispersione in campo santo e in natura delle ceneri creano sicuramente problemi ai gestori che si trovano ad avere a che fare con un drastico calo dei ricavi a fronte di costi, soprattutto manutentivi, sempre più alti.
3: La “Federazione Italiana Cremazione” è nata nel 1906, erede della “Lega Italiana delle società di cremazione”, del 1880. Da allora affilia circa 40 società di cremazione, le “Socrem”, contribuendo con esse all’aumento del fenomeno crematorio. Un dato storico: lo sviluppo della cremazione in Italia è merito soprattutto di queste associazioni, enti no profit, e alla loro collaborazione attiva e gratuita con le imprese di onoranze funebri. La presenza di nuove entità commerciali e associative a loro connesse che hanno come soggetti di riferimento le imprese di onoranze funebri non rappresentano per la Federazione Italiana Cremazione una minaccia né tanto meno costituiscono un problema rilevante.
4: Sicuramente l’attuale assetto normativo in materia funeraria presenta problemi, è lacunoso e tende a inglobare fattispecie diverse che andrebbero trattate separatamente. In particolare gli aspetti relativi al funerario dovrebbero essere nettamente distinti dalla cremazione e dalla gestione dei crematori perché interessi contrapposti sulle due materie impediscono finalizzazioni progettuali sull'una e sull'altra questione. Questa richiesta di separazione dei due settori è sempre stata sostenuta dalla FIC che non ha mancato di portare le sue argomentazioni all’incontro SEFIT10 di Utilitalia di fine novembre, confermando l'idea che la cremazione debba avvenire esclusivamente in ambito cimiteriale.
SEFIT Utilitalia
Valeria Leotta
1: La pandemia da un lato ha messo in luce l’inadeguatezza di norme datate e non rispondenti agli attuali bisogni (ad esempio quelle sul rilascio della documentazione funebre o sui prodotti da utilizzare per confezionare le bare) della normativa sulla localizzazione dei crematori. Si è poi evidenziata l’erronea convinzione di dover cremare i defunti di Covid, stressando così la rete degli impianti, mentre la cremazione è ad integrazione dell’accoglienza cimiteriale. Dall’altro lato ha risvegliato l’attenzione su un settore essenziale e sulla sua funzione di garantire sepoltura dignitosa a tutti, sull’importanza dei cimiteri come luoghi di comunità e di rappresentazione dei riti funebri in grado di accompagnare i dolenti nell’elaborazione del lutto.
2: Le conseguenze dell’incremento della cremazione incidono soprattutto sulla gestione economica finanziaria del cimitero. In sintesi stiamo assistendo ad un considerevole calo delle concessioni, sia di manufatti sia di spazi per inumazioni che restano inutilizzati ma che comunque rappresentano un costo di manutenzione, una limitata richiesta di concessioni per sepoltura di urne con canone concessorio più basso rispetto a quello di un loculo che accoglie un feretro, un mancato introito in caso di dispersione o di affidamento dell’urna ad un familiare. Tuttavia, si affacciano anche nuove prospettive da valutare: uso degli spazi per le cosiddette foreste urbane, per impianti fotovoltaici, per creare sepolture che accolgano più urne in modo da tenere insieme le persone di una stessa famiglia.
3: Due i grandi gruppi: HOFI, primo player italiano aggregatore di imprese funebri, e Altair Funecap-Italia, nato dalla fusione del gruppo italiano di gestione di cimiteri e crematori con quello francese specializzato nel funebre, che si muovono in un contesto di grandi finanziatori. Il rischio di uscire dal mercato è soprattutto per le piccole imprese funebri italiane che, al confronto, hanno scarsa capacità di investimento e spesso un modello di conduzione familiare, ma anche per le medie imprese. Queste evoluzioni potrebbero essere uno stimolo per gli imprenditori italiani nel cercare di muoversi verso aggregazioni sfruttando economie di scala e sinergie con altri partner.
4: L’inadeguatezza dell’attuale assetto normativo è decisamente evidente: mancanza di una legge nazionale (le poche esistenti sono datate e riguardano solo alcuni aspetti del settore), pluralità di leggi regionali anche in ambiti di legislazione esclusiva dello Stato che determinano disomogeneità importanti, lacune di ogni genere. È necessario allora intervenire per prevedere una regolamentazione omogenea sul territorio nazionale, specie per il funebre e per la cremazione, una gestione economica equilibrata dei servizi cimiteriali e di cremazione, anche valutando l’introduzione di ambiti territoriali ottimali, come avvenuto per alcuni servizi pubblici locali, in modo da superare la frammentazione gestionale esistente.
Raffaella Segantin